Ghiacciai: il tempo che resta
conversazione tra Julian Charrière e Felix Keller
Il sesto incontro del ciclo La Scienza a regola d’Arte, nato dalla proficua collaborazione fra Fondazione IBSA e il Museo d’arte della Svizzera italiana, si è tenuto martedì 26 novembre, nella Hall del LAC – Lugano Arte e Cultura.
L’artista Julian Charrière e il glaciologo Felix Keller sono stati i protagonisti di questa conversazione, che ha chiuso gli appuntamenti del 2019.
Dopo l’avvincente dialogo tenutosi la scorsa primavera tra l’artista italiano Andrea Galvani e il fisico delle particelle James Beacham, si è tornati a parlare di scienza, arte e cambiamenti climatici con Julian Charrière, tra gli artisti svizzeri più innovativi della sua generazione, e Felix Keller, professore al politecnico di Zurigo e glaciologo, da anni attivo nella sensibilizzazione e nella ricerca contro lo scioglimento dei ghiacciai. Ha moderato Dehlia Hannah, ricercatrice e filosofa della scienza.
Julian Charrière si è imposto sulla scena dell’arte contemporanea come un esploratore moderno, noto per una ricerca artistica concettuale che attraversa e combina varie discipline, dalla geologia all’archeologia, dalla fisica alla storia. Con un’attitudine simile, anche il Prof. Felix Keller agisce nelle sue ricerche su un piano interdisciplinare, muovendosi tra geografia fisica e geografia umana e combinando scienza, sociologia e tecnica.
I due si sono confrontati, nei loro rispettivi ambiti di ricerca, sulle conseguenze dovute ai cambiamenti climatici, soffermandosi in particolare su come questi impattano la geografia dei territori glaciali. La sensibilizzazione alla tematica che entrambi portano avanti attraverso lo sviluppo di progetti complessi, non sempre necessariamente affini ai rispettivi ambiti di ricerca, è strettamente legata al loro vissuto esperienziale. Charrière e Keller sono ricercatori sul campo, tra i pochi ad aver visitato di persona i luoghi al centro delle loro ricerche: l’Artide, l’Antartide e alcuni ghiacciai svizzeri. Entrambi possono essere considerati “indagatori” dell’inestricabile legame tra ambiente e comportamento umano. Di queste località remote e inospitali, oggi simboli centrali dell’Antropocene, Keller e Charrière si fanno portavoce tramite iniziative pubbliche che diventano riflessioni “d’urgenza”: l’uno attraverso i progetti dell’associazione GlaciersAlive, con interventi concreti nati dagli studi accademici di preservazione geologica, l’altro con opere d’arte che spingono a riflettere sull’interdipendenza Uomo-Natura.
Al termine del talk, il pubblico ha potuto visitare gratuitamente gli spazi del MASI che ospitano le ultime opere di Julian Charrière, e l’importante progetto che dà il titolo alla mostra, Towards No Earthly Pole, realizzato durante i difficoltosi viaggi nell’Artico e sui ghiacciai svizzeri.
Il dialogo tra Charrière e Keller è stato moderato da Dehlia Hannah ricercatrice all’Aalborg University di Copenhagen specializzata in filosofia della sperimentazione scientifica e teoria estetica. Affine nelle sue ricerche e nelle sue pubblicazioni alle tematiche trattate da Charrière e Keller, Hannah è stata la moderatrice ideale per un dialogo tra discipline umanistiche e scientifiche, proprio grazie alla sua formazione ibrida e a una particolare attenzione alle tematiche ambientali, al centro anche della sua ultima pubblicazione A Year Without a Winter, in cui rielabora gli immaginari contemporanei della crisi climatica e ne analizza la ricezione culturale del fenomeno.
Questo incontro ha permesso al pubblico di osservare, da un nuovo punto di vista, tematiche divenute negli ultimi anni sempre più urgenti: un approfondimento autentico quello di Charrière e Keller, i quali, lontani da qualsiasi interesse politico o economico, sfuggono alla banalità e alla strumentalizzazione che sempre più caratterizzano il dibattito legato alle questioni climatiche.
La conversazione tra Julian Charrière e Felix Keller è stata il sesto appuntamento della rassegna La Scienza a regola d’Arte, che dal 2017 permette a Scienza e Arte di trovare un dialogo su un piano comune, mostrando le affinità tra due sistemi solo apparentemente lontani, ma da sempre impegnati nella diffusione della cultura. Con questa iniziativa, Fondazione IBSA e MASI estendono il proprio ambito d’interesse e di approfondimento a temi che possono sembrare distanti dai loro mandati istituzionali, riflettendo una realtà in cui la relazione fra arte, scienza, tecnologia e ricerca è ormai così stretta da risultare spesso inscindibile.
Julian Charrière – Artista
Penso che oggi non ci sia più molto da esplorare, perché tutto è già stato toccato e visto in qualche modo. Nel mio lavoro sto cercando di interagire con luoghi specifici, cerco un dialogo al di fuori di una normale situazione in studio.
Certamente c’è una somiglianza con il lavoro scientifico o ciò che chiamiamo esplorazione, anche se oggi metterei questo parola tra virgolette, perché è un termine che ereditiamo dal 19° secolo.
L’esplorazione oggi è più nello spazio o in dimensioni di nanoscala ma, anche se non ci sono più molte possibilità di esplorare, credo che per un artista sia importante esporsi a situazioni diverse per reagire, commentare e creare. Principalmente è questo che mi sta guidando.
Forse la maggior parte del pubblico non sa che esiste una correlazione tra scienza e arte, sono discipline che nella cultura popolare restano separate. Ma in realtà ci sono molti punti di contatto e grazie all’attività di Fondazione IBSA è più facile comprendere che esiste una pluralità di discipline. Questo tipo di confronto tra artisti e scienziati è qualcosa che oggi dovrebbe essere più sostenuto.
Felix Keller – Glaciologo e professore al Politecnico di Zurigo (ETH Zurich)
Il nostro progetto MortAlive combinerà geografia fisica, geografia umana e glaciologia con l’idea di risparmiare acqua dolce per le generazioni future.
Questo significa che ricicleremo l’acqua di disgelo che i ghiacciai producono in estate: la raccoglieremo e la useremo per produrre neve durante l’inverno, ricostituendo il ghiacciaio e proteggendolo dal sole della prossima estate.
Per me, la cultura e la scienza sono una delle cose più importanti della vita, e quindi penso che ciò che Fondazione IBSA sta facendo qui sia la cosa migliore per unire cultura e scienza. Spero che ci saranno molti altri eventi simili a questo.
Dehlia Hannah – Filosofa
Penso che la cosa fondamentale sia capire che artisti, scienziati, ma anche politici, sociologi, filosofi, sono tutti cruciali nel far comunicare le persone e anche nel costruire un messaggio. Abbiamo bisogno di una sorta di comprensione reciproca dei problemi che dobbiamo affrontare e dei molti diversi tipi di approcci che possiamo adottare per affrontare la crisi climatica.
Non ci potrà essere un’unica soluzione, perché stiamo parlando di tutto il pianeta. E ogni montagna, ogni lago, ogni oceano e tutti i sistemi complessi richiederanno l’azione coordinata di persone che pensano in modi molto diversi e hanno tipi molto diversi di competenze.
Penso che gli artisti abbiano un ruolo essenziale, perché spesso sono mediatori tra questi differenti tipi di esperienza. Ma non non esiste una ‘prospettiva’ da cui abbiamo un messaggio chiaro e semplice da comunicare: quel messaggio dobbiamo trovarlo insieme.