L’Arte che stimola partecipazione conferma uno straordinario potere benefico. L’osservazione di opere d’arte tramite sistemi di realtà virtuale (VR) ha portato al miglioramento della coordinazione motoria nei pazienti che avevano sofferto di ictus.
Nel dibattito sull’arte come strumento per potenziare la riabilitazione terapeutica, si è recentemente imposto uno studio condotto dal prof. Marco Iosa, dall’equipe di ricercatori del Dipartimento di Psicologia, Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università Sapienza e della Fondazione Santa Lucia IRCCS, in collaborazione con Unitelma Sapienza.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Frontiers in Psychology, ha indagato l’effetto dell’interazione tra pazienti sopravvissuti a ictus e opere appartenenti alla storia dell’arte del passato riprodotte attraverso la realtà virtuale (Virtual Reality, VR). L’impatto dell’esperimento è stato valutato in termini di un miglioramento della coordinazione motoria nei pazienti con lesione del sistema nervoso centrale, una maggiore precisione nell’esercizio del movimento, anche in soggetti con emiplegia dovuta al danno neurologico acuto e un senso di fatica ridotto nell’esecuzione del task.
Un approccio basato sull’arte
L’esperimento ha preso avvio da alcune riflessioni e indagini incentrate sulla sezione aurea e sull’armonia nella cinetica e nel movimento, con la consapevolezza, da parte dei ricercatori, della centralità della partecipazione attiva, del coinvolgimento e motivazione del paziente sottoposto a riabilitazione, sovente soggetto a depressione.
Ciò ha portato il prof. Iosa e il suo gruppo allo sviluppo di un approccio basato sull’arte, facendo riferimento in modo precipuo gli studi sui meccanismi specchianti in rapporto alla fruizione estetica elaborati dal prof. Vittorio Gallese (neuroni a specchio) e del gruppo di ricerca dell’Università di Parma.
Le risposte dei neuroni motori attivati dall’arte – sia nel caso diretto della rappresentazione della figura umana che crea risposte di risonanza motoria ed empatica, sia i meccanismi di immaginazione e simulazione del movimento da parte del fruitore in pitture come i paesaggi, fino al livello astratto della composizione, in cui la mente simula il gesto del fare artistico – sono ancora più significative nei processi riabilitativi.
Questo in quanto per il terapeuta è fondamentale attivare tutti i canali possibili per sollecitare il movimento dell’arto compromesso.
Il team della Sapienza ha quindi coinvolto il dott. Gaetano Tieri, psicologo esperto in programmazione di VR (Santa Lucia IRCCS, Unitelma Sapienza), per creare un sistema d’interazione virtuale: il paziente, utilizzando un caschetto e un joystick che attiva un cursore, accede a una stanza ampia e illuminata con una grande tela al centro. Muovendo il joystick come fosse un pennello, il soggetto interagisce con una superficie sensibile in cui appare un’opera d’arte creata da grandi maestri, da Michelangelo a Renoir e Van Gogh.
Ogni trial consente di scoprire e co-creare completamente un capolavoro e ciò supporta in modo significativo la motivazione e la partecipazione dei pazienti. A livello motorio, i ricercatori hanno riscontrato meno errori, più controllo nel movimento, un recupero più rapido e minor percezione della fatica nell’eseguire l’attività in presenza di opere ritenute significative, a fronte dei risultati provenienti dal gruppo di controllo che ha effettuato lo stesso esercizio semplicemente colorando la tela bianca.
Effetto Michelangelo
“Effetto Michelangelo”, è questo il nome scelto dai ricercatori sia per creare un rimando al noto “Effetto Mozart”, identificato nel 1993 da F. H. Rauscher e G. L. Show, che rileva le risposte cognitive alla sonata KV 448, sia perché la ricostruzione virtuale della Creazione di Adamo della Cappella Sistina del Buonarroti è stata l’opera che ha attivato, durante la sperimentazione, la stimolazione dei neuroni specchio in modo più significativo.
Il grande interesse di questo studio è costituito anche dal fatto che il laboratorio del prof. Iosa si trova all’interno dell’ospedale Fondazione Santa Lucia di Roma e che la sperimentazione qui avviata si è rapidamente ampliata anche ad altre strutture cliniche. In particolare, il Nomentana Hospital ha adottato questa soluzione di VR nella pratica clinica per i pazienti.
Il potenziale di questo tipo di approccio basato sulle neuroscienze cognitive all’interno delle pratiche di riabilitazione clinica è elevato, ma le sue potenzialità si estendono anche all’ambito culturale e comunicativo, basti pensare alle potenziali implicazioni nell’integrazione dei percorsi museali o nei tour virtuali.
A cura di Catterina Seia e Sara Uboldi
Sara Uboldi Dottore di Ricerca in Scienze Umanistiche, Università di Modena e Reggio Emilia