Il drastico calo dei traffici marittimi ha ridotto in modo considerevole anche il rumore nelle acque degli oceani che, se è eccessivo, può danneggiare la fauna marina. Il 2020 “nominato” Anno dell'Oceano Tranquillo.
La pandemia di Covid-19 ha ridotto drasticamente, come sappiamo, il turismo e i viaggi aerei, ma ha anche determinato un forte calo dei movimenti delle navi, della pesca e dell'acquacoltura, e ha frenato l'esplorazione e l'estrazione di fonti di energia in mare, le esercitazioni militari e di guardia costiera, la costruzione di piattaforme offshore e il dragaggio di porti e canali. Tutto questo ha creato una situazione davvero unica per molti tipi di studi ambientali, tra i quali quelli per misurare il rumore nelle acque marine e i cambiamenti che si verificano in seguito alle attività umane.
Per questo ricercatori di tutto il mondo hanno dato vita a un progetto d’eccezione, basato sull’analisi dei dati di 200 idrofoni oceanici (microfoni speciali, realizzati per registrare i suoni in un liquido), non militari, sparsi in cinque continenti, con l’idea di sfruttare al massimo questa opportunità senza precedenti.
Nei prossimi mesi la rete verrà estesa fino a 500 idrofoni, raccogliendo i dati di attrezzature che già prima della pandemia erano state collocate in numerose parti del mondo per catturare i suoni delle balene e di altre forme di vita marina. Combinata con altri strumenti e metodi di monitoraggio, come la marcatura degli animali, l’analisi dei dati degli idrofoni contribuirà a quantificare l’influenza delle attività umane sui suoni, e permetterà di capire come il rumore nei mari influisca sulle specie oceaniche.
I suoni viaggiano per migliaia di chilometri
Le più grandi concentrazioni di idrofoni non militari si trovano lungo le coste nordamericane (Atlantico, Pacifico e Artico), Hawaii, Europa e Antartide, mentre nella regione Asia-Pacifico la localizzazione è più frammentaria e dovrà essere rinforzata.
Il suono viaggia per grandi distanze, nel mare, e molti animali marini lo utilizzano, insieme al sonar naturale di cui sono dotati, per navigare e comunicare attraverso l'acqua. Un idrofono può captare questi segnali, che sono a bassa frequenza, da centinaia, perfino migliaia di chilometri di distanza. Ma gli effetti dei rumori generati dall'uomo interferiscono, e sono poco conosciuti.
Per questo è necessario misurare la variabilità e il cambiamento del suono di fondo, e caratterizzare i paesaggi sonori marini, come hanno sottolineato gli esperti della cattedra di biologia dei mammiferi marini presso l'Università di St Andrews (Scozia), fra i promotori dell’iniziativa.
È urgente capire quali livelli sonori causano effetti dannosi, e dove gli animali vulnerabili possono essere esposti a suoni che superano tali livelli. Nel 2011 gli studiosi di alcuni centri internazionali di ricerche marine hanno iniziato a sviluppare l'International Quiet Ocean Experiment (IQOE), nell’ambito del quale è stato poi lanciato, quattro anni dopo, l’International Quiet Ocean Experiment Science Plan.
Lo scopo era quello di creare una serie temporale di misurazioni del suono ambientale in diverse aree marine, e il piano includeva anche la designazione del 2020 come Anno dell'Oceano Tranquillo.
Il Covid-19 ha però modificato la situazione, “silenziando” gli oceani con un’intensità che per molti decenni a venire non si ripeterà più. Per questo i ricercatori dell’IQOE hanno deciso di considerare il 2020 come l'Anno dell'Oceano Tranquillo.
Un sito per raccogliere i dati
Gli idrofoni coprono soprattutto le aree costiere con acque poco profonde (quelle più influenzate dalle attività umane) ma, al tempo stesso, comprendono anche stazioni profonde, in grado di misurare gli effetti delle sorgenti sonore a bassa frequenza su vaste zone oceaniche.
I dati raccolti vengono inseriti sul sito web dell’IQOE, con la speranza che il loro numero cresca sempre di più, mentre i ricercatori lavorano per creare un archivio globale con collaboratori che utilizzino metodi, strumenti e profondità standardizzati.
A questo studio contribuisce un nuovo software in sviluppo da parte di un team di ricercatori guidato dall'Università del New Hampshire, MANTA, che dovrebbe aiutare a standardizzare ulteriormente i dati.
Inoltre, il portale OPUS (Open Portal to Underwater Sound) è in fase di test presso l'Istituto Alfred Wegener di Bremerhaven (Germania), per promuovere l'uso dei dati acustici raccolti in tutto il mondo, e per fornire un facile accesso ai dati elaborati da MANTA.
Infine, la neonata rete di idrofoni continuerà a contribuire al Global Ocean Observing System (GOOS), una collaborazione mondiale per l'osservazione di correnti, temperatura, livello del mare, inquinamento chimico, rifiuti e altri aspetti relativi al mare.