Ricercatori giapponesi hanno “tracciato” il modo in cui i bimbi appena nati agitano braccia e gambe, apparentemente senza una ragione precisa. In realtà sono “esercizi” del cervello per esplorare lo spazio circostante.
Chiunque sia stato a contatto con un neonato di pochi giorni o settimane lo sa: i bimbi si muovono in continuazione, anche quando dormono, scalciando e agitando le braccia e le gambe. Finora non era noto il motivo di questi movimenti che sembrano involontari, casuali, ma un gruppo di neonatologi e neuroscienziati giapponesi, dell’Università di Tokyo, ha cercato di vederci più chiaro, e ha escogitato un metodo raffinato per raggiungere l’obiettivo.
Come illustrato (anche con una serie disegni) sulla rivista scientifica PNAS, i ricercatori hanno combinato una registrazione accurata di tutti i movimenti spontanei di 12 neonati con meno di 10 giorni di vita, e di 10 bimbi di circa 3 mesi, tutti sani. Hanno utilizzato un modello messo a punto da loro stessi che, partendo da centinaia di movimenti registrati, associava ciascuno di essi alle aree del cervello che li governano, e alle stimolazioni che li inducono. In questo modo gli studiosi sono riusciti a ricostruire che cosa accade quando il bambino muove un arto, e a spiegare il significato – fondamentale per la crescita – di tanta agitazione.
I neonati si muovono continuamente: c’è una spiegazione
In sintesi, il cervello apprende una serie di stimoli e sperimenta le diverse risposte, fino a quando definisce quelle più adeguate. Il movimento degli arti è dunque un’autentica esplorazione dell’ambiente esterno (così diverso da quello scuro e protetto del ventre materno), e serve per calibrare le risposte muscolari e spaziali agli stimoli.
E non si tratta di mere ripetizioni di movimenti casuali, meccanici, ma di successivi affinamenti delle risposte, motivati essenzialmente dalla curiosità e dalla conoscenza, cioè dalle funzioni più importanti del cervello umano, come confermato anche dal fatto che non c’è una ricompensa a motivare il movimento.
Screening neonatali
Oltre a fornire una spiegazione molto credibile del fenomeno, la scoperta potrebbe essere utile anche per gli screening neonatali: qualora un bambino, cioè, non si muovesse abbastanza o in uno dei tantissimi modi previsti, si potrebbe cogliere per tempo un’anomalia dello sviluppo del sistema somato-sensoriale e intervenire, laddove possibile.
Inoltre, questo tipo di deficit è tipico di alcune malattie (per esempio genetiche o neurologiche, come la paralisi cerebrale), e un esame come quello messo a punto dai ricercatori di Tokyo potrebbe contribuire a definire meglio i criteri per le diagnosi.