Il canto materno è emerso come un potente strumento per migliorare lo sviluppo neuronale e il benessere dei neonati prematuri. Numerosi studi dimostrano che il canto può rafforzare il legame materno-infantile, influire positivamente sulla maturazione del sistema nervoso autonomo e migliorare il benessere generale dei neonati.
È dimostrato scientificamente che i primi mille giorni di vita sono i più importanti nello sviluppo neuronale dei bambini e delle bambine e che agire in questo arco temporale può lasciare eredità positive per il loro futuro. In particolare, le arti si rivelano efficaci nel potenziamento del legame materno-infantile, fin dalla vita intrauterina.
In un momento storico in cui le diseguaglianze di salute sono sempre più marcate e influenzano il corso della vita, è cruciale cercare di ridurle fin dalla nascita intervenendo sui determinanti sociali di salute - ovvero le condizioni in cui le persone nascono, vivono, lavorano e invecchiano – per favorire l’emergere delle potenzialità e limitare le condizioni di svantaggio già dal periodo neonatale.
Le evidenze più numerose riguardano i benefici che la voce materna ha sul ben-essere del feto che, fin dalla diciannovesima settimana di gravidanza, è in grado di reagire ai suoni partendo dal battito cardiaco della madre. Si è scoperto che l’interazione con la voce della madre, nello specifico il canto, aumenta la vicinanza emotiva percepita e rinforza il legame con i figli, fin dalla gravidanza.
Il canto non solo è benefico per tutti i legami madre-figlio fin dal concepimento, ma è anche in grado di contribuire al trattamento di sfide di salute specifiche per i neonati in condizioni di fragilità, prime tra tutte la nascita prematura, sempre più numerosa nonché prima causa di morte nei primi anni di vita dei bambini. Secondo le stime dell’ONU,1 bambino su 10 nasce prematuro, ovvero prima della 37esima settimana di gestazione, per un totale di 13,4 milioni di bambini prematuri nel mondo. Di questi, quasi un milione non sopravvive, mentre i restanti sono a rischio di sviluppare malattie gravi, tra cui disabilità e ritardi nello sviluppo, e, da adulti, malattie croniche quali diabete e patologie cardiache.
In caso di nascita prematura, è assodato che il trattamento più potente che un bambino possa ricevere è il contatto pelle-pelle con un genitore, che promuove non solo un rafforzamento dello scambio genitore-figlio, ma anche la stabilità fisiologica e lo sviluppo del bambino con effetti positivi a lungo termine.
Crescente è lo studio dell’efficacia del contatto vocale con i genitori per quei bambini nati prematuramente, ed esposti a un ambiente uditivo atipico nonché a lunghi periodi di separazione precoce dai genitori.
Per capire l’effettiva efficacia di interventi che includono il canto, uno studio ha paragonato l’effetto delle parole con quello del canto dei genitori su un campione di 80 bambini nati tra la venticinquesima e la trentaduesima settimana di gestazione. Se scarsi sono stati gli effetti sulla variabilità della frequenza cardiaca dei bambini a cui i genitori hanno semplicemente parlato, nel gruppo in cui i genitori hanno cantato sono stati riscontrati benefici nella frequenza cardiaca dei neonati.
In un altro campione, seppur limitato a 30 neonati prematuri nati tra la 25ª e la 32ª settimana di gestazione, il canto materno ha dimostrato effetti positivi sulla maturazione del sistema nervoso autonomo. Questo sistema, spesso compromesso nei bambini prematuri, è fondamentale per lo sviluppo neurocomportamentale a breve e lungo termine. I parametri di variazione della frequenza cardiaca sono stati misurati settimanalmente, prima e dopo ogni sessione di canto, per un totale di 80 rilevazioni effettuate su un gruppo di intervento e uno di controllo. Dalle rilevazioni, è stato riscontrato un aumento significativo del valore percentuale della potenza della frequenza cardiaca nell'intervallo di alta frequenza rispetto al gruppo di controllo.
L'attività vagale di bambini nati prematuramente è aumentata in modo significativo nel gruppo di intervento, migliorando potenzialmente la maturazione del loro sistema nervoso autonomo. Anche in questo caso, l’efficacia è stata più marcata nel caso in cui l’intervento ha previsto il canto e non il semplice contatto verbale, a dimostrazione della grande potenzialità dell’impiego delle arti in contesti di cura e salute.
Nonostante il crescente numero di studi dimostri l’efficacia di questo tipo di trattamento, gli interventi clinici sono ancora limitati e concentrati in alcuni eccezionali centri – tra essi, gli ospedali Sant’Anna di Torino e gli ospedali universitari di Ginevra, Modena, Bologna, Firenze e Mangiagalli - spesso legati a specifici operatori sanitari già sensibili e propensi ad inserire le arti nei percorsi di cura. Ciò è dovuto non solo a difficoltà organizzative-gestionali (di frequente legate a scarse risorse economiche), ma anche a una cultura ancora dominante nella professione e nella formazione medica, legata a modelli di intervento e formazione di tipo biomedico spesso molto settoriale.
Per essere riconosciuti come validi, questi progetti necessitano di una validazione basata su ricerche scientifiche che ne comprovino l’efficacia, similmente a quanto avviene con la sperimentazione di un vero e proprio farmaco. Ciò richiede investimenti significativi in risorse umane dedicate alla ricerca e una maggiore apertura e sensibilità nel recepire e supportare tali iniziative.
Gli sforzi richiesti sono importanti, ma i risultati lo sono altrettanto: da un coinvolgimento attivo dei genitori nelle cure neonatali possono infatti scaturire benefici non solo per i bambini e le famiglie, ma anche per le strutture sanitarie, spesso gravate da richieste eccessive e risorse insufficienti.
Una “comunità curante” che possa contemporaneamente offrire e ricevere benefici alimentando un circolo virtuoso nella cura e nel sostegno alla genitorialità: aspetti indispensabili per contrastare l’inverno demografico che stiamo vivendo.