Le sostanze prodotte da alcuni tipi di microrganismi “buoni” presenti nell’intestino (microbiota) sembrano in grado di potenziare l’attività dei linfociti citotossici e di migliorare l’effetto dell’immunoterapia oncologica.
Fin dai primi anni di sperimentazione dell’immunoterapia dei tumori (la terapia, cioè, che cerca di potenziare l’attività del sistema immunitario per debellare il cancro) si è cercato di capire se il microbiota intestinale (l’insieme dei microrganismi “buoni” dell’intestino) potesse avere un ruolo positivo in tutto questo, visto che una serie di molecole in grado di stimolare il nostro sistema difensivo nascono proprio nell’intestino. Il microbiota è però composto da un numero enorme di cellule batteriche, variabili da individuo a individuo (secondo alcune stime, 100 trilioni), e non è facile, per i ricercatori, districarsi in questo mondo.
Ora uno studio condotto dalle Università di Würzburg e Marburg (Germania), e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications, permette di chiarire alcuni aspetti importanti dei rapporti tra immunità e batteri, segnando così la strada per nuove, possibili applicazioni terapeutiche.
In particolare, lo studio dimostra che alcune sostanze (acidi grassi a catena corta) prodotte da determinate specie batteriche intestinali influenzano profondamente l’azione dei linfociti citotossici e di altre cellule del sistema immunitario molto efficaci nella lotta contro i tumori. Per questo, intervenendo sugli stessi batteri, oppure somministrando gli acidi grassi a catena corta, sembra possibile, almeno in teoria, potenziare la risposta antitumorale.
Occhi puntati sui linfociti CD8
Per verificare questa ipotesi, i ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti in laboratorio e dimostrato che gli acidi grassi a catena corta, e soprattutto l’acido butirrico e l’acido pentanoico, fanno aumentare l’espressione dei linfociti chiamati T citotossici CD8.
Probabilmente ciò è dovuto al fatto che questi acidi vengono utilizzati come carburante biologico dai linfociti stessi.
Gli acidi grassi a catena corta, inoltre, frenano alcune sostanze che, al contrario, agiscono da silenziatori del sistema immunitario. Tutto ciò ha come risultato un incremento della risposta immunitaria globale contro le cellule tumorali.
Nei test successivi, i ricercatori tedeschi hanno poi dimostrato che la somministrazione di acido pentanoico ad animali di laboratorio con tumori del pancreas e con melanoma (il più pericoloso tumore della pelle) si traduce in un potenziamento anche dell’immunoterapia a base di CAR-T cells (Chimeric Antigen Re-ceptor T cells), già utilizzata con successo contro alcune forme di tumore solido ed ematologico.
Le CAR-T cells, lo ricordiamo, sono linfociti T estratti dal paziente, modificati in laboratorio tramite tecniche di ingegneria genetica e poi immessi nuovamente nel sangue del malato.
Le applicazioni pratiche
Grazie ai risultati ottenuti, si pensa che un’azione sul microbiota (per esempio con una spinta alla proliferazione della specie Megasphaera massiliensis, forte produttrice di acido pentanoico), o una somministrazione di specifici acidi grassi a catena corta, potrebbero conferire alle CAR-T una potenza nuova, soprattutto contro alcuni tipi di leucemie, finora poco sensibili a questo tipo di cure.
Infine, al di là delle singole aplicazioni, lo studio conferma che il microbiota ha un’importanza cruciale, e che - conoscendolo meglio - sarà probabilmente possibile sfruttarne le caratteristiche in modo più efficace.