In un suo recente articolo sul Corriere dell’Innovazione Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, spiega in modo semplice ed efficace quale deve essere a suo avviso il compito della filosofia:
Identificare e analizzare i problemi fondamentali aperti, quelli che hanno conseguenze importanti, per costruire le soluzioni più robuste e convincenti, il tutto rispettando i fatti e la logica, per spiegare come si arriva dai problemi alle soluzioni.
Un concetto ampiamente sviluppato nel suo recente libro, “Pensare l’infosfera. La filosofia come design concettuale”.
Oggi ci troviamo a vivere in uno scenario inedito, in cui il mondo online e quello offline non sono più rigidamente separati: questa nuova dimensione Floridi la chiama infosfera. Come la biosfera è il luogo in cui tutti i viventi formano la loro vita biologica, così l’infosfera è l’ambiente, costruito dalle informazioni, in cui viviamo la nostra esperienza di vita quotidiana.
In questo ambiente ci muoviamo rimanendo sempre connessi: è un’esperienza nuova, che intreccia offline e online, e che possiamo definire onlife.
Nell’onlife viviamo costantemente immersi in un mare di dati: dobbiamo imparare a capire come leggerli e selezionarli per costruire la conoscenza.
Ecco perché Floridi arriva a concepire la filosofia come design concettuale che aiuta le persone a disporre di una mappa in cui orientarsi tra una miriade di informazioni diverse.
In questo scenario avviene l’incontro tra intelligenza umana e intelligenza artificiale.
Anche qui, il filosofo ha le idee molto chiare. Come ha spiegato in un’intervista:
L’intelligenza la puoi educare. Il computer riesce a fare molto rapidamente cose complicatissime, ma ad esempio non ha l’intelligenza di capire quando si tratta di smettere di fare quel lavoro. Immagina: se scoppia un incendio, io smetto di giocare a scacchi, perdo la partita ma salvo la vita, il computer continua a giocare. Da questa scissione nascono anche una serie di problemi etici, politici, economici che ci toccano.
Dobbiamo allora evitare la trappola di adattare il mondo alla tecnologia e imparare ad adattare la tecnologia a noi stessi: è questa una delle grandi sfide che ci attendono.
Fatte queste opportune distinzioni, per Floridi l’intelligenza artificiale può svolgere un ruolo importantissimo nell’aiutarci ad affrontare le nuove sfide che abbiamo di fronte, come le pandemie:
Credo che l’IA possa fare molto, non so se per prevedere ma sicuramente per gestire e mitigare crisi come una nuova ondata di questa pandemia, o una pandemia futura, o catastrofi ambientali in arrivo, tutti eventi che sappiamo essere probabili. (…) L’utilità dell’IA non sarà quella di una panacea, ma di uno strumento potente – al servizio dell’intelligenza, della ricerca, e delle decisioni umane – per gestire efficacemente e in modo rapido enormi quantità di dati e processi complicati in scenari sempre più complessi.
È la stessa visione emersa nel recente Forum di Fondazione IBSA “Come l’Intelligenza Artificiale può cambiare lo scenario farmaceutico”, dove si rilevava che la grande sfida che abbiamo di fronte è quella di utilizzare modelli di intelligenza artificiale per comprendere e organizzare meglio la grande mole di dati di cui oramai disponiamo, in modo da estrarre le conoscenze necessarie per prendere le migliori decisioni possibili.
Dopo questa ricognizione sui profondi cambiamenti che stanno trasformando radicalmente le nostre vite, diventa quindi ancora più chiaro (e urgente) il compito che spetta alla filosofia:
Le nuove generazioni vivranno onlife in modo scontato, senza saperlo. È anche per loro, e non solo per il nostro immediato futuro, che dovremmo capire meglio in che direzione stiamo andando e fare molto di più, per salvare il pianeta e noi da noi stessi. Perché stiamo dando forma alle società iperstoriche del futuro e lo stiamo facendo nel giro di pochi decenni. Non è una scelta, ma di fronte a questa necessità fare un buon lavoro oggi non solo è doveroso, è anche più facile che riparare gli sbagli domani.