May, la neuroscienziata che ha ricostruito la mappa del nostro cervello
May Britt-Moser ha vinto con il marito Edvard I. Moser e John O’Keefe il Nobel per la Medicina 2014 grazie ai suoi studi sulle neuroscienze, che hanno permesso di mappare le cellule che costituiscono il sistema di posizionamento del cervello
Il suo lavoro è stato determinante per scoprire l’area cerebrale responsabile della memoria spaziale.
La storia di May
Non sono sempre stata la studentessa più brillante e con i voti più alti, ma i miei insegnanti hanno visto qualcosa in me e hanno cercato di incoraggiarmi.
[May-Britt Moser]
May nasce a Fosnavåg, in Norvegia, nel 1963, ultima di cinque figli. Suo padre è un falegname, mentre la madre si prende cura dei bambini e della fattoria in cui vivono. Da giovane sua madre sognava di diventare medico e la incoraggia a studiare.
Dopo il liceo, May va all’Università di Oslo e si iscrive a Psicologia assieme a un altro giovane studente, Edvard Moser. La loro amicizia e la passione intellettuale condivisa sbocciano in un sodalizio romantico e professionale destinato a durare per decenni. Si sposano nel 1985.
Dopo aver conseguito il dottorato in Neurofisiologia nel 1995, May ed Edvard vanno a Edinburgo e poi all’University College di Londra, dove lavorano con il neuroscienziato John O’Keefe, destinato a condividere con loro il premio Nobel per la Medicina quasi vent’anni più tardi.
Sono a Londra da pochi mesi, quando a May ed Edvard arriva l’offerta di due posti di assistente professore presso l’Università di Scienza e Tecnologia di Trondheim, in Norvegia. Si trasferiscono lì nel 1996. In quegli anni nascono anche le loro due figlie.
Negli anni successivi, la carriera di May continua a progredire. Nel 2000, all’età di 37 anni, è promossa a professore ordinario. Co-fonda il Centre for the Biology of Memory nel 2002 e, dieci anni dopo, diventa la direttrice-fondatrice del Centre for Neural Computation.
Nel 2005, May e Edvard fanno una scoperta rivoluzionaria: riescono a capire come il cervello elabora i dati su dove siamo e come ci muoviamo nello spazio, per poi generare un proprio codice interno che gli consenta di utilizzare le informazioni raccolte.
Nel 2014, a soli 51 anni, condivide con suo marito e John O’Keefe il Premio Nobel per la Medicina. May ed Edvard divorziano nel 2016, ma continuano ancora oggi a lavorare insieme, uniti dalla loro passione condivisa: scoprire il funzionamento del cervello.
Abbiamo una visione comune. Ed è più forte di tutto il resto.
[May-Britt Moser]
La sua personalità
Le nostre figlie hanno scherzato a lungo sul fatto che per noi il laboratorio era come un terzo figlio e, per molti versi, non si sbagliavano. Avere due figlie biologiche, oltre che un figlio-laboratorio, ha portato una felicità indescrivibile nella mia vita! Mi ha aiutata a fare della buona scienza.
[May-Britt Moser]
May ha sempre vissuto con grande naturalezza il doppio ruolo di scienziata e di madre. Fin dai primi giorni, May ha portato le figlie in laboratorio: erano entrambe bravissime, molto ben educate e così a loro agio da giocare senza problemi. Lo ha fatto, ha spiegato, perché “semplicemente non vedevo le barriere che altri avrebbero potuto vedere”.
Da sempre May lavora duramente per assicurarsi che i suoi animali di laboratorio, ratti e topi, abbiano il miglior ambiente dove vivere e siano il più possibile felici: la maggior parte di loro sta insieme ai propri compagni, in grandi gabbie piene di nidi e di giocattoli. Per il suo centro di ricerca ha assunto un veterinario, che lavora a tempo pieno, e quattro addetti alla cura degli animali.
Si considera una persona privilegiata ed è molto grata per quanto le ha riservato la vita:
Ho avuto la fortuna di vivere una vita da favola, con un partner e un collaboratore di lunga data, Edvard Ingjald Moser, che mi ha sempre sostenuto e aiutato a realizzare i miei sogni. Abbiamo due figlie meravigliose, Isabel e Ailin: sono esseri umani saggi e amorevoli. Oltre a questo, essere una scienziata riconosciuta a livello internazionale porta molte avventure e una vasta rete di amici e colleghi in tutto il mondo.
[May-Britt Moser]
La sua ricerca
Stiamo lavorando con l’essenza stessa dell’essere umano: i nostri ricordi coscienti sono quello che ci rende ciò che siamo, e questi ricordi sono ancorati al sapere dove ci troviamo.
[May-Britt Moser]
May ha scoperto quello che è stato definito una sorta di Gps cerebrale, ovvero la modalità con cui il cervello permette di orientarsi nello spazio.
In pratica, si tratta di un ingegnoso sistema coordinato per l’orientamento (le cosiddette cellule a griglia, neuroni che si attivano quando un animale si trova in una posizione particolare nell’ambiente) che ci permette di memorizzare non solo la nostra posizione momentanea, ma anche la direzione da prendere per raggiungere la meta desiderata.
Il suo lavoro è stato fondamentale per capire meglio come si organizzano alcune cellule cerebrali molto specializzate e ha permesso di approfondire le conoscenze su come funzionano i processi cognitivi, la memoria, la capacità di progettare e di pensare.
La nostra scoperta ha sollevato nuove domande, che hanno continuato a plasmare la nostra ricerca: cerchiamo di capire come funzionano le cellule a griglia e come interagiscono con altri tipi di cellule e in strutture cerebrali più distanti. Qui, pensiamo, sta la chiave per svelare il mistero di come il cervello riesce a calcolare.
[May-Britt Moser]
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