Una donna su otto soffre di depressione post partum. Le ricerche hanno gli occhi puntati sullo stato infiammatorio che si sviluppa dopo la nascita del bambino, per uno squilibrio del sistema immunitario. Molecole specifiche potrebbero aiutare a individuare le neomamme più a rischio.
La depressione post partum è una condizione che può diventare anche grave e che colpisce circa una donna su otto nelle settimane e nei mesi successivi alla nascita di un bambino. Caratterizzata da ansia, spossatezza, apatia, senso di vuoto, sbalzi d’umore, irritabilità e tristezza, tende a cronicizzarsi nel 30-50% delle donne che ne sono colpite, con pesanti ripercussioni sulla qualità della vita e sullo svolgimento delle normali attività quotidiane, da quelle lavorative a quelle legate all’accudimento del figlio.
Eppure, nonostante sia relativamente diffusa, questa forma di depressione non è mai stata studiata veramente a fondo, al punto che ancora oggi è piuttosto misteriosa. Ora, però, una ricerca dei ginecologi, immunologi e psichiatri del Centro di psicologia riproduttiva del Cedars Sinai Hospital di Los Angeles (Stati Uniti) fornisce alcuni tasselli importanti, che rafforzano l’ipotesi più accreditata negli ultimi anni, quella secondo cui all’origine di questa condizione ci sia un malfunzionamento del sistema immunitario.
Gli esperti di Los Angeles hanno seguito per un periodo da due a tre anni 33 donne che avevano partorito, prelevando regolarmente campioni di sangue e registrando i dati sul tono dell’umore. Come hanno poi riferito sull’American Journal of Reproductive Medicine, dall’analisi genetica del sangue è emerso un quadro piuttosto chiaro: le donne che erano andate incontro a una depressione post partum mostravano un’attivazione molto più alta di diversi geni associati all’infiammazione e ad altre reazioni immunitarie, e un’attivazione più bassa di quelli che permettono la risposta alle infezioni virali.
Queste reazioni “squilibrate” sono probabilmente collegate - come suggeriscono anche altri studi - a una ripresa non corretta dell’attività del sistema immunitario dell’organismo materno, che durante la gravidanza viene silenziato per non rigettare il feto. Dopo il parto, tutto dovrebbe tornare gradualmente alla normalità, ma in alcuni casi questo non avviene. E lo stato infiammatorio irregolarmente alto potrebbe favorire l’insorgenza della depressione, come un numero crescente di ricerche sta ormai dimostrando.
Uno dei primi obiettivi di questa ricerca - ha spiegato Sarah Kilpatrick, direttrice del Dipartimento di ostetricia e ginecologia del Cedars Sinai Hospital - è quello di mettere a punto un esame del sangue che permetta di individuare precocemente le donne più a rischio di sviluppare disturbi dell'umore post partum gravi e prolungati. Il passaggio successivo sarà lo sviluppo di terapie specifiche, legate al quadro infiammatorio. «Nessuna donna dovrebbe soffrire per anni dopo il parto», ha concluso Eynav Accortt, coordinatrice dello studio.