L’interazione sensoriale con la natura, la visione del verde, in parchi, giardini, boschi è scientificamente provata nella sua efficacia a supporto delle fragilità umane. E se il verde non c’è, l’arte ci nutre.
Secondo le statistiche diffuse da OCSE nell’aprile scorso, nel 2021 le persone a rischio di depressione nei 15 paesi monitorati raggiunge una media del 27%. Un male di esistere accelerato dalla pandemia.
La natura può essere fonte di benessere. La visione di paesaggi naturali porta in emersione sentimenti positivi stimola creatività e autostima. Rende le persone più felici. Ognuno di noi ne ha fatto esperienza, ma forse ancora non sappiamo che camminare nel verde è una vera e propria terapia, validata e riconosciuta scientificamente per migliorare il tono dell’umore e abbassare i livelli d’ansia. Il ricorso ai benefici della natura ha effetti positivi sia per curare disagi nascenti o patologie conclamate, ma soprattutto ha un grande valore nei percorsi di prevenzione e promozione della salute.
In Canada, paese in cui sta crescendo l’attenzione verso la medicina complementare, i medici di base hanno avviato la prescrizione di passeggiate nel ricco patrimonio nazionale di parchi, in alleanza alle terapie tradizionali. Con il PaRX program, promosso dalla BC Parks Foundation e assunto dal Ministero dell’Ambiente e del Cambiamento climatico per favorire la salute mentale della popolazione, vengono assegnati pass che consentono l’accesso a 80 siti.
L’indicazione terapeutica da parte dei medici canadesi, come afferma Melissa Lem, direttrice del programma PaRX, sono consigliate 2 ore di immersione della natura a settimana, di almeno venti minuti.
In Giappone, lo Shinrin Yoku – altrove conosciuto come forest bathing, o bagno di foresta, o green therapy – è riconosciuto nel ruolo terapeutico: una immersione sensoriale, una camminata che coinvolge mente e corpo, un esercizio di sguardo, una respirazione di ossigeno prodotto dalle piante che favoriscono la respirazione, riducono l’incremento dell’ormone dello stress, abbassano la pressione sanguigna e rafforzano il sistema immunitario, aumentando l’attività dei linfociti. È l’effetto della luce, dei colori, dei suoni, dai fruscii, al vento, allo scorrere dell’acqua, ai versi degli animali, dei profumi delle sostanze volatili, del tatto, dei sapori.
Alcuni alberi sono più benefici di altri per i loro poteri emissivi, balsamici. A Fai della Paganella, in Trentino, si trova il Parco del Respiro, un patrimonio di faggi e abeti maestosi che è diventato il centro del forest Bathing in Italia, con un primo corso che porta a un diploma di istruttori di terapia forestale, con focus particolare su bambini e persone con disabilità.
Natura e benessere: lo dice la scienza
Le teorie sul rapporto benefico tra uomo e natura, sono state approfondite e avvallate negli anni, da numerosi studi che hanno anche mirato a identificare la rilevanza.
Dalla fine del secolo scorso, partendo dagli Stati Uniti, architetti paesaggisti, sociologi ambientali, psicologi, medici e amministratori, hanno potuto appurare, attraverso una corposa serie di ricerche scientifiche all’interno di strutture per la sanità, che la natura e il giardino aiutano a prevenire e a curare.
Tra le pietre miliari della ricerca, il percorso tra 1972 e il 1981, del professor Roger Ulrich, docente di architettura al Center for Healthcare Building Research alla Chalmers Università di Tecnologia in Svezia, che dimostrò per la prima volta che i pazienti che godevano di una vista sul verde, avevano una morbilità inferiore, tempi di recupero più brevi, minor bisogno di antidolorifici. La Teoria del recupero dello stress di Roger Ulrich si basa sulla premessa che i giardini aiutano a mitigare stress nella misura in cui:
- creano opportunità per il movimento e l’esercizio fisico
- offrono occasioni di scelta, ad esempio nella ricerca della privacy, nella sperimentazione di un senso di controllo o situazioni che incoraggino l’esperienza relazionale, che è sostegno sociale
- rappresentano pause salutari e distrazioni.
Indirizzi confermati negli anni Novanta, dalla Teoria del recupero dell’attenzione-ART formulata dagli psicologi Rachel e Stephen Kaplan, docenti di Psicologia alla Università del Michigan, rinomati a livello mondiale nel campo della psicologia ambientale per le ricerche relative al rapporto uomo-ambiente e agli effetti della natura sulla salute delle persone.
Nel 2017, uno studio condotto dai ricercati della Harvard T.H. Chan School of Public Health and Bringham al Women’s Hospital di Boston, ha dimostrato come vaste aree di verde, possono migliorare la qualità della vita delle donne, la loro salute mentale e hanno una stretta correlazione positiva con l’aumento della longevità.
Il verde entra negli ospedali
Risale sempre agli anni Novanta il lavoro di ricerca di Clare Cooper Marcus, architetta paesaggista, professore emerito dell’Università della California, Berkeley. Le sue ricerche, condotte con studi osservazionali, hanno coinvolto oltre mille persone che usufruivano di giardini, con centinaia di interviste qualitative in quattro ospedali della California della San Francisco Bay Area. Da questo percorso sono nati indirizzi progettuali, pubblicati nel 1991 in Healing Gardens: Therapeutic Benefits and Design Recommendations, ancora oggi punti cardinali per la realizzazione di percorsi di cura che si fondino sui giardini di terapia. Gli Healing gardens del Legacy Health Center a Portland, negli Stati Uniti, sono la perfetta traduzione di questa visione che ritroviamo in moltissimi ospedali nel mondo.
Ma se il giardino non può esserci per la collocazione dell’ospedale in un centro urbano, il S. Anna di Torino, il più grande dedicato alle donne in Europa, risponde con l’arte, creando al proprio interno ambienti immersivi di visione di paesaggi naturali per favorire la risposta terapeutica delle pazienti e il benessere dei curanti.
Il Maestro della fotografia Franco Fontana, grazie alla Fondazione Medicina a Misura di Donna – ente leader nella ricerca della relazione tra cultura e salute – ha trasformato recentemente le camere di degenza di terapia intensiva e maternità con immagini di grande formato nelle quali lo sguardo delle pazienti può perdersi, in una passeggiata immaginaria e benefica.
È verde healing. Negli ospedali, come in ogni luogo di lavoro e della vita, calma, riduce lo stress, dona tempo ed energie, primo passo per il ben-essere.
A cura di Catterina Seia e Monica Botta
Monica Botta, architetto paesaggista, esperta in Healing Garden, Politecnico Milano