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Ansia? Danza che ti passa!

Scritto da Catterina Seia | 30 lug 2024

 

Per contrastare ansia, stress e depressione, ancora più che lo sport fa la danza. Gli studi confermano come quest’ultima sia in grado di ridurre le fatiche mentali, aumentare la consapevolezza di sé e il benessere.

Circa 280 milioni di persone nel mondo soffrono di depressione, con un incremento del 28% nel 2020. Una delle principali cause di disabilità e il disturbo mentale per il quale vengono richiesti più trattamenti farmacologici.

Per contrastare la depressione, ancora più che fare movimento, bisogna ballare

Questo è l’invito di Le Monde che nel suo recente articolo,   riprende le raccomandazioni in merito ai benefici delle pratiche sportive dell’OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità.

Lo sport come cura

Gli effetti benefici delle attività sportive per la salute, soprattutto mentale, sono confermati da evidenze scientifiche crescenti. Camminare, correre, nuotare, allenarsi con i pesi, fa bene non solo per la forma fisica.

È il connubio mente-corpo: il ben-essere è direttamente proporzionale alla qualità delle nostre esperienze professionali, relazionali, del tempo libero, nel rapporto con l’ambiente naturale e quello antropizzato. Lo sport è sintesi di tutti questi aspetti.

Lo conferma una recente review pubblicata sul British Medical Journal che fa ordine tra gli studi crescenti in questo ambito. Ne analizza 218 e confronta l’efficacia dell’esercizio fisico nel trattamento del disturbo depressivo maggiore, con i percorsi psicoterapeutici e l’utilizzo di farmaci antidepressivi.
Alcune tipologie di esercizio fisico si dimostrano addirittura più efficaci dei farmaci inibitori selettivi di ricaptazione della serotonina. Gli studi raccolti dalla review, condotti su un totale di 14170 persone, hanno evidenziato una diminuzione di sintomi depressivi dati da attività sportive costanti quali camminate, jogging, yoga, esercizi aerobici, training muscolari: gli effetti rilevati sono proporzionali all'intensità dell’esercizio proposto e sono maggiori in attività svolte in gruppo. Lo studio rivela come variabili biologiche come sesso ed età, possono influenzare l’efficacia del contrastare la depressione.

Danza: arte e benessere

Tra le diverse attività, segnalate da alcuni studi che si stanno intensificando anche se ancora limitati nel numero e nel campionamento, la danza emerge come trattamento promettente, con effetti anche maggiori rispetto ad altre attività fisiche. La danza è arte, forma di espressione, ma in primo luogo un’attività psicofisica che ha una importante funzione rigeneratrice al fine di promuovere consapevolezza e ben-essere.

La danza ha la capacità di suscitare coinvolgimento e favorire il rilassamento psicologico, contribuendo alla riduzione di ansia e stress e al rafforzamento del senso di identità e di ben-essere psicologico. L'esecuzione di movimenti in sincronia con gli altri è stata collegata al rilascio di endorfine, le stesse che si generano nei legami sociali, che la danza è in grado di rafforzare attraverso attività di cooperazione.
L’esperienza del contatto fisico spesso presente nella danza è stata associata ad effetti benefici, quali il miglioramento della regolazione omeostatica e dell'immunoregolazione, l’apprezzamento del proprio corpo e una maggiore consapevolezza fisica di sé in relazione agli altri nello spazio.
In ambito specificamente cognitivo, la danza, richiedendo una pianificazione motoria, una memoria multitasking per imparare coreografie, ha effetti neuroprotettivi, contribuendo a prevenire la degenerazione cerebrale legata all'età e ad aumentare l'attività allo stato di riposo nelle aree frontotemporali deputate alla memoria e alle funzioni cognitive.

Danza e salute mentale

Un’altra recente review sistematica pubblicata da un gruppo di medici dell’Università di Sidney (Australia) su Sports Medicine approfondisce la specificità dell’efficacia della danza per la salute mentale e cognitiva paragonandola ad altre forme di attività sportiva. Vengono presentate le evidenze raccolte su un campione di 1392 partecipanti, di cui 944 donne, rappresentanti di diverse categorie di popolazione: persone sane, affette dal morbo di Parkinson, paralisi cerebrale, fibromialgia, dolore muscolo-scheletrico, tumori o malattie croniche.

Gli studi riportano gli effetti su tre gruppi di età. Nell'infanzia la danza si dimostra più efficace di altre attività sportive nel ridurre sintomi psicologici negativi, come la somatizzazione (ovvero l’angoscia derivante dalla percezione di una disfunzione corporea) e ostilità, cioè pensieri, sentimenti e azioni che sono caratteristici dello stato d'animo negativo della rabbia.
Il lavoro conferma che anche in età adulta (17-54 anni), la danza rispetto ad altre attività sportive si rivela più efficace nel potenziamento di funzioni cognitive quali la memoria, e , nella riduzione di stress e dei sintomi depressivi.
Nella fascia di età anziana (over 55 anni), i benefici specifici della danza rispetto ad altri sport riguardano il potenziamento della memoria visiva e fluidità verbale e lo sviluppo di maggiore motivazione intrinseca e consapevolezza delle proprie competenze.

Corpi danzanti per menti danzanti

In una società che invecchia e in cui disturbi depressivi e l’(ab)uso di psicofarmaci è sempre più crescente, la danza può quindi rappresentare una valida pratica per lo sviluppo cognitivo e relazionale, per la prevenzione dei disagi in tutto l’arco della vita, contribuendo a stimolare e/o rafforzare sia funzioni cognitive (soprattutto la memoria) sia legami sociali, in particolare attraverso il contatto fisico che permette anche maggior consapevolezza e apprezzamento del proprio corpo.

La danza come trattamento terapeutico rappresenta una possibilità interessante non solo per i pazienti, ma anche per gli operatori sanitari, in sistemi sempre meno dotati di risorse umane ed economiche. Non solo le evidenze dell’efficacia della danza come terapia attestano la sua sostenibilità, ma esistono anche solidi programmi che possono essere considerati importanti punti di riferimento. DanceWell, ad esempio, promuove progetti di danza inclusivi rivolti a persone che convivono con il Parkinson o altri disturbi del movimento per ampliare le loro abilità, competenze, conoscenze e ben-essere.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che ogni sterlina investita in programmi di prescrizione artistica o sociale ha un ritorno economico di 2,3 sterline.
Allo stesso tempo vanno approfonditi gli studi circa le modalità di prescrizione di esercizio fisico nella vita quotidiana di persone depresse, data la complessità fisica, psicologica e sociale di tale situazione. È da promuovere la formazione continua del personale sanitario, per rispondere in modo integrato a tali patologie.

Partendo da queste potenzialità e da questi punti critici, queste esperienze e i dati raccolti possano ispirare lo sviluppo in atto sul contrasto sociale e multidimensionale alla depressione, completo e meno stigmatizzante.
Sfruttando queste potenzialità e affrontando i punti critici, le esperienze e i dati raccolti possono ispirare lo sviluppo di un approccio multidimensionale e sociale per combattere la depressione, rendendolo più completo e meno stigmatizzante.

In questa direzione, la città di Torino, ha promosso nel 2023 un Festival diffuso, “BallaTorino”, grande piattaforma cooperativa dal basso, con l’obiettivo di portare la danza nella prossimità, nei luoghi della quotidianità e della vita (dal centro alle periferie, dalle scuole, agli ospedali e alle RSA). L'iniziativa mira a far emergere il protagonismo delle scuole e delle associazioni che promuovono la danza, stimolando la partecipazione, il desiderio di condivisione e la relazione. Corpi danzanti per menti danzanti.

 

         

 

By Catterina Seia (Presidente CCW – Cultural Welfare Centre) e Marta Reichlin (PhD, Cultural Welfare Center (CCW), Research Area)