Christiane, il genio della biochimica
Christiane Nüsslein-Volhard ha conseguito il premio Nobel per la Medicina nel 1995, assieme a Eric Wieschaus e Edward Lewis, per le sue scoperte sul controllo genetico dello sviluppo embrionale.
Il suo lavoro ha aiutato a risolvere uno dei grandi misteri della biologia: in che modo i geni in un ovulo fecondato arrivano a formare un embrione.
La storia di Christiane
Ho avuto un’infanzia felice, con tanti stimoli e sostegno da parte dei miei genitori che, nel dopoguerra, quando disponevamo di pochi mezzi, hanno realizzato per noi giocattoli e libri per bambini. Avevamo molta libertà e siamo stati incoraggiati a fare cose interessanti.
[Christiane Nüsslein-Volhard]
Christiane nasce nel 1942 a Magdeburgo in Germania, secondogenita di cinque fratelli.
Fin dall’infanzia, i suoi interessi si concentrano sull’osservazione delle piante e degli animali.
Dopo gli studi liceali, Christiane si iscrive alla facoltà di Biologia a Francoforte, con la volontà di diventare una ricercatrice scientifica. Nel 1969 completa gli studi in biochimica, per poi occuparsi della morfogenesi dello sviluppo (il processo che porta un organismo ad assumere una determinata forma).
Negli anni successivi, con il collega Eric Wieschaus, studia la ‘Drosophila melanogaster‘ (moscerino della frutta) per individuarne i geni responsabili della formazione. Assieme inventano il processo della mutagenesi di saturazione, in cui producono mutazioni nei geni degli esemplari adulti per osservare l’impatto sulla prole. Utilizzando questo metodo, oltre a un doppio microscopio che permette loro di esaminare insieme i campioni, identificano 20.000 geni nei cromosomi dei moscerini della frutta.
La loro fondamentale scoperta, pubblicata su “Nature” nel 1980, ha implicazioni importanti anche per la riproduzione umana e apre la strada alla comprensione dello sviluppo embrionale, permettendo di individuare la causa di mutazioni e malformazioni anche nell’uomo.
Dal 1985 Christiane dirige il dipartimento di biologia dello sviluppo presso l’Istituto Max Planck a Tübingen (carica che ricopre fino al 2014). Nel 1986 riceve il Premio Leibnitz, la più alta onorificenza per la ricerca in Germania. Nel 1995 vince il Premio Nobel per la Medicina.
Nel 2004 crea la “Fondazione Christiane Nüsslein-Volhard” per aiutare le giovani scienziate tedesche più promettenti e supportare le ricercatrici con figli.
La sua personalità
La biologia non utilizza la categoria della bellezza per descrivere gli organismi. Il ricercatore rigoroso evita di applicarla a forme, colori e suoni, poiché tale categoria dipende dall’osservatore ed è legata a sensazioni soggettive suscitate da qualità non misurabili degli oggetti considerati belli. E tuttavia la bellezza delle piante e degli animali, così come noi la percepiamo, svolge in natura una funzione simile a quella svolta dall’arte e dalla cultura per l’umanità.
[Christiane Nüsslein-Volhard]
Oltre a essere una scienziata straordinaria, Christiane ha la sensibilità di un’artista e coltiva molti interessi al di fuori del lavoro: le piace cucinare (ha persino scritto un libro di ricette), suona il flauto e canta, tenendo piccoli concerti per un gruppo ristretto di amici. Ama profondamente la natura e cura personalmente il grande giardino della sua abitazione.
Negli anni Christiane ha svolto il ruolo di mentore per molti scienziati che, formatisi nel suo laboratorio, oggi conducono autonomamente la loro attività di ricerca.
Per supportare le donne che decidono di dedicarsi alla carriera scientifica, ha creato una Fondazione che porta il suo nome e aiuta le giovani scienziate a bilanciare gli obblighi familiari con i doveri di un ricercatore indipendente, consentendo loro di continuare a lavorare ai massimi livelli.
Le sue ricerche
La creatività è combinare fatti che nessun altro ha collegato prima.
[Christiane Nüsslein-Volhard]
Christiane ha introdotto per la prima volta in biologia il concetto di Grande Scienza, conducendo su larga scala un ambizioso progetto di mutagenesi (l’insieme dei processi chimico-fisici che portano a una mutazione).
Prima di lei, la biologia molecolare era basata per lo più su esperimenti che dimostravano principi o che fornivano esempi di significato generale: le tecniche disponibili e i notevoli sforzi economici da sostenere non permettevano agli scienziati di approfondire la complessità di molti sistemi biologici.
Christiane ha scoperto come i geni regolano il processo di sviluppo di una singola cellula uovo in un intero animale e, con il suo lavoro, ha contribuito ad aumentare notevolmente le conoscenze dei meccanismi di regolazione della trascrizione cellulare.
La rilevanza delle sue ricerche è enorme, sia per l’importanza della determinazione dei processi di sviluppo nella Drosophila – uno degli organismi meglio conosciuti dal punto di vista genetico – sia perché geni analoghi sono presenti in altre specie, compreso l’uomo.
Dopo il conseguimento del Nobel, Christiane ha esteso le sue ricerche al pesce zebra, preso come modello per lo studio delle caratteristiche specifiche dei vertebrati. Sua profonda convinzione è che, in un laboratorio, la combinazione di diversi approcci e sistemi fornisca una base potente per comprendere più a fondo lo sviluppo della complessità nella vita di un animale.
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