Le abbiamo create a nostra immagine e somiglianza. Come noi e per noi si muovono, lavorano e pensano. Sono le macchine. Ma cosa, anzi “chi” sono diventate nell’era digitale? Fin dove si spingono oggi le frontiere dell’intelligenza artificiale?
Attraverso gli autorevoli punti di vista dei professori Michele Di Francesco, della Scuola Superiore IUSS di Pavia, e Barbara Henry, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’incontro pubblico organizzato da Fondazione IBSA per la ricerca scientifica e moderato da Damiano Realini, giornalista della RSI, ha cercato di scrutare gli orizzonti di un’umanità sempre più tecnologica. Lo ha fatto con un approccio divulgativo, grazie ad incursioni nella filosofia, nell’etica, nei miti letterari e cinematografici. E così dal mostro di Frankenstein ai navigatori satellitari, dall’automazione industriale fino all’identità delle emozioni, la discussione ha trovato il filo conduttore in grado di percorrere, insieme, questi nuovi “tempi moderni”.
Il workshop dal titolo “Frontiere dell’Intelligenza Artificiale: l’umanità nell’era digitale”, si è svolto martedì 21 maggio presso la Sala Cenacolo del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano.
Michele Di Francesco, Scuola Superiore IUSS di Pavia
Fin dai suoi albori la mente umana ha interagito con le tecnologie. L’invenzione della scrittura, l’invenzione dell’arte della rappresentazione: sono tutti fenomeni in cui qualcosa che era dentro la mente veniva esteso all’esterno.
Oggi viviamo in simbiosi con i nostri dispositivi elettronici, con i nostri smartphone, abbiamo imparato a utilizzare mappe e diagrammi che ci permettono di orientarci nel mondo, sia in termini cognitivi sia in termini fisici.
Abbiamo modificato il mondo e l’ambiente proprio sulla base del rapporto tra la mente e la tecnologia: le aule universitarie, per esempio, sono una tecnologia dell’apprendimento, sono basate su certi modelli della conoscenza.
Barbara Henry, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Che cosa significa rimanere umani nell’età cibernetica, nell’età in cui ci smaterializziamo da un lato e diventiamo di nuovo corporei dall’altro attraverso le nuove tecnologie?
Io credo che, lanciando una sfida che va oltre Kant, abbiamo l’opportunità di essere ciò che non siamo ancora stati dal punto di vista morale, ma che possiamo diventare perché abbiamo radici antiche, fuori dall’Illuminismo, fuori dall’Europa, di respiro interculturale: radici che ci possono aiutare a diventare veramente umani e postumani.
Damiano Realini, giornalista e presentatore della RSI
Ci sono mille aspetti dell’Intelligenza Artificiale che toccano la nostra vita. A partire da un telefono cellulare: se ho in mano un telefono cellulare, divento un cyborg?
Fondazione IBSA, con le sue iniziative, ci pone di fronte a un’antica domanda: chi siamo e dove stiamo andando?
In questo caso ci sono di mezzo le macchine: si parla di homo sapiens in rapporto a machina sapiens. Io penso che le macchine non siano ancora così sapiens: per fortuna ci sono le intelligenze umane che ancora oggi, nel 2019, battono le intelligenze artificiali.