Elizabeth, l’esploratrice dell’invecchiamento cellulare
Elizabeth Blackburn ha vinto il Premio Nobel per la Medicina 2009, assieme a Carol Greider e Jack Szostak, per le sue ricerche sull’invecchiamento cellulare e in particolare su come i cromosomi vengano protetti dai telomeri, i nostri orologi biologici.
Il suo lavoro ha aggiunto una nuova dimensione alla comprensione della cellula e stimolato lo sviluppo di potenziali nuove terapie.
La storia di Elizabeth
L’influenza più importante che il lavoro dei miei genitori, entrambi medici, ha avuto su di me è stata quella di farmi capire che, nella carriera, uomini e donne sono sullo stesso piano. La maternità non esclude la realizzazione professionale, anche se mia madre ha lavorato per molto tempo part-time: ero la seconda di sette figli!
[Elizabeth H. Blackburn]
Elizabeth nasce nel 1948, in Tasmania (Australia). Crescendo, è affascinata dagli animali e anche dalla nobiltà della ricerca scientifica: legge e rilegge la biografia di Marie Curie e, nella tarda adolescenza, le è ben chiaro che vuole diventare una scienziata.
Dopo aver conseguito la laurea e il master in biochimica all’Università di Melbourne, a 24 anni Elizabeth lascia l’Australia per un dottorato in Biologia Molecolare a Cambridge (Regno Unito). Lì conosce il collega John Sedat, di cui si innamora.
Elizabeth e John si sposano nel 1975 e si trasferiscono negli Stati Uniti. Visto che il marito è destinato alla Yale University, lei cerca una sede dove svolgere il suo post-dottorato. Approda nel laboratorio di John Gall, che la incoraggia a studiare i Tetrahymena, organismi unicellulari provvisti di ampi cromosomi lineari. “Era molto brava – dirà Gall – ma solo quando ha avuto un laboratorio suo mi sono reso conto che era una superstar”.
Alla fine del 1977, Elizabeth si trasferisce col marito a San Francisco. Tenta di entrare nel mondo accademico, ma riceve una serie di rifiuti, finché l’Università di Berkeley le offre una posizione di professore associato presso il dipartimento di biologia molecolare.
Nel 1984, Elizabeth e la sua dottoranda Carol Greider iniziano a fare esperimenti sulla struttura delle cellule. Assieme scoprono la telomerasi, un enzima che allunga ogni filamento di DNA prima della fase di copiatura e ha il compito di compensare l’accorciamento che avviene durante la divisione cellulare. Nel 1986 diventa professore ordinario a Berkeley e, nello stesso anno, nasce suo figlio Benjamin David.
Nel 1998 è eletta presidente della Società americana per la biologia cellulare. Due anni dopo, Elizabeth è invitata dal governo statunitense a partecipare alla Commissione presidenziale per la bioetica. Nel 2004 la sua nomina è revocata, dopo che si dichiara favorevole all’uso a fini di ricerca degli embrioni scartati nelle procedure di fecondazione in vitro.
Nel 2008 riceve il premio L’Oréal-UNESCO per le donne nella scienza, come riconoscimento alla sua carriera e per aver avviato quella di molte giovani ricercatrici.
Nel 2009 le viene assegnato il Premio Nobel per la Medicina.
La sua personalità
Oltre ad esaminare la lente del microscopio, guardo anche fuori dalla finestra per vedere come impiegare la scienza nel fare fronte ai problemi.
[Elizabeth H. Blackburn]
Elizabeth ha un carattere aperto, solare, generoso e ripete spesso che nella ricerca scientifica bisogna perseguire la gioia e l’estetica: per lei ogni esperimento dovrebbe avere la bellezza e la semplicità di una sonata di Mozart.
Nella sua formazione è stato fondamentale l’incontro con un altro premio Nobel per la Medicina, Barbara McClintock:
Barbara McClintock mi ha dato una lezione memorabile: in una conversazione che ho avuto con lei nel 1977, mi ha esortato a fidarmi del mio intuito. Ne fui sorpresa, perché allora ritenevo che per un ricercatore di biologia il pensiero intuitivo non fosse qualcosa di ammissibile. Oggi invece penso che il suo consiglio riconosca un aspetto importante e talvolta trascurato dei processi intellettuali che sono alla base della ricerca scientifica, e per me ha avuto un aspetto liberatorio.
[Elizabeth H. Blackburn]
Nel corso degli anni Elizabeth, da topo da laboratorio (come scherzosamente si era autodefinita) si è trasformata in esperta nel campo della salute e delle politiche pubbliche.
È fermamente convinta che la bioetica, sostenuta dalle migliori prove scientifiche disponibili, possa avere un ruolo importante per i ricercatori che si dedicano alle scienze biologiche e alla medicina.
La sua ricerca
Elizabeth ha individuato la struttura molecolare dei telomeri, chiarendo alcuni aspetti fondamentali della divisione cellulare e della replicazione del DNA. Se i telomeri si accorciano, le cellule invecchiano. Al contrario, se l’attività della telomerasi è elevata, la lunghezza dei telomeri si mantiene e la senescenza cellulare è ritardata.
Queste scoperte hanno avuto un impatto importante all’interno della comunità scientifica: molti scienziati hanno ipotizzato che l’accorciamento dei telomeri potrebbe essere la ragione dell’invecchiamento, non solo nelle singole cellule ma anche dell’organismo nel suo insieme.
Inoltre, con il contributo della psicologa Elissa Epel, Elizabeth ha scoperto che lo stress cronico accorcia i telomeri e va ad incidere su diverse malattie, in particolar modo su quelle cardiovascolari. Il rimedio? Migliorare il nostro stile di vita.
La salute è il numero di anni della tua vita in cui sei libero dalle malattie, sei produttivo e ti godi la vita con entusiasmo. La malattia è l’opposto, è il tempo della tua vita speso sentendoti vecchio, malato e morente.
[Elisabeth Blackburn]
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