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Paolo Rossi Castelli06 ott 20223 min read

Salute mentale dei giovani: arrivano i robot in ascolto

I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno utilizzato un umanoide chiamato Nao per valutare il benessere mentale dei più giovani. L’assenza di interlocutori umani spinge i bimbi a parlare con maggiore sincerità, anche di temi delicati e difficili.

I bambini del futuro avranno, probabilmente, anche interlocutori molto particolari, per la valutazione del loro benessere: i robot chiamati Socially assistive robots (SARs). Entrando in relazione con queste apparecchiature, infatti, i più giovani si trovano in un mondo a loro già familiare e molto “fisico”, e riescono così a esprimere un eventuale disagio (e in generale le emozioni) in modi che non sempre emergono nel rapporto con le persone: i genitori, o i medici e gli psicologi.

La validità dei robot e, nello specifico, di un umanoide chiamato Nao, alto circa 60 centimetri, è stata sperimentata da un gruppo di esperti dell’Università di Cambridge (Gran Bretagna), i ricercatori dellAffective Intelligence and Robotics Laboratory del Department of Computer Science and Technology, che hanno presentato i risultati ottenuti su 28 ragazzini di età compresa tra i 9 e i 13 anni alla recente IEEE International Conference on Robot & Human Interactive Communication, organizzata a Napoli.

È la prima volta, hanno spiegato gli studiosi, che i robot vengono utilizzati per valutare il benessere mentale dei bambini.
I piccoli hanno partecipato a diverse sessioni individuali da 45 minuti luna, durante le quali Nao poneva quattro tipi di domande: una serie aperta, sulle sensazioni positive o negative provate nella settimana precedente; un questionario chiamato Short Mood and Feelings Questionnaire; un test basato sulle reazioni di fronte ad alcune fotografie (Childrens Apperception Test); e la Revised Childrens Anxiety and Depression Scale, unaltra serie di domande per valutare ansia, depressione e panico.

Benessere mentale grazie ad una interazione facilitata

I ragazzi potevano rispondere parlando, ma anche toccando alcune parti di Nao nelle quali erano presenti dei sensori, per esempio le mani e i piedi. Nel frattempo, altri sensori posti sui ragazzi stessi misuravano la frequenza cardiaca, i movimenti degli occhi e della testa, più altri indicatori di stress.In generale i ragazzi hanno riferito di avere gradito linterazione con il robot, e hanno fornito dati più completi, intimi e veritieri rispetto a quanto non avessero fatto con intervistatori umani, probabilmente perché percepivano come totalmente inoffensivo Nao, al contrario di quanto accade quando lintervistatore è un uomo.

«I bambini vedono il robot come un confidente - ribadisce la ricercatrice Nida Itrat Abbasi - e si sentono come se non si mettessero nei guai, perchè condividono i segreti con lui. Altri ricercatori hanno scoperto, poi, che è più probabile che i bambini raccontino informazioni private come quelle relative a episodi di bullismo, per esempio a un robot rispetto a quello che farebbero con un adulto».

Dallo studio dei ricercatori britannici è emersa anche una sorta di polarizzazione delle risposte: i bambini che non stavano vivendo un disagio, cioè, hanno fornito mediamente risposte più positive rispetto a quanto emerso nelle sessioni di controllo, mentre chi si trovava in una situazione di difficoltà ha avuto reazioni più pesanti rispetto ai controlli, probabilmente perché riusciva a esprimere meglio i sentimenti negativi.

Aiutanti e non sostituti

Gli esperti sottolineano che lo scopo di questi robot non è quello di sostituire il rapporto del ragazzo con il terapeuta, o i parenti. Tuttavia, le macchine possono aiutare ad avere un quadro più completo della situazione, e a integrare le informazioni.

Uno strumento di questo tipo hanno commentato gli studiosi potrebbe essere particolarmente utile in questo momento post pandemico, nel quale stanno emergendo sempre più i danni dellisolamento, della didattica a distanza e in generale delle limitazioni alla socialità subiti da bambini e ragazzi a causa dei provvedimenti anti-Covid. Ovunque, nel mondo, si registrano aumenti significativi di ansia, depressione, dipendenze e perfino suicidi, per contrastare efficacemente i quali potrebbero essere utili mezzi anche innovativi come i SARS, già impiegati come coach mentali per gli adulti e gli anziani.

Le prossime tappe della sperimentazione prevedono lo studio di campioni più ampi ed eterogenei di bambini, e la verifica dei robot come interlocutori anche tramite chat video (quindi non “in presenza”).

 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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