Presentato alla Commissione Europea il primo report di CultureForHealth (C4H), azione preparatoria per politiche culturali e sanitarie integrate, in risposta alle nuove sfide di salute.
Che impatto ha la partecipazione regolare ad attività culturali e creative sulla salute e sul benessere, individuali e collettivi? A partire dalle evidenze, quali linee guida è possibile fornire ai decisori politici in campo sia culturale sia sanitario?
Questi gli obiettivi di CultureForHealth, progetto della durata di 18 mesi (finirà a maggio 2023) e co-finanziato dalla Commissione Europea. Affidato a Culture Action Europe, Trans Europe Halles, Central Denmark Region, The Northern Dimension Partnership for Culture, Centrul Cultural Clujean (Romania) e Društvo Asociacija (Slovenia), è accompagnato da un advisory board di grandi esperti, tra cui Luisella Carnelli (Fondazione Fitzcarraldo) e Annalisa Cicerchia (CCW-Cultural Welfare Center). Il progetto è pensato per promuovere sperimentazioni e sviluppo di policy a livello comunitario, nazionale e locale per assicurare il contributo della cultura e delle arti al ridisegno in corso del welfare e della sanità.
Il programma C4H si articola in più linee di azione: l’organizzazione di tavole rotonde di confronto e condivisione tra ricercatori, decisori e operatori del settore; la raccolta di evidenze sulla correlazione tra partecipazione ad attività culturali e salute, che è alla base di un rapporto - presentato alla Commissione Europea il 16 novembre nella seduta Culture: a driver for health and wellbeing in the EU; il lancio di una mappatura di progetti di cultura e salute su autosegnalazione, ancora in corso, ma già arrivato a quota 700; azioni di advocacy; la divulgazione di dati, best practice, strumenti e metodologie di lavoro; lo sviluppo di sei progetti pilota di ricerca-azione tra cui Music and Motherhood, Museum for Dementia, Overcoming burnout through Arts, Certificate Cultural Company.
Le sfide
Otto le sfide sociali individuate dal rapporto, per le quali le arti possono essere il fattore decisivo di diffusione del benessere:
- L’insufficienza degli investimenti sulla prevenzione e promozione della salute;
- Il benessere, soprattutto mentale, dei giovani, riconosciuto come una emergenza;
- Il benessere dei lavoratori, alla luce delle crisi dei modelli economici e del mercato del lavoro;
- La piramide demografica invertita, con l’aumento della popolazione anziana;
- La crescente crisi di salute mentale dell’intera popolazione;
- Le disuguaglianze di salute, di accesso ai servizi sanitari ma anche culturali;
- La crisi della partecipazione civica che è alla base dello sviluppo delle abilità per la vita;
- Il benessere dei curanti, nelle organizzazioni sanitarie come in quelle sociali e umanitarie.
Come la cultura e le arti possono rispondere a queste sfide?
Il rapporto restituisce le evidenze emerse dall’analisi di oltre 300 studi pubblicati dal 2019 a oggi sul ruolo delle arti per la salute, riprendendo e sviluppando lo studio diffuso nel 2019 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Le aree di efficacia focalizzate sono numerose e spaziano dal benessere individuale – con la riduzione di ansia e stress, (Wulff et al., 2021; Baltà Portolés, 2021; Zeisel et al., 2018) e il rafforzamento dei legami sociali (Billington, 2019; Mansky et al., 2020; Moss & O’Donoghue, 2020) - a quello comunitario, rispetto al quale le arti sono in grado di includere persone svantaggiate utilizzando i linguaggi artistici come mezzi di espressione e comunicazione efficace per le persone con disabilità e di migliorare la qualità dell’ambiente sociale, soprattutto a scuola (Kennedy et al., 2020) e nei luoghi di lavoro (Cacovean et al., 2021).
Le attività artistiche e culturali si sono dimostrate efficaci anche nel fronteggiare la crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19, controbilanciando gli effetti negativi dell’isolamento sociale (Tan & Tan, 2021), riducendo l’ansia (Zabini et al., 2020) e favorendo la regolazione emotiva (Elisondo & Melgar, 2021; Kiernan et al., 2021).
La cultura si conferma in questi studi un’alleata, complementare alla medicina tradizionale, nella gestione e del trattamento delle patologie, in particolare per quanto riguarda la salute mentale.
Occorrono politiche
Dalle evidenze emerse, C4H ha elaborato alcune raccomandazioni per i policy maker; in primis, inserire la cultura tra i pilastri dell’Unione Europea per la promozione della salute, come complemento al modello biomedico, in primis promuovere programmi di prescrizione sociale a base culturale, modello di intervento nato nel Regno Unito che prevede la possibilità da parte del sistema sanitario di prescrivere, accanto a terapie farmacologiche convenzionali, la partecipazione regolare ad iniziative sociali e culturali per rispondere a bisogni di salute.
Investire nella ricerca e nella formazione, inserendo le arti in tutti i curricula educativi e nell’alta formazione (soprattutto degli operatori della salute) e promuovere lo scambio di buone pratiche.
L’esperienza di CultureForHealth suggerisce che, se la cultura è in grado di supportare un approccio olistico alla salute che completa il modello biomedico tradizionale, rispetto al quale si pone in ottica di integrazione, non di sostituzione, occorre investire significativamente nella ricerca, nella costruzione di competenze, per creare un linguaggio, strumenti e strategie comuni.
A cura di Catterina Seia e Marta Reichlin
Marta Reichlin, Phd student, Università Cattolica del Sacro Cuore, The Royal Central School of Speech and Drama