Tracciato un profilo superpreciso dei meningiomi, che rappresentano il 30% di tutte le forme di tumore al cervello. I risultati sulla rivista Nature Genetics. Primi test sperimentali con un nuovo farmaco.
Il meningioma è uno dei più frequenti tumori cerebrali (rappresenta circa il 30% di tutte le forme di cancro del cervello) e non è facile da contrastare. Come dice il nome, si sviluppa nelle meningi, le membrane che circondano la parte esterna del cervello, e può variare molto dal punto di vista istologico, cioè della struttura delle cellule cancerose, e come pericolosità: dipende anche da quali vasi sanguigni e organi vicini vengono “inglobati” dalla massa neoplastica.
Per definire bene le peculiarità dei tumori presenti in ogni singolo paziente (e dunque le possibilità terapeutiche) si ricorre, di norma, all’esame della parte asportata chirurgicamente, quando possibile. Questa analisi permette di suddividere i meningiomi in tre sottoclassi, con un’accuratezza che, tuttavia, non supera il 70%. E questo, naturalmente, non rappresenta la condizione migliore per stabilire le terapie.
Un’innovazione in questo ambito potrebbe però arrivare grazie a un importante studio genetico condotto dai ricercatori dell’Università della California, sede di San Francisco, e di quella di Hong Kong, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Genetics. Gli oncologi hanno esaminato ben 565 tumori di altrettanti pazienti, utilizzando quasi tutte le armi genetiche a disposizione per cercare di tracciare un profilo molto più accurato di quelli che si possono ottenere attualmente.
In particolare, hanno puntato l’attenzione sui frammenti di RNA tumorale (l’RNA, lo ricordiamo, è una delle molecole fondamentali per “mettere in pratica” le informazioni contenute nel DNA). Gli studiosi hanno anche esaminato quelle parti del DNA delle cellule tumorali che vengono modificate dalla presenza di “gruppi” chimici formati da un atomo di carbonio e tre di idrogeno (metili).
Cure sperimentali con abemaciclib
Una buona caratterizzazione molecolare è il primo passo, come dicevamo, verso terapie più specifiche. In particolare, gli elementi nuovi scoperti dai ricercatori hanno permesso di classificare i meningiomi in tre sottotipi diversi da quelli classici, caratterizzandoli sulla base di specificità genetiche ben distinguibili.
Uno dei “nuovi” sottotipi ha mostrato una forte capacità di duplicarsi da parte delle cellule (circostanza che spiega la facilità con cui il tumore si riforma, nonostante le terapie). Contro questo sottotipo – chiamato ipermitotico – i ricercatori hanno pensato, perciò, di sperimentare un farmaco già allo studio proprio come inibitore della rapida replicazione cellulare, chiamato abemaciclib, che è stato autorizzato recentemente dalle autorità sanitarie statunitensi ed europee solo per alcune forme di tumore al seno con un alto rischio di recidiva.
Somministrato ad animali colpiti da meningioma metastatico, l’abemaciclib ha mostrato di rallentarne la progressione, e lo stesso si è visto in un piccolo gruppo di pazienti in cui non c’era più alcuna risposta a tutte le altre cure.I sintomi sono migliorati e il volume delle lesioni è diminuito.
Inoltre, i ricercatori hanno condotto anche numerosi test su colture cellulari di meningioma e su organoidi (frammenti di cervello, con i relativi vasi sanguigni, creati in laboratorio a partire da cellule tumorali), ottenendo sempre risultati incoraggianti.
In attesa di nuovi test
Ci sono, insomma, tutti i presupposti per procedere in tempi abbastanza rapidi alla sperimentazione su un numero più ampio di pazienti, nella speranza che arrivino conferme e che presto sia disponibile, per questi malati, uno strumento terapeutico realmente efficace.
Inoltre, si spera che la classificazione genetica possa aiutare a compiere ulteriori passi in avanti per tutte le forme di meningioma, partendo proprio da una migliore conoscenza dei diversi tipi della malattia.