Esperimento a New York su un uomo clinicamente morto. Impiantato il rene di un maiale modificato geneticamente. Nei primi 32 giorni (un record finora per questo tipo di intervento) non si è presentato il rigetto.
Nonostante le delusioni e i risultati negativi, continuano senza soste gli studi di frontiera sulla possibilità di trapiantare negli esseri umani organi di animali (soprattutto, di maiali) modificati geneticamente per ridurre al minimo i rischi di rigetto. Avevamo già parlato nel nostro blog dell'apparente successo di un trapianto di cuore di maiale su un uomo di 57 anni, che era vissuto senza problemi particolari per 47 giorni, ma poi si era aggravato all’improvviso, fino a morire. Abbiamo raccontato l’episodio in questo articolo.
Ora l’attenzione si è spostata (anzi, è tornata, dopo diverse sperimentazioni andate a vuoto) sui reni: un ambito nel quale c’è un’altissima richiesta di organi da trapiantare, negli ospedali dei Paesi più avanzati, ma anche liste d’attesa estremamente lunghe, che in certi casi portano alla morte dei pazienti, perché i tempi si dilatano troppo. Poter disporre di organi animali, al di là dei problemi etici innescati da queste procedure, aiuterebbe a migliorare la situazione.
Su questo tipo di xenotrapianti (così vengono definiti i trapianti di organi fra specie diverse) si sono impegnati con grandi energie i ricercatori del Langone Health Center della New York University, che da tempo lavorano in questo settore.
Un’équipe di nefrologi e di chirurghi ha chiesto l’autorizzazione ai familiari di un uomo di 57 anni dichiarato clinicamente morto (e a una speciale commissione etica dell’ospedale), per prelevargli entrambi i reni e sostituirne soltanto uno con quello di un maiale, al fine di verificare la reale capacità del rene suino di funzionare al posto di quelli umani. I familiari hanno accettato e anche il Dipartimento della Salute dello Stato di New York ha dato il via libera.
Occorre precisare che l’uomo era tenuto in vita esclusivamente con la respirazione forzata e con gli strumenti della circolazione extracorporea; inoltre aveva scelto di donare il proprio corpo alla scienza.
L’intervento è stato eseguito a metà luglio 2023, e il rene di maiale ha funzionato bene, senza provocare alcun tipo di rigetto, nei primi 32 giorni, «il periodo più lungo finora - spiegano i ricercatori - durante il quale un rene di maiale geneticamente modificato ha funzionato in un essere umano». L’osservazione è in corso e lo studio proseguirà fino a metà settembre.
Modificato un solo gene
A differenza di quanto era accaduto in passato con reni prelevati (senza successo) a maiali che avevano subìto decine di modifiche genetiche, questa volta i ricercatori newyorkesi hanno scelto di impiegare reni suini con un solo gene modificato. In particolare, il maiale a cui sono stati espiantati i reni era privo di una proteina chiamata alfa gal, nota per indurre reazioni di rigetto iperacuto. E questo, a quanto si è capito, ha fatto un’enorme differenza. Il rene suino ha iniziato subito a produrre urina e a mostrare una funzionalità normale, senza scatenare particolari reazioni.
Per evitare anche altri tipi di problemi, che si erano verificati in precedenti tentativi di xenotrapianto, il rene da trapiantare è stato analizzato con grande meticolosità, al fine di escludere la presenza di numerosi virus, tra i quali il citomegalovirus porcino e il retrovirus endogeno porcino (PERV), responsabili in passato del fallimento di tentativi analoghi, a causa di gravi infezioni o reazioni scaturite dopo qualche giorno.
«Sono fortemente convinto che lo xenotrapianto sia un modo praticabile per aiutare chi è in attesa di un organo» - ha commentato Robert Montgomery, responsabile dell’équipe che ha eseguito lo xenotrapianto al Langone Health Center. Il cammino si preannuncia, però, ancora molto lungo.