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Virus febbre lassa
Paolo Rossi Castelli29 apr 20213 min read

Ecco la mappa dei virus che possono fare il “salto”

Un nuovo archivio dell’Università della California cataloga i microrganismi infettivi tipici della fauna selvatica che, come SARS-CoV-2, appaiono in grado di passare anche ad altre specie, compreso l’uomo.

L’hanno chiamato SpillOver (riprendendo il termine che indica l’ormai noto passaggio di un microrganismo dalla specie di appartenenza a un’altra mai infettata prima), ed è un nuovo archivio interattivo sul web (creato dai ricercatori dell’Università della California, sede di Davis, per monitorare in tempo reale i virus potenzialmente pericolosi, tramite una rete globale aperta a tutti.

SpillOver è stato presentato sulla rivista scientifica PNAS, in un articolo che ne spiega tutte le potenzialità e ne illustra il funzionamento, molto semplice per gli addetti ai lavori e comprensibile anche da parte dei non specialisti.

Lo scopo è anche quello di aiutare i “decisori” politici ad adottare provvedimenti tempestivi e coordinati, qualora ve ne fosse la necessità, per evitare di ritrovarsi in situazioni come quella che ha permesso la diffusione della pandemia del coronavirus SARS-CoV 2, responsabile della malattia Covid-19.

Il calcolo del rischio

I ricercatori hanno tenuto conto di tre aspetti, per quanto riguarda il rischio di salto di specie dagli animali selvatici agli uomini, com’è verosimilmente accaduto per il SARS-CoV-2, ma anche per Ebola: le caratteristiche del virus, quelle dell’ospite (l’animale in cui il virus si riproduce) e quelle dell’ambiente in cui gli animali stessi vivono.

Utilizzando i dati presenti anche in altri registri pubblici e relativi a 509.721 campioni virali (prelevati da 74.635 animali selvatici), gli studiosi hanno poi inserito nell’archivio di SpillOver una prima lista di 887 virus zoonotici: virus tipici degli animali selvatici, cioè, ma che, in seguito a una serie di mutazioni, potrebbero infettare, come dicevamo, anche altre specie, fino agli esseri umani.

Alcuni erano già noti, per quanto riguarda il comportamento e la capacità di provocare malattie, ma altri erano conosciuti solo dal punto di vista genetico. Tra le 25 famiglie inserite ci sono numerosi coronavirus, insieme a decine di altri virus, tra i quali molti identificati nell’ambito del grande progetto internazionale PREDICT, attivo dal 2009 al 2020 e coordinato sempre dall’Università della California.

I  più temibili

I primi 12 virus, in ordine di pericolosità, hanno una probabilità alta - secondo gli studiosi californiani - di arrivare, in particolari condizioni, a infettare anche l’uomo.

Un po’ a sorpresa, SARS-CoV-2 si trova però solo al secondo posto, tra il virus della febbre di Lassa, considerato il più temibile di tutti (provoca una febbre emorragica), e quello di Ebola, saldamente al terzo posto.

Ma tra i primi 20 c’è anche un altro coronavirus ritenuto ad alto rischio, e indicato come PREDICT_CoV-35.

Essendo un archivio aperto all’intera comunità scientifica internazionale e basato sulla combinazione di ben 32 fattori di rischio, nonché personalizzabile per esempio in base al Paese, ci si aspetta che il sistema migliori via via che saranno aggiunti nuovi dati: grazie ad algoritmi mutuati dal calcolo attuariale (il tipo di matematica che serve per le previsioni di rischio relativo a banche, assicurazioni e così via), il programma dovrebbe imparare da solo e attribuire priorità di rischio sempre più raffinate e specifiche.

L’idea di fondo è creare una piattaforma nella quale gli esperti – anche di discipline diverse - possano discutere tra loro, condividere informazioni e alla fine elaborare dati utili, e continuamente aggiornati.

“SARS-CoV-2 - scrivono i ricercatori su PNAS - è solo una delle tante potenziali minacce virali per l'uomo. Si ritiene che circa 1,67 milioni di virus ancora non descritti esistano nei mammiferi e negli uccelli”. Bisognerà capire, aggiungiamo noi, quali abbiano hanno la capacità, almeno potenziale, di propagarsi anche all’uomo.

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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