Cosa significa “terapia cellulare”? È una tecnica che consiste nel prelevare dal sangue del paziente una serie di cellule del suo sistema immunitario (in questo caso, i linfociti T regolatori), per modificarle in laboratorio e renderle più efficienti, grazie a procedure complesse. I linfociti così modificati vengono poi reinseriti nel sangue del paziente stesso. I test, eseguiti per ora in laboratorio dai ricercatori del King’College di Londra, hanno fornito risultati molto positivi, come gli studiosi riferiscono sulla rivista scientifica Gastroenterology, con un potenziale grado di tossicità basso. E ora si pensa di passare alla sperimentazione clinica sui pazienti, entro sei mesi.
Ecco come funziona, più in dettaglio, questa terapia innovativa: i ricercatori hanno scoperto che la maggior parte delle persone con la malattia di Crohn ha una produzione sregolata – da parte dei linfociti T – di una proteina chiamata integrina α4β7 (che sembra giocare un ruolo importante nella malattia di Crohn). Lavorando con gli specialisti del National Institute for Health Research Biomedical Research Centre (BRC), sempre presso il King’s College, i gastroenterologi sono riusciti a rigenerare i linfociti T regolatori tramite una molecola chiamata RAR568, riportando l’integrina α4β7 a livelli “sani”. «Questa è la prossima frontiera della terapia – ha commentato il professor Graham Lord, che ha coordinato lo studio – perché stiamo andando oltre il trattamento dei sintomi della malattia di Crohn e cerchiamo di “riavviare” il sistema