Negli Stati Uniti è stata messa a punto una nuova tecnica per cancellare il dolore: il raffreddamento dei nervi. Una sottile striscia di materiale bio-riassorbibile, inserita intorno ai nervi, abbassa drasticamente la temperatura, frenando gli stimoli dolorosi.
Una terapia del dolore alternativa
Da diversi decenni la terapia del dolore è affidata soprattutto agli oppioidi (morfina e altri), che sono molto efficaci, ma anche gravati da effetti collaterali significativi, e possono innescare pericolose forme di dipendenza, soprattutto se utilizzati in modo poco attento. Per questo, da tempo, si stanno cercando possibili alternative.
Una delle più interessanti è descritta in un articolo pubblicato sulla rivista Science dai ricercatori della Northwestern University (Stati Uniti), che propongono un sistema non basato su farmaci, ma su una particolare terapia del freddo. Il freddo, come si sa, attenua gli stimoli dolorosi: basta pensare alle borse del ghiaccio. Più in dettaglio, gli studiosi americani hanno creato una sottilissima striscia elastica, costituita da materiale bio-riassorbibile, che va inserita intorno a singoli fasci nervosi, e li avvolge delicatamente, producendo un raffreddamento preciso e mirato, che li intorpidisce e blocca i segnali del dolore verso il cervello. Quando questo dispositivo non è più necessario, si scioglie, letteralmente, e viene eliminato attraverso i reni, senza la necessità di un intervento chirurgico.
Come le dita intorpidite
«La nostra tecnica» – spiega il bioingegnere John Rogers, coordinatore dello studio – «sfrutta procedimenti che hanno alcune somiglianze con quelli che provocano l'intorpidimento delle dita, quando sono fredde. L’impianto consente di produrre quell'effetto in modo programmabile, direttamente e localmente sui nervi mirati, anche quelli profondi all'interno dei tessuti circostanti».
Ma come avviene, tecnicamente, il raffreddamento? La striscia creata dalla Northwestern University è larga al massimo 5 millimetri, con lo spessore di un foglio di carta, e può essere inserita dai neurochirughi senza interventi particolarmente invasivi. Per indurre il freddo, il dispositivo contiene due minuscoli canali: in uno scorre un liquido di raffreddamento (perfluoropentano), mentre nell’altro è presente azoto secco, un gas inerte. La quantità di queste due sostanze può essere regolata tramite una mini-pompa esterna. Quando il liquido e il gas fluiscono in una “camera” condivisa, all’ interno della fascia, si verifica una reazione che fa evaporare in modo rapido il liquido, creando un forte abbassamento della temperatura. Durante queste operazioni, un minuscolo sensore integrato monitora la situazione, per evitare un eccessivo raffreddamento del nervo, che potrebbe causare danni ai tessuti. Nei test effettuati sugli animali da laboratorio l’effetto antalgico è apparso subito evidente.
Vaste applicazioni potenziali
Per adesso il prototipo non è ancora pronto per essere sperimentato sull’uomo, perché restano molti dettagli da ottimizzare, ma quando lo sarà, se si confermerà in grado di annullare il dolore, potrà trovare immediate applicazioni.
Per esempio, potrà essere impiegato negli interventi di amputazione, cui segue sempre un intenso dolore, ma anche per combattere la cosiddetta sindrome dell’arto fantasma, causa anch’essa di intense sensazioni dolorose. Il nuovo dispositivo, in verità, potrà essere utilizzato – secondo i ricercatori – anche per evitare il dolore post-chirurgico di molti altri interventi. Inoltre, si pensa, in caso di dolore cronico, a pompe semplici (simili a quelle per l’insulina), con le quali azionare la miscelazione del liquido e del gas, nel momento del bisogno.
In passato altri centri di ricerca avevano puntato sul freddo (crioterapia) per alleviare il dolore, utilizzando – ad esempio – aghi per iniettare sostanze capaci di abbassare drasticamente la temperatura. Ma queste tecniche non permettevano di raggiungere nervi specifici e raffreddavano vaste aree di tessuto, creando effetti indesiderati, come danni alle cellule e infiammazioni. Il sistema messo a punto dalla Nortwestern University, invece, sembra superare questi problemi.