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IBSA Foundation_i benefici della cultura sulla salute
Catterina Seia07 apr 20236 min read

Get inspired. Culture: a driver for health and wellbeing in the EU

Un nuovo rapporto dell'UCL-University College of London svela l'incredibile impatto delle arti sulla salute. Grazie a decenni di ricerca, i risultati dimostrano che la partecipazione culturale e l'espressione creativa sono correlate a una migliore salute mentale, a una riduzione dei rischi di demenza e persino a una maggiore longevità. 

Dal 2017, il gruppo di psicobiologia dell’ UCL-University college of London www.sbbreasearch.org, incardinato nel dipartimento di ricerca Behavioural Science and Health, ha pubblicato oltre 70 articoli accademici che collegano la partecipazione culturale e l’espressione creativa, al benessere delle persone, nelle diverse fasi della vita.

Nel mese di marzo 2023, un rapporto il Full report: The Impact of the Arts on Population Health, riassume il lavoro di ricerca del team UCL, tra i più attivi a livello internazionale, rilevando nuove evidenze sul collegamento tra cultura e salute: comportamenti sociali e salutari più positivi nei bambini e nei giovani, migliore salute mentale e rischi di depressione in età adulta, riduzione dei rischi di demenza in età avanzata, livelli più bassi di dolore cronico e fragilità e persino una maggiore longevità.

I risultati provengono da studi longitudinali, di coorte, realizzati dall’ UCL in UK e USA su percorsi di ricerca resi possibili dalla stretta collaborazione con il Center for Arts in Medicine dell’Università della Florida e da diversi livelli di investimenti tra attori pubblici e privati: tra gli altri Art Council of England e del National Endowment for the Arts, Bloomberg Philantropies e la Pabst Steinmetz Foundation.

Le metodologie utilizzate hanno tenuto traccia delle attività e della salute di un gran numero di persone nel corso della loro vita, permettendo di dimostrare che la relazione positiva persiste anche quanto vengono presi in considerazione fattori come la demografia, la posizione socio-economica e altre condizioni di salute.

Il rapporto è strutturato in quattro sezioni:

Raccomandazioni politiche per promuovere la partecipazione culturale come pilastro della salute pubblica

Non mancano le raccomandazioni ai policy makers e agli investitori sociali di rafforzare le linee di investimento tra Cultura e Salute su:

  • Politiche educative che introducano le arti dagli esordi, e che coinvolgano le famiglie nei programmi scolastici, per sviluppare il potenziale di ogni individuo, la salute fisica e mentale dei giovani;
  • Promozione della salute, con programmi di prevenzione che favoriscano efficaci strategie di regolazione delle emozioni attraverso le arti, migliorando le capacità di coping e aumentando la resilienza;
  • L’ingresso delle arti nei luoghi di lavoro in un periodo storico di grande trasformazione;
  • Un’assistenza clinica connessa con quella comunitaria, includendo la partecipazione culturale nell’alleanza dei percorsi di cura, partendo dalla gestione delle patologie croniche.

Perché tutto questo è importante? 

Sappiamo che la salute è diseguale, come la health literacy, ovvero la capacità di ottenere, elaborare e capire informazioni sanitarie di base ed accedere ai servizi in modo consapevole. Ma lo è anche l’accesso alle opportunità culturali.

Come afferma Daisy Fancourt, la giovane direttrice del team UCL alla quale si deve il rapporto 67/2029 di OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità, oggi una vera pietra miliare: “le arti hanno un ruolo unico e importante, ci aiutano a stare bene e vivere più a lungo, non tutti ne beneficiano come dovrebbero. Esortiamo quindi i responsabili politici, i finanziatori, le organizzazioni sanitarie e culturali a investire per opportunità più eque e di alta qualità per tutti, come pilastro della salute pubblica".

Questi risultati possono supportare i decisori politici, come gli investitori sociali, nell’investimento a lungo termine per “reinventare” con le organizzazioni culturali e socio-sanitarie il ruolo delle arti per la qualità sociale. E a causa delle conseguenze ancora pesanti della pandemia sulla salute e in modo particolare sulla salute mentale delle persone – soprattutto quelle più svantaggiate – è necessario investire su questo nuovo campo ibrido di studio, di pratica e di politiche e salire di scala e agire rapidamente, con un’azione integrata dei settori più direttamente interessati, cioè quelli della salute, delle politiche sociali e dell’educazione.

Dall’Europa forti segnali delle politiche

L’Unione Europea mostra la strada e sostiene in una modalità sempre più trasversale, con politiche e investimenti che collegano la cultura alla salute e al benessere.

Nel 2018 è stata la Nuova Agenda Europea della Cultura della Commissione Europea a introdurre un principio fortemente innovativo, indicando come pilastri delle politiche delle prossime decadi i cosiddetti crossover culturali, ovvero la necessità di creare o rafforzare relazioni sistematiche e sistemiche tra la cultura e altri ambiti di policy, un tempo debolmente interconnessi, in primis la salute per affrontare efficacemente le nuove sfide sociali. È stato un riconoscimento strategico nei confronti delle esperienze avviate, ma nel contempo una chiara indicazione dell’investimento prospettico.

Per supportare questo indirizzo, nel 2021 la Direzione Generale Cultura e Educazione della CE ha lanciato l’Azione Preparatoria ‘Cultura per la Salute’ funzionale a individuare le migliori modalità per sostenere progetti di integrazione tra cultura e benessere che saranno oggetto della programmazione comunitaria a partire dal 2024, come il piano di lavoro del Programma Horizon per il Cluster 2 sul Patrimonio culturale che prevede il sostegno a progetti di ricerca e sperimentazione tra cultura e salute. In questa direzione verrà concluso a giugno il programma di ricerca Culture4Health, azione preparatoria EU “Sviluppo politiche dal basso per la cultura e il benessere” finanziato dalla Commissione. C4H mira a facilitare lo scambio di conoscenze, esperienze e storie di successo nell’UE relative al ruolo della cultura per il benessere e la salute, mappare le pratiche esistenti più rilevanti, realizzare sul campo alcuni progetti pilota su piccola scala e fornire una serie di raccomandazioni per le politiche.

 Il progetto ha raccolto le evidenze da oltre 300 studi scientifici inerenti al contributo della partecipazione ad attività culturali per il miglioramento della salute e del benessere. Ha inoltre prodotto una banca dati di iniziative su cultura, salute e benessere, che raccoglie oltre 700 progetti, ricercabili per paese, beneficiari, e discipline artistiche. La mappatura è ancora aperta ai contributi volontari. Il primo Rapporto è stato pubblicato a gennaio 2023.

Chiara è l’indicazione del Work Plan for Culture 2023-2026, con l’area di intervento “Cultura e Salute” nell’ambito “Cultura per le persone: potenziare la partecipazione culturale e il ruolo delle culture nella società”.

E per proporre ispirazioni per le opportunità della programmazione comunitaria e per le politiche nazionali e locali, a fine del 2022, Mariya Gabriel, la Commissaria europea per Innovazione, Ricerca, Istruzione, Cultura e Giovani, ha voluto raccogliere in un catalogo le progettualità più rilevanti sostenute da finanziamenti comunitari negli ultimi due anni: Get inspired! Culture: a driver for health and wellbeing in the EU.

Gli esempi raccolti in questo catalogo della Commissione Europea contribuiscono a documentare come l’alleanza tra Cultura e Salute abbia superato la fase della mera sperimentazione e mostri, almeno in alcuni settori, maturità e solidità. Ma occorre una forte convinzione dei decisori delle politiche sociali, sanitarie e culturali nel riconoscere questo nuovo approccio come effettivamente attuabile e da regolamentare all’interno del Settore Sanitario.

Per ora, quindi, rimangono un mosaico di iniziative che dipendono ancora molto dalla buona volontà di alcuni attori sociali.

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Catterina Seia

Co-Founder e Presidente CCW-Cultural Welfare Center; Co-Founder e Vice-Presidente della Fondazione Fitzcarraldo; Vice-Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna

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