Attività

Terapie rivoluzionarie per il cancro

Scritto da Redazione IBSA | 20 giu 2019

Quali sono le ricerche più avanzate, nel settore oncologico? Quali frontiere realmente nuove si stanno aprendo nella lotta contro i tumori? A questi temi è stato dedicato il Forum “Revolutionary therapies for cancer”, che Fondazione IBSA ha organizzato il 21 giugno a Lugano nell’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana.

Nella prima parte del Forum, Fondazione IBSA ha presentato tre autentici “giganti” internazionali della ricerca sul cancro: Michael Hall, docente al Biozentrum dell’Università di Basilea, vincitore del prestigioso premio Lasker e scopritore di un’importante terapia antitumorale legata all’inibizione di una proteina chiamata TOR; Alberto Mantovani, docente all’Humanitas University di Milano e direttore scientifico dell’Humanitas Research Hospital, che fin dagli anni ’70 è stato fra i primi nel mondo a scoprire i meccanismi che le cellule tumorali attivano per bloccare le difese naturali dell’organismo; Carl June, direttore del Center for Cellular Immunotherapies dell’Università della Pennsylvania e pioniere delle “CAR-T cells” (autotrapianto di linfociti potenziati tramite l’ingegneria genetica).

Nella parte finale dell’incontro, la Prof.ssa Solange Peters, futuro Presidente della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), ha presentato una panoramica su come questa ricerca di frontiera è arrivata negli ospedali.

Il Forum è stato organizzato da Fondazione IBSA in collaborazione con Andrea Alimonti (Università della Svizzera italiana – USI, IOR e Fondazione IBSA) e Franco Cavalli (Fondazione per l’Istituto di Ricerca Oncologica – IOR).

Questa edizione speciale del Forum scientifico IBSA si è svolta nell’ambito della XV Conferenza internazionale sul linfoma maligno (ICML), che è diventato il più importante appuntamento internazionale nel campo della ricerca e della cura dei neoplasmi linfoidi, organizzato dal Professor Cavalli e dalla Fondazione per l’Istituto di Ricerca Oncologica (IOR).

Per approfondire i contenuti degli interventi è possibile leggere l’articolo “Terapie contro i tumori, nuovi filoni di ricerca“.

 

Location

Auditorium USI – Lugano – Svizzera

Data

21 giugno 2019

Rassegna Stampa

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Abstract

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Corriere del Ticino

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Programma

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Relatori

  • Prof. Dr. Michael Hall, Biozentrum University of Basel, Basilea, Svizzera
  • Prof. Alberto Mantovani, Università Humanitas, Istituto Clinico Humanitas IRCCS, Milano, Italia
  • Prof. Carl June, University of Pennsylvania Perelman School of Medicine, Filadelfia, USA
  • Prof.ssa Solange Peters, Centre Hospitalier Universitaire Vaudois, Losanna, Svizzera
 

Comitato Scientifico del Forum

  • Andrea Alimonti, Institute of Oncology Research (IOR), Bellinzona, Svizzera; Università della Svizzera italiana (USI), Lugano, Svizzera; Dipartimento di Medicina, Università di Padova, Italia; Veneto Institute of Molecular Medicine (VIMM), Padova, Italia
  • Franco Cavalli, Foundation for the Institute of Oncology Research (IOR), Bellinzona, Svizzera
  • Silvia Misiti, Fondazione IBSA per la ricerca scientifica, Lugano, Svizzera
 
 

Video

 

 

 

 
 
 

Video interviste

 

I MECCANISMI DELL’IMMUNOTERAPIA

Andrea Alimonti – Università della Svizzera italiana – USI, IOR, Comitato Scientifico di Fondazione IBSA

 

L’immunoterapia cerca di potenziare il meccanismo di difesa, che è già presente in ogni paziente, per combattere il cancro in maniera più efficace. Oggi disponiamo di molti modi per fare immunoterapia: possiamo per esempio riattivare la funzione delle cellule T, denominate “inibitori del check point”. Un’altra scoperta recente è la possibilità di utilizzare le cellule T del paziente per modificarle geneticamente in laboratorio e reinfonderle nello stesso paziente, migliorando l’attività dei suoi “super linfociti T”.

Queste sono i due principali tipi di immunoterapie di cui disponiamo al momento, ma siamo fiduciosi che in futuro ne arriveranno altri, come, per esempio, la possibilità di bloccare le cellule immunitarie che sono presenti nel tumore.

Fondazione IBSA sta facendo un ottimo lavoro per diffondere la conoscenza della ricerca clinica traslazionale di base e lo sta facendo organizzando eventi in cui puoi incontrare veramente il ricercatore più all’avanguardia, quello che ha dato un contributo determinante nella propria disciplina. È davvero raro per una Fondazione essere in grado di raggiungere questo livello e dare la possibilità a studenti post dottorandi o giovani clinici di incontrare questi scienziati a Lugano, in altre parti della Svizzera o in Italia.

 

 

 
 

LA PROTEINA mTOR

Michael Hall – Biozentrum University of Basel, Svizzera

 

Il ruolo della proteina mTOR (bersaglio della rapamicina) è davvero importante nel regolare la crescita delle singole cellule e di molti dei pathways metabolici in risposta ai diversi fattori che determinano il controllo della crescita, del metabolismo e della longevità delle cellule sane. Naturalmente, TOR ha un ruolo centrale nello sviluppo di molti tumori in quanto la sua azione, appare sregolata in diverse patologie umane e specialmente in alcuni tipi di cancro.

Una delle sfide del futuro, è affrontare un percorso molto complesso; anzi, è più di un percorso, si tratta di una rete, e dobbiamo capire esattamente come tutti gli aspetti di questa rete siano controllati e come controllarli dall’esterno, ad esempio con terapie mirate.

Per TOR abbiamo un farmaco clinicamente approvato che punta in questa direzione, ma ce ne sono molti altri che devono essere sviluppati e abbiamo ancora una lunga strada da percorrere.

 

 

 
 

IL RUOLO DEI MACROFAGI

Alberto Mantovani – Università Humanitas, Istituto Clinico Humanitas IRCCS, Milano

 

Un tumore non è prodotto solo dalle cellule tumorali, ma è anche dovuto ai leucociti, e in particolare ai macrofagi. I macrofagi si comportano come poliziotti corrotti, perché bloccano i “bravi ragazzi”, i poliziotti buoni (le cellule T) e aiutano le cellule tumorali a crescere. Mirare ai macrofagi e “rieducare” i poliziotti corrotti è una nuova frontiera nel trattamento del cancro.

Sento fortemente che, come comunità scientifica, abbiamo il dovere di condividere ciò che facciamo in modo comprensibile e, con molta umiltà, di farci capire. Quindi penso che Fondazione IBSA assolva questa funzione importantissima che abbiamo come comunità; in particolare apprezzo molto quello che Fondazione IBSA fa per il pubblico adulto e per i giovani, come ad esempio l’immunologia spiegata tramite i fumetti. Penso che questa attività di divulgazione sia assolutamente fondamentale.

 

 

 
 

LE CELLULE CAR-T

Carl June – University of Pennsylvania Perelman School of Medicine, Filadelfia, USA

 

Le cellule CAR-T sono prelevate dai globuli bianchi del paziente, utilizzando un processo di ingegneria genetica. Sono chiamate “farmaci viventi” perché vivono nell’organismo del paziente per anni: i primi pazienti sono stati trattati nell’estate 2010 e hanno ancora cellule CAR- T attive nel loro corpo. Dopo l’approvazione nel 2017 da parte della Food and Drug Administration per le terapie della leucemia e ora del linfoma, di recente sono stati pubblicati nel “New England Journal of Medicine” i risultati di una generazione successiva di cellule CAR-T, efficace per la cura del mieloma. Io credo che nei prossimi 5 anni ogni cancro del sangue avrà una terapia commercialmente approvata di cellule CAR-T.

Fondazione IBSA è in una posizione privilegiata per contribuire a introdurre un nuovo tipo di terapia come le cellule CAR-T: i medici hanno bisogno di sapere di cosa si tratta e così pure il pubblico deve capire che cos’è un “farmaco vivente” e che cosa significa fare delle modifiche genetiche. Quindi l’attività di divulgazione è centrale sia per il pubblico sia per i medici. Inoltre, la formazione di nuovi medici è una grande missione di Fondazione IBSA e penso che questo sia un settore perfetto per essere molto efficaci.

 

 

 
 

TUMORI E TERAPIE

Solange Peters – Centre Hospitalier Universitaire Vaudois, Losanna, Svizzera

 

Il paradigma del trattamento del cancro al polmone è drammaticamente cambiato negli ultimi cinque-dieci anni, con una migliore definizione dell’oncogenesi del cancro e individuando con sempre maggior precisione il meccanismo che porta alla formazione del tumore. Identificando alcuni dei cambiamenti genetici del tumore, che chiamiamo “driver”, siamo in grado di affrontare e agire almeno su alcuni di essi. Quindi, in determinati casi, alcuni pazienti potrebbero avere accesso non alla chemioterapia, ma a una terapia personalizzata e mirata, che ha come obiettivo il meccanismo che ha indotto il cancro. Già oggi possiamo vedere che non tutti i pazienti a cui è diagnosticato un tumore devono ricevere la chemioterapia, ma un altro tipo di cura combinata con l’immunoterapia.

Fondazione IBSA partecipa a questo sforzo consentendo alle persone di incontrarsi, comprendere e discutere i dati, ma anche di comunicarli a tutti i livelli della società e dell’ambiente scientifico. Anche le sue attività di sostegno con borse di studio sono estremamente importanti per i giovani oncologi, perché sappiamo che i giovani oncologi oggi, nello sviluppo delle loro carriere, hanno la necessità di confrontarsi con ambienti diversi.

 

 

 
 

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