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Bypass cardiaci più sicuri grazie a un’alga
Paolo Rossi Castelli23 dic 20222 min read

Bypass cardiaci più sicuri grazie a un’alga

Sperimentazione all’Università di Waterloo (Canada) con uno zucchero estratto dai vegetali marini, che permette alle pareti interne dei bypass artificiali di comportarsi come quelli naturali.

I bypass utilizzati per rimpiazzare chirurgicamente le parti dei vasi sanguigni (in particolare, delle coronarie) danneggiate da un infarto, da un’occlusione o da altre patologie, potranno diventare ancora più efficienti in futuro, grazie a una combinazione di nanotecnologie e, soprattutto, all’ausilio di uno zucchero complesso derivato dalle alghe, dotato di proprietà che appaiono estremamente utili per questo scopo.

La molecola in questione è il fucoidano, con una struttura chimica che ricorda quella dell’anticoagulante eparina e che, grazie a questa particolarità, potrà consentire di aumentare sensibilmente la probabilità di successo dei bypass eseguiti con vasi artificiali.

In verità, quando si deve ricorrere a un bypass, di solito si cerca di utilizzare un vaso sanguigno del paziente, che viene asportato dal chirurgo e trapiantato dove serve. Spesso, però, questo non è possibile, in particolare quando il bypass coinvolge i vasi più piccoli, che hanno diametri di pochi millimetri. In questi casi ci si avvale di vasi sintetici realizzati con polimeri plastici che, però, hanno diversi difetti, il primo dei quali è il fatto che, una volta inseriti, non favoriscono lattecchimento, al loro interno, di cellule epiteliali (che normalmente rivestono i vasi sanguigni), facendo così aumentare il rischio che si formino nuovi trombi.

Potenziate le “colle” naturali

Tuttavia, come hanno dimostrato i ricercatori dell’Università di Waterloo (Canada), in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Bioactive Materials, se si ricopre la superficie interna del vaso artificiale con nanoparticelle di fucoidano, distribuite secondo una tecnica chiamata micropatterning (capace di favorire la distribuzione omogenea della molecola), le cose cambiano, e molto.

Il fucoidano, infatti, stimola l’adesione delle cellule epiteliali al polimero e, quindi, facilita la formazione di uno strato che rende la circolazione del sangue più fluida, e meno a rischio di nuove occlusioni. Ciò accade perché il fucoidano attira le colle” naturali specializzate in queste funzioni, come le molecole di fibronectina e le integrine, e tutto questo, a sua volta, attiva alcuni circuiti metabolici che favoriscono una configurazione dei vasi sintetici molto simile a quella dei vasi sanguigni naturali.

I ricercatori hanno condotto numerosi tipi di test in laboratorio, che hanno fornito ogni volta lo stesso risultato e confermato che il fucoidano, oltre a stimolare la formazione dell’endotelio (cioè lo strato interno dei normali vasi sanguigni), non induce infiammazione, ed è quindi presumibilmente sicuro (come già peraltro dimostrato da altri studi).

Dall’esperimento ai test 

A quel punto gli ingegneri canadesi sono andati a verificare l’efficacia di questi vasi ricoperti di fucoidano nelle carotidi di animali operati con questa tecnica sperimentale.

L’esperimento ha portato a un risultato importante: paragonando un vaso del diametro di 1,7 millimetri standard a uno con fucoidano, hanno dimostrato che il primo ha un tasso di formazione di endotelio pari allo 0%, mentre il secondo arriva al 60%, un valore che continua a crescere nel tempo (in questo caso per oltre un mese) e conferma che i meccanismi descritti in laboratorio si determinano anche in vivo (come si dice in termine tecnico) e potrebbero quindi rappresentare un grande passo avanti per i pazienti. Ora gli esperimenti continueranno ancora sugli animali, per poi arrivare – questa è la speranza – ai primi pazienti.

 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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