Ideata al MIT di Boston, stimola le pareti interne dello stomaco, come se il cibo fosse presente (anche se in realtà non c’é), attivando la catena ormonale che porta alla sazietà. Per ora è stata sperimentata sui maiali, ma si pensa ai test anche sugli uomini.
Un team multidisciplinare del prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston ha messo a punto un dispositivo che, senza bisogno di farmaci, riesce a far aumentare di molto il senso di sazietà e, quindi, aiuta a non mangiare eccessivamente. Inoltre, questo mini-apparecchio, chiamato Vibrating Ingestible BioElectronic Stimulator (VIBES), ha un basso costo di produzione e, se verrà prodotto a livello industriale, avrà – secondo le prime stime – un prezzo accessibile per tutti, a differenza dei farmaci di ultima generazione, come l’antidiabetico semaglutide usato anche per dimagrire, che richiedono, in media, circa tra i mille e i duemila dollari al mese. I risultati della sperimentazione sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.
I bioingegneri del MIT sono partiti da un’idea diversa rispetto a quella su cui sono “costruiti” i farmaci: sfruttare, cioè, quello che avviene a livello fisico quando si mangia. Nel momento in cui il cibo arriva nello stomaco, una delle conseguenze più potenti è la distensione delle pareti dello stomaco stesso, che attiva recettori in grado di “sentire” l’incremento del volume, detti meccanocettori. La loro “accensione” si traduce in un aumento della secrezione di diversi ormoni associati al senso di sazietà, tra i quali quello chiamato GLP-1 (che è il bersaglio anche dei farmaci antidiabetici), e poi due molecole (peptidi) chiamate C e Pyy.
Nello stesso tempo, la distensione delle pareti dello stomaco determina una diminuzione delle sostanze che stimolano l’appetito, quali la grelina. Da qui l’idea dei ricercatori di ingannare lo stomaco, simulando l’arrivo del cibo attraverso una semplice stimolazione meccanica (anche se il cibo, realmente, non c’è), e inducendo così le pareti interne a mandare i segnali che indicano all’organismo di fermarsi, e di non mangiare più.
Per mettere in pratica questa tecnica, i ricercatori hanno creato una capsula alimentata da una minibatteria a ossido di argento, ricoperta da un gel e lunga come una pastiglia multivitaminica (circa tre centimetri), larga poco meno di uno. Una volta ingerita, la gelatina si scioglie nello stomaco e in questo modo fa partire un circuito elettronico che spinge la pillola a vibrare, stimolando i meccanocettori e, quindi, inducendo il senso di sazietà.
Nella sua versione attuale, la capsula vibra per circa mezz’ora, e deve essere assunta una ventina di minuti prima del pasto, per avere il tempo di attivarsi. Entro 4 o 5 giorni viene poi espulsa dall’organismo. Nei test sugli animali non si sono verificati eventi indesiderati quali ostruzioni, perforazioni o altri problemi imprevisti, e la pillola si è rivelata quindi sicura.
Perdere peso con una riduzione del cibo fino al 40%
Quanto agli effetti, i maiali sui quali è stata sperimentata (durante un totale di 108 pasti) hanno assunto il 40% di cibo in meno rispetto al solito, acquisendo quindi meno peso rispetto agli animali nutriti normalmente, a conferma del fatto che la loro fame era diminuita. Ora gli esperimenti proseguono, con la speranza di giungere presto ai test sull’uomo.
Intanto i ricercatori stanno provando a realizzare “pillole” meccaniche che possano durare più a lungo, grazie a un sistema di accensione e spegnimento in base alle necessità, attivato dall’esterno.
Lo scopo, come dicevamo, è comunque quello di arrivare a dispositivi che siano alla portata di tutti, e facili da usare. Se questo risultato verrà raggiunto, probabilmente molte persone eviteranno di assumere sostanze come quelle che agiscono su GLP-1 o, a maggior ragione, di sottoporsi a uno degli interventi chirurgici indicati per l’obesità (che non sono esenti da rischi e controindicazioni), preferendo ricorrere a una pillola economica che, oltretutto, non contiene farmaci.