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Nuove prospettive terapeutiche grazie allo studio del microbioma | Fondazione IBSA

Scritto da Luca Nicola | 28 lug 2020

Dentro di noi vivono circa cento trilioni di microbi. Si chiama microbioma, è come un piccolo mondo – in realtà è più come un universo. Cento trilioni significa che se prendete un filo d’erba e ne piantate uno per ogni microbo che vive nel vostro intestino, potete riempire un milione di campi da football. È incredibilmente complesso. 

Questa descrizione dello studioso di microbiologia computazionale Dan Knights dà un’idea di quanto sia complicato – e affascinante – studiare la composizione del microbioma e i suoi effetti sul nostro organismo.

Da qualche anno molti gruppi di ricerca sono al lavoro su questo argomento, e cominciano ad emergere risultati molto interessanti. A volte, sorprendenti.

Sappiamo che il microbioma gioca un ruolo importante in diverse malattie metaboliche e che molte malattie legate all’intestino stanno aumentando vertiginosamente nei paesi sviluppati di tutto il mondo.

Da queste considerazioni è nata l’idea di indagare in quali condizioni e in che modo cambia il microbioma nei primati non umani, le scimmie:

Volevamo scoprire cosa succede al microbioma delle scimmie quando vengono trasferite dalla giungla a uno zoo. Il loro microbioma cambia? Acquisiscono nuovi microbi? Ne perdono? È una cosa positiva o negativa? Dal DNA abbiamo scoperto che due specie che in natura avevano due serie di microbi diverse, nello zoo avevano perso gran parte di quella diversità e avevano acquisito altri microbi. 

In pratica, il team di Knights ha scoperto che due diverse specie di scimmie, una volta arrivate nello zoo cambiano e diventano molto simili tra loro per il microbioma, anche se seguono una dieta diversa e sono ospitate in continenti diversi.

Qualcosa di simile accade alle persone che si trasferiscono da un continente a un altro:

Gran parte dei gruppi di immigrati e rifugiati arriva negli USA in salute sul fronte metabolico, e nel giro di pochi anni, diventa ad alto rischio di sviluppare obesità e diabete come gli altri Americani. Abbiamo scoperto che quando le persone di questi gruppi arrivano negli USA, perdono una larga parte del proprio microbioma, circa il 20 per cento, e coloro che arrivano negli USA e diventano obesi perdono circa un terzo dei microbi. 

Le cause di questo fenomeno non sono ancora ben chiare:

Sappiamo che trasferirsi negli USA è sufficiente a causare un cambiamento radicale nel microbioma, probabilmente non in meglio. Sono questi microbi che stanno causando l’obesità, o è l’obesità che causa un cambiamento nei microbi? È un punto che stiamo studiando, e le prove che abbiamo al momento nel mio laboratorio, insieme alle prove di altri laboratori nel mondo, ci dicono che certi cambiamenti nel microbioma portano all’obesità, e a un certo numero di altre malattie moderne, tipicamente occidentali. 

La buona notizia è che il microbioma può anche cambiare in modo positivo:la prossima frontiera della ricerca sarà identificare i fattori che inducono la malattia e capire, in base a essi, come possiamo modificare il microbioma per migliorare la nostra salute.

 

Uno dei prossimi passi che faremo sarà raccogliere e conservare i microbi di persone sane da tutto il mondo, in modo da tenerli come risorse colturali per quei gruppi etnici e usarli eventualmente per proteggerli nel loro adattamento alla società moderna, e per proteggere anche le future generazioni dal rischio di sviluppare queste malattie.