Per colmare il divario di genere in campo medico, la Tufts University di Boston ha avviato un progetto per curare il dolore cronico che affligge al 70% le donne. I ricercatori esamineranno 30 parametri biologici, per misurare il dolore, tenendo conto anche degli aspetti psicologici relativi a questo problema.
Il dolore cronico, dovuto a vari fattori (infiammazione dei nervi periferici, fibromialgia, traumi, esiti di interventi chirurgici e altre cause non sempre facili da decifrare), colpisce per il 70% le donne, ma è tuttora poco conosciuto e studiato in modo specifico, anche per quanto riguarda le sue conseguenze sulla sfera psicologica (spesso induce sintomi depressivi anche gravi, disturbi del sonno, affaticamento e difficoltà cognitive).
Per sviluppare nuovi criteri diagnostici e per misurare in modo più preciso il dolore cronico femminile, l'Advanced Research Projects Agency for Health (un’agenzia governativa statunitense) ha affidato tre milioni di dollari alla Tufts University di Boston, nell’ambito di un progetto più ampio (Sprint for Women's Health), che è stato avviato per accorciare le distanze di genere nelle ricerche di ambito medico (troppo spesso sbilanciate a favore degli uomini), e per fornire soluzioni alle patologie che, appunto, affliggono in modo unico, o preponderante, le donne.
La Tufts University, dovrà quindi trovare un metodo per “decifrare” in modo dettagliato le diverse caratteristiche del dolore cronico femminile: un compito non facile, vista l’estrema variabilità di queste forme patologiche, e la natura soggettiva con cui vengono percepite, spesso influenzata dal contesto familiare e sociale delle pazienti. Proprio per questa ragione, ottenere valutazioni omogenee e standardizzate è sempre stato, un obiettivo difficile da raggiungere.
I ricercatori di Boston partiranno da quanto è stato scoperto finora, e tenteranno di razionalizzare le informazioni. In particolare, quantificheranno, nelle diverse situazioni, 30 biomarcatori organici, come quelli dello stress e delle infiammazioni, e quelli specifici dei liquidi che si trovano negli interstizi delle cellule cutanee, ricchi di molecole coinvolte nella percezione del dolore.
A questi biomarcatori aggiungeranno le misurazioni di altri parametri collegati al dolore, quali la frequenza cardiaca, il respiro e la risposta galvanica (elettrica) della cute, che varia in base alla sudorazione e all’attività delle ghiandole sudoripare (a loro volta collegate allo stress e alla risposta a emozioni intense).
Il tutto verrà abbinato a una serie di questionari ad hoc, che le donne coinvolte nel progetto dovranno compilare. Tutte le informazioni (biomarcatori e risposte dei questionari) saranno poi riunite in un quadro armonico, standardizzato, grazie ai sistemi di intelligenza artificiale.
Misurare il dolore cronico in tempo reale
«Avere uno strumento oggettivo per valutare il dolore cronico femminile aiuterà a fornire una base più razionale per la diagnosi e le terapie» - spiega Sameer Sonkusale, professore di ingegneria informatica alla Tufts University e autore principale del progetto.
Successivamente, i ricercatori saranno chiamati a restringere i risultati ai cinque biomarcatori più affidabili legati al dolore, per monitorarli in tempo reale grazie a un dispositivo portatile, che a sua volta trasmetterà le informazioni al medico e alle pazienti, tramite gli smartphone. In questo modo, lo specialista potrà intervenire in maniera tempestiva e personalizzata, con consigli e terapie.
Se questo tipo di dispositivo funzionerà e verrà diffuso su larga scala - dicono gli studiosi - si otterrà una gestione del dolore al femminile decisamente migliore rispetto a quella attuale, che è relegata quasi soltanto a farmaci “standard”, non sempre efficaci. Ma la disponibilità di tali dispositivi, afferma Sonkusale, permetterà anche di accelerare lo sviluppo di nuovi medicinali e trattamenti.