Una nuova terapia alternativa, messa a punto dai ricercatori del MIT di Boston, sembra in grado di curare l’intestino. Si tratta di un farmaco basato sulle tecniche della cucina molecolare che riduce le infiammazioni intestinali.
Una schiuma al monossido di carbonio per curare, in modo inedito, le infiammazioni del tratto gastrointestinale, comprese le coliti, le epatiti e le proctiti (infiammazioni che colpiscono il tratto finale del retto). È questa la proposta innovativa, e per certi aspetti sorprendente, che arriva dai bioingegneri e gastroenterologi del Massachusetts Institute of Technology, del Brigham and Women’s Hospital (Harvard Medical School) di Boston e da ricercatori di altre istituzioni statunitensi.
Gli studiosi si sono fatti ispirare dai principi della cucina molecolare per mettere a punto una sostanza in grado di cambiare, almeno potenzialmente, la terapia di questo tipo di patologie. La cucina molecolare, lo ricordiamo, è la disciplina che – se vogliamo utilizzare la definizione dell’Enciclopedia Britannica – cerca di generare nuove conoscenze utilizzando la chimica e la fisica alla base dei processi culinari.
Il monossido di carbonio (formula chimica CO) è un gas di per sé molto pericoloso, se viene respirato, perché si lega stabilmente all’emoglobina del sangue, impedendo il trasporto dell’ossigeno ai tessuti, e dunque provocando danni anche gravi, fino alla morte, se l’inalazione si protrae a lungo e ad alte concentrazioni. A piccole dosi, però – spiegano i ricercatori americani sulla rivista Science Translational Medicine – il CO può avere effetti terapeutici, soprattutto nei confronti delle infiammazioni, e può aiutare la rigenerazione dei tessuti.
Finora, però, nessuno era riuscito a sfruttare adeguatamente questa caratteristica del monossido di carbonio, perché non si era mai trovato il modo di veicolarlo a contatto dei tessuti attraverso una via diversa da quella aerea (somministrazione che, come dicevamo, può essere molto pericolosa).
I ricercatori di Boston hanno allora pensato – prendendo spunto dalla cucina molecolare – di incorporare il gas in una schiuma, proprio come fanno gli chef utilizzando l'anidride carbonica (quella delle bollicine dell’acqua minerale gasata) per creare schiume infuse con frutta, verdura o altri aromi. Le schiume degli chef vengono in genere realizzate aggiungendo un agente addensante a un liquido o a un cibo solido trasformato in purea, e poi montando il tutto, per incorporare aria, o utilizzando un sifone che inietta gas come l’anidride carbonica, appunto.
Molto bassa la tossicità
Per “maneggiare” il monossido di carbonio i ricercatori hanno progettato sifoni specifici (diversi da quelli classici della cucina molecolare) e poi hanno unito il CO a sostanze commestibili quali le maltodestrine, alcuni tipi di gomma, la metilcellulosa e gli alginati. Hanno così ottenuto una schiuma con diverse concentrazioni di monossido di carbonio, da somministrare per via rettale, ma anche per via orale.
Una volta arrivata a destinazione, la schiuma libera il monossido di carbonio direttamente sui tessuti infiammati.
Se utilizzata per via rettale, la schiuma si è rivelata capace, negli animali da laboratorio, di ridurre in misura significativa le coliti e le proctiti. Analogamente, se assunta per via orale, è stata efficace nell’attenuare le epatiti indotte da un eccesso di paracetamolo, tipico modello di epatopatia.
Nei test effettuati, inoltre, non è emerso alcun tipo di tossicità, anche perché – non essendo inalato – il gas si è legato in misura molto ridotta al sangue.
I ricercatori vogliono ora sperimentare questa schiuma, e anche altre realizzate con gas differenti, per la cura di patologie diverse da quelle intestinali. Nel frattempo, hanno creato anche gel e materiali solidi (ispirati a quelli delle caramelle frizzanti, che incorporano l’anidride carbonica), tutti contenenti CO.
Intestino irritabile e altri disturbi: rimedi alternativi
Per quanto riguarda le malattie intestinali, i trattamenti attuali per la colite e altre condizioni infiammatorie come la malattia di Crohn – ricordano gli studiosi americani – coinvolgono di solito farmaci che frenano il sistema immunitario, il che può rendere i pazienti più suscettibili alle infezioni. «Trattare queste condizioni con una schiuma che va applicata direttamente al tessuto infiammato – scrivono i ricercatori – offre una potenziale alternativa, o almeno un approccio complementare, a quei trattamenti immunosoppressori».