Un trattamento con cellule staminali pluripotenti indotte ha mostrato risultati promettenti contro la LSCD: una malattia alla cornea che può causare la cecità. All’Università di Osaka, quattro pazienti hanno ricevuto trapianti di cellule riprogrammate, con miglioramenti visivi e senza gravi complicazioni. Lo studio apre nuove prospettive per la cura di altre patologie.
Per ora sono coinvolti solo quattro pazienti, ma i risultati di un nuovo trattamento con cellule staminali pluripotenti, riprogrammate tramite l’ingegneria genetica per curare una malattia della cornea chiamata LSCD (che può portare alla cecità), sono talmente incoraggianti da autorizzare a sperare che si tratti dell’inizio di una svolta, forse anche per altre patologie.
La tecnica è stata sperimentata all’Ospedale universitario di Osaka, in Giappone, e i risultati sono apparsi il 16 novembre su Lancet, una delle riviste mediche più autorevoli del mondo.
LSCD è la sigla di “limbal stem-cell deficiency” (carenza di cellule staminali limbari, in italiano), un problema che si verifica quando le staminali situate nella regione del limbo corneale (il confine tra la cornea e la sclera, cioè la parte bianca dell’occhio) non funzionano correttamente o sono insufficienti. Queste cellule hanno un ruolo fondamentale per il mantenimento della trasparenza e della rigenerazione della cornea. Quando si presenta la LSCD (per problemi autoimmuni, traumatici, o genetici), nella cornea si formano cicatrici che rapidamente compromettono la capacità visiva, causando, nei casi più gravi, la cecità.
Da anni si cerca di utilizzare “altre” cellule staminali per ripristinare quelle limbari, ma i tentativi eseguiti finora, solitamente basati sul trapianto di cellule corneali (derivate dalle staminali dell’occhio sano del paziente stesso), non hanno avuto molto successo, perché la procedura è invasiva e l’esito incerto. Inoltre, se entrambi gli occhi sono interessati, diventa impossibile ricorrere alle cellule di un occhio sano, e così si prova con il trapianto da un donatore deceduto, ma in tale caso c’è sempre il rischio di rigetto.
Per questo gli oculisti dell’Università di Osaka hanno deciso di utilizzare le cellule staminali pluripotenti indotte (in sigla, cellule iPS): quelle che hanno permesso al loro “inventore”, il ricercatore giapponese Shinya Yamanaka, di vincere il Premio Nobel per la medicina nel 2012.
Con questo sistema, che ha rivoluzionato le terapie a base di staminali, è possibile partire da cellule adulte di qualunque tipo, per riprogrammarle geneticamente e farle tornare a uno stato simile a quello delle cellule staminali embrionali.
I ricercatori di Osaka hanno utilizzato cellule adulte ottenute dal sangue di un donatore sano e, dopo averle riprogrammate, le hanno trasformate in un sottile foglio trasparente di cellule epiteliali della cornea. Poi, tra il giugno 2019 e il novembre 2020, hanno “arruolato” due donne e due uomini di età compresa tra i 39 e i 72 anni con LSCD in entrambi gli occhi, e li hanno operati. Inizialmente, gli oculisti hanno raschiato via lo strato di tessuto cicatrizzato che copriva la cornea e, successivamente, hanno “cucito” i foglietti epiteliali ottenuti con le cellule iPS. Infine, hanno sistemato sopra questo nuovo sottilissimo strato una lente a contatto morbida protettiva.
Due anni dopo, nessuno dei pazienti ha avuto conseguenze gravi. In particolare, nessuno ha sviluppato tumori – uno dei rischi più noti e temuti con le cellule iPS – o mostrato segni di rigetto (neppure i due pazienti che non erano stati sottoposti a una terapia immunosoppressiva). Inoltre, tutti hanno iniziato prestissimo a recuperare la vista, anche se uno di loro ha poi avuto una regressione a un occhio, per motivi ancora da chiarire.
Avviati studi su un numero più ampio di pazienti
In verità, andranno definiti anche molti altri dettagli del funzionamento delle cellule iPS, e i ricercatori dovranno valutare con precisione quanto possa avere influito - sui buoni risultati dell’intervento - la rimozione del tessuto cicatriziale effettuata prima dell’”arrivo” del foglietto con le nuove cellule. È anche possibile, ipotizzano gli oculisti, che il trapianto possa avere innescato una sorta di migrazione di cellule staminali da altre regioni dell’occhio, con un conseguente “ringiovanimento” della cornea: i test futuri chiariranno esattamente che cosa sia successo.
Intanto, sono stati avviati in tutto il mondo altri studi clinici con le cellule iPS, per sperimentare la tecnica su un numero più ampio di pazienti, e per ampliare i test a diverse patologie dell’occhio.