Gli studi sugli stati mentali e i processi cognitivi hanno dimostrato che l’interazione della nostra mente e del nostro corpo con l’ambiente, naturale e costruito, influenza i nostri stati mentali. Può avere un impatto significativo sul nostro umore, sulla nostra concentrazione. Un ambiente ben progettato, con luce naturale, colori rilassanti e spazi aperti, può favorire uno stato mentale positivo e migliorare le prestazioni cognitive. Allo stesso modo, le nostre esperienze e interazioni con l'ambiente costruito, come l'esplorazione di nuovi luoghi o la partecipazione a attività culturali, possono influenzare i nostri processi cognitivi e favorire l’apprendimento.
Si aprono prospettive entusiasmanti di avanguardia dall’incontro di architettura, neuroscienze, psicologia, urbanistica, scienze cognitive o studi di design. Questo filone di ricerca esplora il concetto della mente estesa (MME) nel contesto della progettazione di spazi umani, indagando come i processi cognitivi e gli stati mentali degli individui possano estendersi oltre i confini del loro cervello e del loro corpo, influenzando e lasciandosi influenzare dall'ambiente costruito.
È un campo interdisciplinare che ha il potenziale di rivoluzionare il modo in cui progettiamo, sperimentiamo e valutiamo gli spazi fisici e virtuali, il modo con cui interagiamo e plasmiamo ciò che ci circonda, per portare a significativi progressi sui processi cognitivi, relazionali e sul ben-essere mentale.
Architettura sensoriale: un'indagine sulla relazione tra emozioni e spazio
Come ci ricorda l’economista della cultura Pier Luigi Sacco che all’Università di Chieti-Pescara ha varato un team di ricerca in tema, già negli anni '30 l'architetto modernista austro-americano Richard Neutra, sulla base di studi di psicologia fisiologica, pubblicò "Survival Through Design" con gli esiti del suo percorso focalizzato sulla relazione tra la progettazione delle case di abitazione e gli stati di ansia di chi li vive.
Si aprì uno scenario verso la disciplina che oggi conosciamo come psicologia ambientale che si occupa di comprendere come gli esseri umani interagiscono con l'ambiente fisico circostante, indagando le conseguenti percezioni, comportamenti e gli effetti sul ben-essere. Negli ultimi decenni, studiosi come l’architetto finlandese Juhani Uolevi Pallasmaa, uno dei più suggestivi indagatori della complessità sulla relazione tra architettura, arte e vita, hanno portato avanti la ricerca all’intersezione tra neuroscienze, incarnazione e futuro della progettazione architettonica, sottolineando la rilevanza delle emozioni, dell’esperienza multisensoriale, attraverso i materiali e lo spazio, nel modellare la relazione con il mondo.
È una delle linee esplorate da NAAD. Neuroscience applied to architectural design all’Università IUAV di Venezia, diretto da Davide Ruzzon –membro dell’advisory board di ANFA, Academy of Neuroscience for Architecture di S. Diego fondato nel 2003- interpreta questa svolta, assumendo come le neuroscienze contribuiscono a sintonizzare l’ambiente costruito con i bisogni profondi e le attese delle persone, creando luoghi empatici in grado di generare emozioni.
Mente estesa: oltre i confini del cervello nella progettazione ambientale
Il concetto di “mente estesa” venne introdotto con un articolo pubblicato nel 1998 su Analysis dai filosofi Andy Clark e David John Chalmers postulando che, superando il dualismo cartesiano, i processi cognitivi e gli stati mentali possano estendersi oltre i confini del cervello e del corpo di un individuo, nell’ambiente fisico e sociale in cui agisce. Aprono il loro saggio chiedendosi “Dove finisce la mente e dove comincia il resto del mondo?”, indicando che i compiti della mente si sviluppano in modo fluido e interconnesso, in un unico flusso integrato con i dispositivi esterni che possono diventare parte integrante dei processi cognitivi.
Da allora alcuni studiosi si sono interrogati, partendo dalla pedagogia e immaginando come progettare ambienti che possano migliorare i processi cognitivi di chi li anima, favorendo relazioni armoniose tra le persone e l’ambiente. I processi di produzione e consumo della conoscenza vanno oltre il corpo, nel dialogo tra sistemi. Con la spinta all’innovazione digitale, la domanda è cogente, in quanto le funzioni della mente si ampliano vivendo dinamicamente gli artefatti tecnologici e culturali, che partecipano alla costruzione della persona.
Mente estesa e design degli spazi umani: un invito alla collaborazione interdisciplinare
Una Call for Papers su “Mente estesa e design degli spazi umani” curata da Massimo Angrilli, Alessandro Crociata e Luciana Mastrolonardo-Università di Chieti e Pescara offre l’opportunità di contribuire, invitando ricercatori, studiosi e professionisti provenienti da varie discipline scientifiche (abbracciando architettura, neuroscienze, psicologia, pianificazione ed economia urbana, scienze cognitive e design, e più in generale tutte le discipline interessate alle implicazioni dell’ambiente costruito sul ben-essere), a contribuire a documenti di ricerca originali, case study, esplorazioni teoriche.
La pubblicazione (approfondisci cliccando QUI, consegna del sommario entro il 31 dicembre 2023 e del paper 31 marzo 2024) riguarda un network di riviste che coprono un'ampia gamma di specializzazioni per creare una piattaforma di collaborazione: Frontiers in Built Environment (sezione Urban Science), Frontiers in Human Neuroscience (sezione Cognitive Neuroscience), Frontiers in Public Health (sezione Salute ambientale ed Esposoma), Frontiers in Ecologia ed Evoluzione (sezione Ecologia Urbana), Frontiers in Sociology (sezione Ecologia Urbana).
Gli argomenti di interesse includono, ma non sono limitati a:
- Strutture concettuali che collegano la teoria della mente estesa e la progettazione ambientale;
- L'influenza degli artefatti esterni e della componente biotica del sistema urbano sulla cognizione e percezione nei contesti architettonici e urbani;
- Considerazioni etiche relative all'aumento cognitivo attraverso l'ambiente costruito;
- Strategie di progettazione innovative che abbracciano il concetto di mente estesa;
- Approcci centrati sull'utente per progettare spazi che facilitino le estensioni cognitive;
- Progressi tecnologici e il loro impatto sulle interazioni cognitive all'interno degli ambienti progettati;
- Il ruolo della cultura, del contesto e delle differenze individuali nel modellare le estensioni cognitive;
- La relazione tra rappresentazione cognitiva dello spazio urbano e interazioni socio-economiche.
Per progettare qualità della vita e qualità sociale.
Per approfondire
Andy Clark, 1997, Being there
Andy Clark, 2003, Natural born cyborgs
Clark, Chalmers, 1998, The extended mind
Juhani Pallasmaa “Gli occhi della pelle. L’architettura e i sensi”, 2005; “Lampi di pensiero. Fenomenologia della percezione in architettura”, 2012; “L’immagine incarnata. Immaginazione e immaginario nell’architettura”, 2014