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Paolo Rossi Castelli10 giu 20192 min read

Medicazioni “elettriche” efficaci contro i batteri | Fondazione IBSA

Una debole corrente elettrica può accelerare, in certi casi, la cicatrizzazione delle ferite: esistono diversi studi al riguardo, e negli Stati Uniti sono in commercio anche alcuni tipi di cerotti approvati dalla Food and Drug Administration (l’autorità di controllo sui farmaci) che sfruttano questo principio (in termine tecnico: wireless electroceutical dressing, o WED, cioè medicazione elettroceutica senza fili). Come funzionano le medicazioni WED? In genere contengono argento e zinco all’interno del tessuto (garze e cerotti), che – quando la medicazione viene inumidita – generano un debole campo elettrico senza alcuna alimentazione esterna, sfruttando le normali cariche presenti nelle cellule (per una complessa serie di leggi fisiche e chimiche). Ebbene, si sapeva che le medicazioni WED intervengono, probabilmente, sul biofilm, ossia sul sottilissimo strato di materia organica che i batteri formano per “proteggersi”, e che impedisce in molti casi agli antibiotici di arrivare a destinazione.

Adesso, però, un team dell’Università dell’Indiana (contea di Ohio, Stati Uniti) è riuscito a definire bene i “meccanismi” delle medicazioni WED, esaminando con il microscopio elettronico a scansione il loro effetto su ferite della pelle di animali da laboratorio (maiali), contaminate dal batterio Pseudomonas aeruginosa e dall’Acinetobacter baumannii.

Come riferisce la rivista scientifica Annals of Surgery, i ricercatori hanno tenuto sotto controllo le ferite, constatando che, già due ore dopo l’applicazione dei dispositivi WED, e poi a una settimana di distanza (quando, cioè, il biofilm è in genere presente e “solido”), non c’era più traccia della barriera creata normalmente dai batteri. Per confermare i dati, gli studiosi hanno trattato lo stesso tipo di ferite usando anche le medicazioni classiche (senza deboli correnti  elettriche), e sono riusciti a verificare che l’effetto WED accelera la cicatrizzazione, di solito ostacolata dal biofilm, mentre sulle ferite trattate con il metodo tradizionale l’infezione procedeva indisturbata.

Probabilmente, dicono gli esperti, le correnti indotte dai prodotti WED interferiscono con i campi elettrici prodotti dai batteri per comunicare fra loro e per creare il biofilm, attenuandone, o addirittura azzerandone l’effetto.

Altri studi saranno necessari, anche sugli uomini. Se, comunque, verrà confermata questa capacità di frenare i batteri, le medicazioni che sfruttano le deboli correnti elettriche potranno essere applicate, per esempio, agli strumenti chirurgici, o ai dispositivi come i cateteri e le protesi, dove il biofilm prospera e costituisce uno dei problemi principali nella lotta alle infezioni ospedaliere. Secondo i Centers for Disease Control di Atlanta (Stati Uniti), il biofilm è responsabile del 65% di tutte le infezioni batteriche acquisite a causa di un atto medico, mentre secondo i National Institutes of Health tale percentuale sale all’80%.

Fonte della foto: The Ohio State University Wexner Medical Center

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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