Nel suo intervento alla Giornata Digitale 2019, il sociologo Francesco Morace ha affrontato due aspetti cruciali dell’epoca che stiamo vivendo: il rapporto dell’etica con il mondo digitale e le nuove prospettive con l’utilizzo sempre più diffuso dell’Intelligenza Artificiale.
Come rileva Morace, etica e digitale sono apparentemente distanti, ma con possibili interessanti intersezioni.
Nell’era digitale stiamo vivendo un cambiamento dal basso, che modifica radicalmente la nostra sensibilità e che riguarda tutte le generazioni, portandoci a rivedere il nostro sistema di credenze, le priorità, i comportamenti, le scelte morali.
Non a caso si parla di cambiamento di paradigmi e Morace ne individua quattro:
Trust&Sharing: la vita vera, le relazioni di fiducia, gli affetti profondi
Oggi è facile condividere le nostre esperienze a costo zero. Lo facciamo per essere riconosciuti e per riconoscere l’altro. L’elemento di sharing è stato il motore da cui è partito il meccanismo dell’essere in rete. La reputazione, la credibilità (il trust) è l’elemento chiave nello stare in rete e su cui le cose avvengono. È un meccanismo capace di equilibrare l’eccesso di informazione portandoci a distinguere ciò che è rilevante da ciò che non lo è.
Unique&Universal: i gusti personali, la specificità dei territori
Questo paradigma capovolge la vulgata sulla globalizzazione. Nel momento in cui sfrutti il “genius loci” e pensi localmente, devi accettare la sfida del globale di chi la pensa in modo diverso.
Se hai un’identità locale molto forte, devi capire che è proprio andando fuori, contaminandoti, che la puoi rafforzare ulteriormente. Come persone, come comunità e come nazioni dobbiamo accettare la sfida del cambiamento.
Quick&Deep: la tempestività e la qualità dei servizi
È importante non confondere l’informazione con la conoscenza: conoscere non è una semplice somma di notizie e nozioni, ma un processo complesso in cui interviene la capacità di scelta, di selezione, di capire cosa va in una direzione o in un’altra. Oggi la tempestività deve coniugarsi con la capacità di costruire qualcosa di profondo. Si tornerà a ragionare per durata: le cose che valgono sono quelle che rimangono, sono quelle che hanno una capacità di maturare.
Crucial&Sustainable: la trasparenza dei processi e la loro tracciabilità
Ricordiamoci sempre che dobbiamo garantire la sostenibilità. Oggi fare business significa anzitutto rispettare le persone: quelle che vivono nella comunità in cui operi e quelle che lavorano per te. La strada verso cui stiamo andando è la reputation economy.
Definito questo nuovo sistema di riferimenti, possiamo guardare con apertura e fiducia all’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Anche qui si tratta di capovolgere un timore tanto diffuso quanto comprensibile: che cioè le macchine finiranno per esserci superiori e soppianteranno il ruolo degli esseri umani.
È chiaro che in un sistema chiuso, con regole e obiettivi precisi, in cui si usa massicciamente la potenza computazionale e la capacità di memoria, la macchina farà meglio di noi. Ma non è un problema. Anche il “machine learning”, la stupefacente capacità delle macchine di imparare da se stesse, non deve trarci in inganno: le macchine imparano su una serie di istruzioni che hanno ricevuto da noi.
Quello appena descritto è solo uno spicchio dell’intelligenza, che forse è anche sbagliato chiamare Intelligenza Artificiale, perché in qualche modo fa pensare che tutta l’intelligenza umana possa essere sostituita.
In realtà conosciamo ancora solo in minima parte come funziona il nostro cervello. E non sappiamo come funzionano l’intuizione, i neuroni specchio, il fatto che siamo animali sociali; abbiamo una capacità empatica che una macchina non potrà mai avere, ci muoviamo sulla base di motivazioni come la speranza, qualcosa di assolutamente immaginario, e che pure è una leva potentissima…
Queste nostre caratteristiche devono rassicurarci e non farci provare il timore che l’Intelligenza Artificiale possa erodere la nostra dignità umana. Anzi, abbiamo oggi la straordinaria possibilità di sviluppare un’etica aumentata, che vuol dire dare una dignità ancora maggiore al lavoro (perché i lavori che vengono sostituiti normalmente sono i più umili), sviluppando nuove competenze e rafforzando quelle che già abbiamo: la dimensione della fantasia, l’intuizione, la cura…
Tutti questi elementi li possiamo riscoprire e valorizzare attraverso l’Intelligenza Artificiale.
Il punto è capire meglio quanto sia potente l’intelligenza umana mettendola continuamente a confronto con quella artificiale: in questo senso ci è utile lavorare sul tema della responsabilità, della sperimentazione, della decisione, dell’ingegno.
Nella visione umanistica di Morace, dobbiamo dare la giusta importanza a cose che le macchine non potranno mai fare. Per esempio, tutto quello che implica la generosità, la restituzione inaspettata e la potenza della riconoscenza, un elemento che non si può ricondurre a un valore economico classico, ma su cui si fonda il vivere sociale.
Nei prossimi decenni la motivazione diventerà il fattore chiave. E scopriremo che proprio l’elemento improbabile, quello che l’algoritmo difficilmente riesce a catturare, è l’elemento che cambia il mondo.