L’Università di Basilea, che ha messo a punto un’innovativa tecnica per riparare l’usura delle articolazioni, coordina un maxi-progetto internazionale, finanziato da UE e Svizzera con 11,8 milioni di franchi.
Il Dipartimento di biomedicina dell’università di Basilea e l'Ospedale Universitario della città svizzera stanno reclutando ricercatori in tutto il mondo per ampliare gli studi sul trapianto di cartilagine, nell’ambito di un vasto progetto finanziato dall’Unione Europea e dal Fondo Nazionale Svizzero per la ricerca scientifica con ben 11,8 milioni di franchi (circa 12 milioni di euro)
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Il progetto, coordinato dall’équipe di Basilea, è “pensato” per curare i casi più gravi di artrosi del ginocchio, evitando il ricorso alle protesi (che richiedono un intervento complesso e vanno sostituite ogni 15-20 anni). La tecnica adottata per sostituire le cartilagini usurate sarà quella, particolarmente innovativa, messa a punto a Basilea: in sigla viene definita N-TEC (da Nasal Chondrocyte Tissue-Engineered Cartilage), e verrà utilizzata negli ospedali di diversi paesi, tra i quali Germania, Italia, Croazia, Austria, Polonia e Svezia.
La N-TEC si basa, come suggerisce il nome, sul trapianto di cellule (condrociti) prelevate dalla cartilagine del setto nasale, ed è stata sperimentata finora su più di cento pazienti, con risultati molto positivi. I condrociti vengono “estratti” dal chirurgo, senza alcun tipo di danno al naso, in frammenti di sette per sette millimetri, e messi in coltura su un letto di collagene (una proteina fibrosa), in laboratorio. Queste cellule riescono a riprodursi fino a creare, in sole quattro settimane, “foglietti” da 40 centimetri quadrati l’uno, che possono essere poi utilizzati per il trapianto nell’articolazione del ginocchio, in modo da sostituire le cartilagini usurate.
«Grazie ai generosi finanziamenti pubblici e alla collaborazione con altri team di grande valore - ha detto Ivan Martin, professore di ingegneria dei tessuti presso il Dipartimento di Biomedicina dell’Università di Basilea - estenderemo ora gli studi clinici per studiare la N-TEC in condizioni sempre più complesse, in modo che possa diventare, in futuro, una procedura clinica di larga diffusione». Va precisato, però, che la N-TEC non potrà essere utilizzata per il trattamento dell'artrite reumatoide.
Le cellule del setto nasale si duplicano velocemente e sono particolarmente “pregiate” perché derivano dalla zona dell’embrione chiamata cresta neurale, che dà origine anche a organi estremamente complessi come l’occhio e il cervello. Queste cellule sono superiori, rispetto a quelle di altre parti del corpo, anche per quanto riguarda la cosiddetta plasticità ambientale, ovvero la capacità di adattarsi a diversi ambienti e condizioni. In più, i condrociti del setto nasale riescono a svolgere con efficacia la funzione riparativa anche negli anziani: un vantaggio non da poco, dal momento che molte delle persone che hanno bisogno di un intervento sono in età avanzata.
Di per sé, tuttavia, “aggiustare” la cartilagine con cellule fresche non sarebbe sufficiente, perché nell’artrosi è tutta l’articolazione a essere compromessa dall’usura causata dall’infiammazione cronica. Per fortuna, nella N-TEC le cellule trapiantate esercitano anche un’azione antinfiammatoria, favorendo il ripristino naturale dei tessuti danneggiati, e questo spiega perché la terapia sperimentale stia dando risultati così promettenti.
Tre mesi di fisioterapia
Una volta eseguito il trapianto nella zona dell’articolazione del ginocchio da curare, si è visto che le nuove cellule si integrano molto bene. Al paziente viene chiesto di restare 3-5 giorni in ospedale, per tenere la gamba a riposo, e poi di camminare con le stampelle per 6 settimane, in modo da non sottoporre il ginocchio a sforzi eccessivi, che potrebbero danneggiare il trapianto stesso. È poi necessaria una fisioterapia per circa tre mesi. Alla fine, se non subentrano imprevisti, il paziente può riprendere le normali attività, comprese quelle sportive.