Le infezioni ospedaliere causate dai batteri resistenti agli antibiotici preoccupano le autorità sanitarie internazionali, e provocano ogni anno, nel mondo, alcune migliaia di morti. Ma ora uno studio dei ricercatori del Dipartimento di chimica dell’Università di Turku, in Finlandia, potrà aiutare ad affrontare con maggiore efficacia questo problema, combattendo in particolare una delle “famiglie” di batteri che creano maggiori danni, quella dell’Acinetobacter baumannii. Questi microrganismi si attaccano saldamente ai contenitori e agli strumenti di plastica che vengono utilizzati durante le procedure mediche, e resistono più degli altri ai normali sistemi di disinfezione.
Ma perché questo accade? Come riferisce la rivista scientifica PNAS, i ricercatori finlandesi hanno scoperto che l’Acinetobacter baumannii possiede una serie di “sporgenze”, denominate pili (simili, per certi aspetti, ai capelli), molto arcaiche nella forma, ma molto efficienti e diverse rispetto alle analoghe strutture presenti in altri microrganismi. Queste protuberanze terminano con sottili fi-lamenti simili a dita prensili, che funzionano benissimo sulle superfici in plastica idrofobica (quella, cioè che non si lascia attraversare dall’acqua, come il polistirene, il polipropilene e il polietilene), mentre non riescono ad attaccarsi alle superfici idrofile (cioè in parte permeabili all’acqua), perché questi tipi di plastica non possiedono una serie di microcavità essenziali ai “pili”.
Il gruppo di ricerca ha sperimentato con successo, in laboratorio, una serie di anticorpi specifici mirati contro le “dita prensili”, ma la loro utilizzazione su larga scala richiede tempo ed è, comunque, moto costosa. Un primo provvedimento efficace e subito applicabile – suggeriscono i ricercatori – potrebbe essere, invece, la sostituzione graduale delle plastiche idrofobiche con altre idrofile, in modo da togliere terreno agli acinetobatteri. Si potranno studiare anche nuovi antibiotici, che abbiano come bersaglio proprio questi pili inusuali.
Una curiosità: il batterio Acinetobacter baumannii è noto anche come “Iraqibacter”, perché era comparso in modo massiccio nelle strutture ospedaliere create dai militari americani in Iraq, diventando uno dei patogeni più problematici da affrontare in quelle situazioni, già così complesse.