I ricercatori della McGill University di Montreal hanno individuato forme di vita capaci di resistere in condizioni simili probabilmente a quelle della vita su Marte. Respirano metano e si nutrono solo di materiale inorganico.
In uno dei luoghi più inospitali della Terra, nella zona artica del Canada e con condizioni probabilmente simili a quelle presenti in alcune regioni di Marte, i ricercatori della McGill University di Montreal hanno identificato microrganismi finora sconosciuti, che hanno la strabiliante capacità di nutrirsi solo di materiale inorganico, come i solfati e i solfuri, e di respirare metano e altri gas (non l’ossigeno).Non si conoscevano, finora, altri esseri viventi in grado di resistere seguendo queste regole. I risultati dello studio sono stati pubblicati sull’ISME Journal, del gruppo Nature.
Di fronte all’assoluta peculiarità di questa scoperta, l’Agenzia Spaziale Europea ha chiesto di utilizzare alcuni dei campioni prelevati nell’Artico canadese per perfezionare le simulazioni della vita sul Pianeta Rosso, e anche per testare le capacità di rilevamento della presenza di microrganismi da parte degli strumenti che verranno utilizzati nella prossima missione ExoMars.
I microrganismi “marziani” sono stati definiti litoautotrofici, un aggettivo che racconta una delle loro capacità: quella di nutrirsi di sali normalmente presenti nelle rocce.
Sono stati individuati, dicevamo, nell’Artico canadese, in un lago all’interno del quale c’è una sorgente chiamata Lost Hammer Spring, sotto uno strato di permafrost (il terreno perennemente gelato). La sorgente è quasi priva di ossigeno (la concentrazione è inferiore a una parte per milione), ha un’elevatissima salinità (24%), finora considerata incompatibile con altre forme di vita, contiene e rilascia molto metano ed è sempre a temperature sotto lo zero, attorno ai -5°C, anche se non gela, proprio per la presenza di così tanto sale: è la fonte di acqua con la concentrazione di sale più elevata mai scoperta.
Due anni di studi
I ricercatori della McGill University hanno avviato i loro studi nel 2020, desiderosi di chiarire se alcuni frammenti di codice genetico trovati negli anni precedenti fossero solo residui di epoche passate o tracce di forme di vita tuttora attive. Per capirlo, si sono avvalsi di apparecchiature all’avanguardia, e sono riusciti a ricostruire i genomi di circa 110 microrganismi, la maggior parte dei quali non era mai stata vista prima.
Ci sono voluti due anni di ricerche sui sedimenti del Lost Hammer (un tempo più lungo rispetto ad altre ricerche di questo tipo), perché il sale ostacola le indagini genetiche, quando è così concentrato, ma alla fine sono state scoperte analogie con almeno due possibili famiglie di microrganismi: alcuni Archea (forme intermedie tra virus e batteri), e alcuni tipi di batteri come i Gammaproteobacteria, che catturano le minime tracce di ossigeno presenti, e si servono dei derivati dello zolfo per espletare le loro funzioni vitali.
Cambiamento climatico e condizioni di vita sfavorevoli: gli studi proseguono
Gli studi vanno avanti, e non solo pensando a Marte. Anche sulla Terra ci sono condizioni sempre meno favorevoli, e conoscere specie viventi che riescano a resistere in situazioni un tempo ritenute incompatibili con i cicli vitali classici potrebbe riservare molte sorprese. Inoltre, alcuni tipi di questi microrganismi sono già oggi allo studio per impieghi quali la detossificazione delle acque, o la decontaminazione dei materiali danneggiati da isotopi radioattivi.
Un mondo ancora semisconosciuto
Secondo alcuni studiosi, conosciamo meno dell’1% dei batteri presenti sulla Terra: nel restante 99% si nascondono esseri viventi le cui caratteristiche ci sorprenderanno, probabilmente, per molti anni, via via che saranno scoperte e descritte.