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Paolo Rossi Castelli04 gen 20192 min read

Anche l’olio di aglio contro l’insidiosa “Lyme” | Fondazione IBSA

Gli oli essenziali delle piante aromatiche, si sa, sono dotati di proprietà antisettiche. Ma ora, secondo i ricercatori della Bloomberg School of Public Health della Johns Hopkins University di Baltimora (che hanno pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista scientifica  Antibiotics, da alcune di queste sostanze potrebbe arrivare un aiuto significativo anche contro una delle infezioni più insidiose degli ultimi anni: quella di Lyme, veicolata dal batterio Borrelia burgdorferi, tramite le zecche. Solo negli Stati Uniti, circa 300’000 persone vengono infettate ogni anno.

La malattia può essere contrastata efficacemente da alcuni antibiotici, ma in circa il 10-20% dei pazienti il batterio sviluppa resistenza e rimane latente, per riattivarsi anche a distanza di lungo tempo, con conseguenze che possono diventare molto serie. Per contrastare tali complicazioni, numerosi gruppi di studiosi nel mondo sono da anni alla ricerca di possibili rimedi risolutivi.

I ricercatori della Johns Hopkins hanno analizzato l’efficacia di 35 oli essenziali, trovandone dieci attivi a dosi bassissime (una parte per mille) contro la Borrelia burgdorferi latente. In particolare gli oli derivanti dai bulbi di aglio, delle bacche di pimento, di mirra, di zenzero e di giglio sono apparsi in grado di uccidere la Borrelia in sette giorni (dopo 21 non c’era più traccia). Anche l’olio delle foglie di timo, i semi di cumino, e l’olio della corteccia di cannella sono apparsi molto attivi. Per ora si tratta solo di test in vitro, ma i ricercatori intendono verificare quanto prima queste sostanze anche sugli animali e, se i risultati saranno positivi, su volontari umani.

La malattia di Lyme si chiama così perché il primo caso venne descritto nell’omonimo villaggio statunitense, una quarantina di anni fa. Colpisce soprattutto la pelle, il sistema nervoso e le articolazioni, ma anche alcuni organi interni. È diffusa anche in Europa e viene trasmessa, come dicevamo, dalle zecche, che a loro volta si infettano quando pungono alcuni tipi di animali selvatici (roditori, volpi, lepri, caprioli e altri), che fungono da “serbatoio” del batterio Borrelia burgdorferi. La malattia si manifesta, in genere, con una macchia rossa (eritema) che poi si espande lentamente. Possono presentarsi anche febbre, cefalea, spossatezza e dolori muscolari. Se non viene diagnosticata e curata bene, nelle settimane successive (o mesi) possono comparire altri disturbi, come meningopolineuriti, mialgie, artralgie migranti, disturbi della conduzione cardiaca, artrite cronica e altri ancora. Non sono per ora disponibili vaccini, almeno in Europa.

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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