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Brain cancer cells
Paolo Rossi Castelli08 apr 20213 min read

Nuovo vaccino contro i tumori cerebrali “difficili”

Sulla rivista Nature i risultati di un’importante sperimentazione eseguita in Germania. Il sistema immunitario viene “orientato” a colpire una proteina alterata che è presente solo nelle cellule cancerose.

Per la prima volta un vaccino diretto contro una delle forme di tumore del cervello più difficili da curare, il glioma diffuso, ha dimostrato di essere efficace e sicuro.

Se i risultati ottenuti - per ora su 33 pazienti - dai ricercatori del Deutsches Krebsforschungszentrum e degli ospedali universitari di Heidelberg e di Mannheim verranno confermati anche su gruppi più ampi di malati, potrebbe aprirsi una nuova, importante strada nella cura di queste forme di cancro, che spesso non sono “aggredibili” completamente tramite la chirurgia e rispondono in modo limitato anche alla chemioterapia e alla radioterapia.

Il vaccino ha innescato una risposta immunitaria potente contro le cellule del tumore in 30 pazienti su 33 (pari al 93%), come riferisce la rivista scientifica Nature . Dopo tre anni, l’84% dei 33 pazienti era ancora in vita: un valore molto più alto rispetto a quanto si riesce a ottenere con le terapie tradizionali. Inoltre, nel 63% di queste persone non c’erano segni di progressione della malattia, valore che saliva all’82% per coloro che avevano risposto in modo più specifico e potente all’immunizzazione: un altro risultato non raggiungibile altrimenti.

Una scelta controcorrente

Optando per un vaccino classico (cioè per una tecnica che, in passato, non aveva funzionato con altre forme di tumore) i ricercatori tedeschi sono andati, per certi aspetti, controcorrente.

L’immunoterapia dei tumori ha infatti compiuto grandi passi avanti negli ultimi anni, ma puntando su altre strategie: per esempio, cercando di eliminare i freni “costruiti” dai tumori per bloccare il sistema immunitario (così è nata una categoria di farmaci di successo, chiamati inibitori del checkpoint), o potenziando tramite l’ingegneria genetica alcuni tipi di “poliziotti” dell’organismo (CAR-T cells). I ricercatori tedeschi, invece, come dicevamo, hanno scelto il più tradizionale vaccino.

Come funziona?

Gli oncologi hanno scoperto che in oltre il 70% dei pazienti con un glioma diffuso le cellule tumorali presentano una particolare mutazione genetica: un errore del DNA che porta alla produzione “sbagliata” di un enzima (una proteina) chiamato IDH1, con un potente effetto stimolatore della crescita tumorale.

Proprio questa proteina alterata (non presente nei tessuti sani) è diventata il bersaglio ideale per il vaccino. In altre parole, i ricercatori hanno inserito nel vaccino una versione attenuata di questa proteina, per abituare il sistema immunitario a riconoscerla e a distruggere le cellule (cancerose) che la possiedono.

Sperimentazione da premio

Il team di ricercatori, guidato da Michael Platten, direttore medico del dipartimento di neurologia dell'Università di Mannheim, aveva già sviluppato, alcuni anni fa, una prima versione del vaccino, in grado di arrestare la crescita delle cellule tumorali mutate IDH1 nei topi, e per questo aveva ricevuto nel 2019 il German Cancer Prize. Incoraggiato da tali risultati, Platten ha allora deciso di sperimentare il vaccino anche sull’uomo, e ha avviato l’”arruolamento” dei 33 pazienti, selezionati in diversi ospedali tedeschi. Tutti avevano un astrocitoma diffuso (una delle forme di glioma).

Gran parte dei pazienti che hanno partecipato alla sperimentazione, in verità, ha mostrato all’inizio una “pseudo-progressione” del glioma: in altre parole, un gonfiore del tumore, causato da un grandissimo numero di cellule del sistema immunitario stimolate dal vaccino. Ma proprio queste cellule hanno permesso poi di frenare, e di ridurre, le cellule cancerose. Le analisi hanno confermato che i pazienti presentavano un numero particolarmente elevato di cellule immunitarie T helper nel sangue, con recettori capaci di rispondere in modo specifico alla proteina IDH1. Gli oncologi sono riusciti anche a dimostrare che le cellule immunitarie avevano effettivamente raggiunto il tessuto tumorale cerebrale.

Nei prossimi mesi i ricercatori utilizzeranno il vaccino IDH1 in combinazione con gli inibitori del checkpoint, per un nuovo studio. «Questi farmaci forniscono una “spinta” al sistema immunitario - ha detto Plattern. - Ci sono buone possibilità, pensiamo, che, abbinati al vaccino, possano attivare le cellule immunitarie contro i gliomi in misura ancora maggiore».

 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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