Sperimentato con risultati positivi a Houston un mini-dispositivo che è in grado di rilasciare particolari anticorpi monoclonali direttamente all’interno del carcinoma. Esperimenti, finora, sugli animali.
L’immunoterapia dei tumori compie ulteriori passi in avanti, grazie a progressi non tanto nelle molecole terapeutiche, quanto nelle modalità di somministrazione, che potrebbero consentire di “veicolare” i farmaci anche negli organi più profondi e delicati dove, di norma, non si riesce ad arrivare, se non parzialmente.
Un esempio degli sforzi più promettenti arriva da una sperimentazione, condotta per ora sugli animali da laboratorio, di un dispositivo grande come un chicco di riso, studiato appositamente per “trasportare” anticorpi monoclonali CD40 direttamente nel carcinoma del pancreas (in particolare, nel carcinoma duttale), uno dei più difficili da trattare. Una volta inserito, il “chicco”, che contiene al suo interno canalini di dimensioni nanometriche (un milionesimo di millimetro) e membrane che regolano il rilascio degli anticorpi nel tempo, è apparso in grado di rendere più efficace la terapia.
Gli anticorpi monoclonali CD40, lo ricordiamo, sono mirati verso una proteina (CD40, appunto) che è presente su diverse cellule del sistema immunitario. L’interazione degli anticorpi con questa proteina può attivare le cellule immunitarie, rendendole più aggressive contro i tumori.
Come hanno ricordato i ricercatori dello Houston Methodist Research Institute (Stati Uniti) – autori di questo studio – sulla rivista Advanced Science, il chicco è stato capace di ridurre la massa tumorale con una dose di anticorpi immunoterapici quattro volte inferiore a quella di solito necessaria per giungere allo stesso risultato (proprio perché, essendo difficile da raggiungere, il pancreas richiede sempre alti dosaggi di farmaci), con effetti collaterali estremamente più contenuti.
Inoltre, il rilascio continuo, sempre nei modelli animali, ha mostrato di indurre un risultato significativo anche nelle masse tumorali non a contatto con il chicco, cioè di attivare un effetto che viene chiamato abscopale (ossia: al di là dello scopo primario), ben noto e altrettanto raro, ma molto importante proprio in tumori come quello del pancreas, che tendono a insorgere in più punti contemporaneamente. La riduzione delle masse è rimasta stabile per oltre cento giorni di osservazione, un tempo lunghissimo per i modelli animali, che nell’uomo potrebbe significare controllo permanente del tumore (come si vede nei casi di migliore risposta ad alcune immunoterapie).
Va ricordato, inoltre, che la procedura per inserire il chicco è mininvasiva e, date le dimensioni, non sembra pericolosa, almeno negli animali, nonostante la delicatezza e l’”imprevedibilità” di un organo come il pancreas.
In verità, esistono già da tempo anche altri dispositivi con la stessa finalità, ma sono tutti più grandi come dimensioni, e di durata limitata. Quello ideato a Houston, invece, è in grado di rilasciare gli anticorpi monoclonali per diverse settimane, e anche per questo potrebbe rappresentare una svolta. Naturalmente, lo sarà davvero solo se nuovi esperimenti confermeranno i primi, incoraggianti risultati ottenuti finora.