L’autorevole quotidiano inglese “The Guardian” ha ridefinito il vocabolario che deve essere utilizzato dai propri giornalisti e redattori quando scrivono di problemi climatici.
La direttrice, Katharine Viner, ha spiegato: “Vogliamo assicurarci di essere scientificamente precisi, pur comunicando chiaramente con i lettori su questo importantissimo problema”.
Ma in cosa consistono questi cambiamenti linguistici?
Il più importante è che al posto di “cambiamenti climatici” si devono usare espressioni come “emergenza climatica” o “crisi climatica”, che riflettono più accuratamente la gravità della situazione generale; è raccomandato anche l’utilizzo del termine breakdown (collasso, rottura) per le conseguenze più drammatiche, come l’aumento d’intensità di alluvioni e uragani.
Coloro che, anche di fronte a prove scientifiche schiaccianti, negano che il cambiamento climatico stia avvenendo o sia causato dall’attività umana, devono essere definiti “negazionisti” e non più “scettici”.
E ancora: per offrire al lettore una descrizione scientificamente più accurata, meglio parlare di “surriscaldamento globale” e non di “riscaldamento globale”, per essere più chiari meglio sostituire “emissioni di biossido di carbonio” con “emissioni di gas serra”.
Nella visione di “The Guardian”, anche le immagini pubblicate devono trasmettere in modo accurato e appropriato la crisi climatica che stiamo affrontando. Nella consapevolezza che “le immagini che definiscono i cambiamenti climatici modellano il modo in cui sono comprese e attuate”.
Sappiamo tutti che le persone amano gli orsi polari e i panda, quindi queste creature attraenti sono diventate un po’ l’emblema delle specie in via di estinzione. Le immagini di questi animali raccontano un determinato aspetto della crisi climatica, ma possono dare la sensazione che si tratti di questioni remote e astratte, di un problema che non è umano, né particolarmente urgente.
Invece, per dirla con Viner, “Le persone devono ricordare che la crisi climatica non è più un problema futuro: dobbiamo affrontarla adesso, e ogni giorno è importante”.
La strada da seguire è allora un’altra: bisogna mostrare l’impatto diretto delle problematiche ambientali sulla vita quotidiana delle persone e cercare di indicare l’entità reale di questo impatto.
Va in quella direzione anche la decisione, a partire da quest’anno, di segnalare nelle pagine meteorologiche di “The Guardian” l’aumento del livello globale di anidride carbonica, che è la misura più semplice di come la combustione di massa di combustibili fossili stia sconvolgendo la stabilità del clima.
È innegabile che tanti degli aspetti che più rappresentano la crisi crescente del nostro pianeta – gli impatti sulle comunità, sulla biodiversità, sull’agricoltura, sull’acqua e sull’approvvigionamento alimentare – siano molto più difficili da descrivere, anche visivamente.
Abbiamo quindi bisogno di nuove parole e nuove immagini per nuove narrazioni.