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Paolo Rossi Castelli10 apr 20181 min read

E se un neo ci aiutasse a individuare i numeri?

Una ricerca condotta dal Politecnico federale di Zurigo (ETH) a Basilea, potrebbe portare importanti novità nell’ambito della prevenzione dei tumori grazie all’applicazione di un tatuaggio biomedico che ha l’aspetto di un neo e che, impiantato sotto la cute rivelerebbe, attraverso l’ aumento della pigmentazione, cambiamenti, anche lievi, del corpo tipici delle fasi iniziali del cancro.

“Si tratta di un incredibile passo in avanti”, commenta l’oncologo Giuseppe Curigliano, dell’Università di Milano e direttore della Divisione Nuovi Farmaci dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo).

“Il sistema si basa sull’impianto sotto cute di cellule umane ingegnerizzate che agiscono come un sensore per monitorare il calcio nel sangue. Se i livelli si mantengono troppo alti nel tempo, dando ipercalcemia, nelle cellule si scatena una cascata di segnali che porta alla produzione di un pigmento naturale, la melanina, che va a disegnare il neo”.

Questa sorta di tatuaggio “potrà essere di grande aiuto per monitorare il calcio in quel 10-15% dei malati di tumore che sviluppa ipercalcemia”, sottolinea Curigliano. “Questo problema, che può mettere a rischio la vita dei pazienti, è provocato dalle metastasi che demoliscono l’osso liberando calcio nel sangue: grazie al tattoo biomedicale potremmo finalmente riconoscerlo e trattarlo prima che compaiano gravi sintomi come aritmie cardiache, insufficienza renale e coma”.

photo copyright: ETH

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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