Buoni risultati da una sperimentazione (per ora sugli animali) del Laboratorio di ingegneria tissutale dell’Università La Sapienza di Roma. Creato un “mix” di cellule staminali muscolari e di altri tipi di cellule, che sono state trattate in laboratorio e poi inserite nel cuore danneggiato, ripristinando la funzione cardiaca.
Un vero e proprio cerotto biologico per riparare rapidamente i danni dell’infarto: l’idea, tentata da vari gruppi di ricerca nel mondo (con risultati quasi mai soddisfacenti), ha trovato finalmente un’applicazione pratica che funziona bene, almeno sugli animali. Come agisce? Lo raccontano sulla rivista Scientific Reports (gruppo Nature) i ricercatori del Laboratorio di ingegneria tissutale dell’Università La Sapienza di Roma, diretto dal professor Antonio Musarò.
L’équipe ha creato un innovativo “strumento” sperimentale chiamato X-MET (acronimo di eX-vivo Muscle Engineered Tissue). L’X-MET si compone di cellule staminali provenienti da muscoli “normali” delle zampe degli animali (quindi non dal muscolo cardiaco), ma anche cellule endoteliali (quelle che normalmente rivestono la parete interna dei vasi sanguigni) e fibroblasti (cellule del tessuto connettivo).
Questo “mix”, sottilissimo, ha assunto una struttura tridimensionale, anche se i ricercatori non avevano aggiunto elementi di sostegno (i cosiddetti scaffold). Sottoposto a stimolo meccanico (in pratica, allungato, o “stretchato” come dicono i ricercatori, del 60% per 15 giorni), X-MET ha innescato un rimodellamento funzionale trasformandosi in una struttura simile al tessuto muscolare del cuore, dunque capace di interagire con i cardiomiociti (le cellule cardiache).
X-MET è stato poi utilizzato come un vero e proprio cerotto, e trapiantato nel cuore di topi di laboratorio che avevano avuto gravi infarti (ischemia miocardica cronica).
«Ebbene - spiega Marianna Cosentino, prima autrice dello studio - grazie a X-MET il cuore degli animali ha mostrato una potente ripresa, ripristinando la funzione cardiaca e aumentando significativamente la sopravvivenza, senza mostrare gli effetti collaterali negativi che altri sperimentatori avevano registrato. X-MET, in particolare, ha permesso agli animali di vivere fino a 100 giorni. I topi che, invece, non avevano ricevuto questo trattamento sono morti dopo 25-30 giorni, in media».
Lo studio è stato supportato dall’Istituto Pasteur Italia, da Fondazione Roma, Afm-Telethon, mentre Marianna Cosentino è una delle vincitrici delle Fellowship 2021 di IBSA Foundation per la ricerca scientifica.
Studi anche sugli uomini
Sarà possibile sperimentare questa tecnica anche sugli esseri umani? «Ci stiamo lavorando - dice Marianna Cosentino. - L’idea è quella di utilizzare, come per gli animali, le cellule staminali muscolari scheletriche del paziente stesso, per evitare il rischio di rigetto, prelevandole tramite biopsie e unendole poi anche ad altri tipi di staminali (quelle definite mesenchimali). La parte più difficile, come già per gli animali, sarà amalgamarle insieme ad altri elementi fino a ricreare il modello X-MET, con una struttura tridimensionale, ma priva di un sostegno».
Senza “impalcatura” (in genere si usano sottilissimi polimeri, formati da molecole tutte uguali), e con una struttura arricchita da vari tipi di cellule, il cerotto biologico attecchisce molto meglio e non crea “disturbi”, come aritmie e fibrillazioni.
Quanto tempo ci vorrà per un uso clinico anche sugli uomini, che rivoluzionerebbe il trattamento dell’infarto? Marianna Cosentino sorride: «Non lo possiamo ancora dire, ma noi faremo davvero di tutto perché possa accadere».