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IBSA Foundation_Anche le piante si lamentano
Paolo Rossi Castelli13 apr 20232 min read

Anche le piante si lamentano, in caso di forte stress

I ricercatori dell’Università di Tel Aviv hanno registrato i suoni che diverse specie vegetali emettono, a una frequenza non udibile dall’orecchio umano. Assomigliano allo scoppiettio del mais nel forno a micro-onde.

Anche le piante, se sottoposte a stress, si lamentano, letteralmente. Emettono suoni non udibili dall’orecchio umano ma, con ogni probabilità, sentiti da alcuni animali e dalle stesse piante. I suoni, dal canto loro, sembrano dei click e assomigliano, secondo un’équipe di ricercatori dell’Università di Tel Aviv (Israele), allo scoppiettio del mais da popcorn nel forno a microonde.

Da molti anni si sapeva che le piante emettono vibrazioni, in situazioni specifiche, ma finora non era mai stato chiarito se tali vibrazioni fossero traducibili in onde sonore. Per rispondere all’interrogativo, gli studiosi israeliani hanno sottoposto le piante (principalmente di pomodoro e tabacco, ma anche cactus, grano e mais) a vari tipi di forti stress tra i quali tagli, o mancanza d’acqua per 5 giorni. Quindi le hanno chiuse in appositi box isolati acusticamente, e dotati di speciali microfoni capaci di registrare gli ultrasuoni fino a 250 kilohertz (la massima frequenza udibile dall’orecchio umano è invece soltanto di 20 kilohertz), posti a una distanza di 10 centimetri dai fusti.

In questo modo hanno dimostrato che le piante sottoposte a pressioni emettevano suoni tra i 40 e gli 80 kilohertz, mentre le altre, di controllo, lasciate in condizioni normali, rimanevano “silenti”, emettendo a malapena una vibrazione all’ora, mentre le piante stressate ne producevano dozzine, in 60 minuti. Non solo. Una volta venuta meno la fonte di stress, le piante lentamente riducevano la quantità di onde emesse.

Una curiosità sulle piante: hanno un sistema di allarme

I suoni sembrano quindi avere una funzione di allerta e di informazione rivolta alle altre piante, e queste informazioni, con ogni probabilità, vengono percepite anche da animali come pipistrelli, topi e falene.

Che sia così, del resto, lo suggerisce un’elaborazione dei suoni condotta dai ricercatori tramite un programma di intelligenza artificiale capace di distinguere tra diversi tipi di vibrazioni, cioè di decodificare il linguaggio dei suoni emessi in situazioni differenti e da diversi tipi di piante. Il programma, inoltre, è in grado di rilevare e interpretare i suoni delle piante anche in un ambiente normale, e ricco di suoni che disturbano (ad esempio, quelli dei condizionatori d’aria), come, per esempio, in una serra.

Il bosco non è silenzioso

La scoperta, per molti aspetti rivoluzionaria, è stata descritta dalla rivista scientifica Cell. I ricercatori israeliani hanno realizzato anche un video e un file mp3.

I risultati di questo studio aprono nuovi scenari sul modo in cui va considerato e trattato il mondo vegetale (che disponde, dunque, di un’evidente “sensibilità”), e lasciano intravedere anche possibili, importanti ricadute economiche, per esempio sull’ottimizzazione delle colture: le informazioni sulla scarsità d'acqua o sulle lesioni, infatti, diffuse dalle stesse piante, potrebbero risultare molto utili agli agricoltori.

In più, questi studi gettano una nuova luce su ciò che potrebbe essere davvero un bosco, o un campo di fiori: un luogo talvolta estremamente rumoroso, per chi riesce a percepire le frequenze emesse dalle diverse piante.

 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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