Il 26 novembre al LAC di Lugano si è parlato di scienza, arte e cambiamenti climatici con Julian Charrière, tra gli artisti svizzeri più innovativi della sua generazione e Felix Keller, professore al Politecnico di Zurigo e glaciologo, da anni attivo nella ricerca contro lo scioglimento dei ghiacciai. A moderare l’incontro Dehlia Hannah, ricercatrice e filosofa della scienza, che ha condotto la conversazione con grande maestria, focalizzando l’attenzione dei due ospiti su alcuni temi specifici.
Vi proponiamo qui di seguito un’ampia sintesi della conversazione.
Che cosa ci ha portato ad occuparci di ghiacciai
Charrière
Il viaggio in nave in Antartide è stato straordinario: non si sapeva mai cosa aspettarsi, pezzi di ghiaccio enormi emergevano improvvisamente dal buio, apparivano e sparivano… Un drone filmava il paesaggio, un altro immortalava i momenti di luce e di ombra, che erano brevissimi. Tutte queste operazioni sono state una fonte d’ispirazione per ricreare qualcosa a livello artistico. In fondo sia io che Keller cerchiamo di salvare e proteggere un’immagine: il glaciologo cerca di farlo con apparecchiature tecnologiche.
Keller
C’è un lato romantico, ma c’è anche una parte logica e rigorosa nella conservazione dei ghiacciai. Da ragazzino amavo vedere l’abbondanza di neve, il ghiacciaio è un paesaggio che fa parte del mio cuore: le vibrazioni del ghiacciaio si vedono, si sentono…
Ma quali sono le motivazioni che mi spingono a lavorare? Ho capito che la glaciologia può essere un importante campo di ricerca: è fondamentale conoscere il comportamento dell’acqua, perché in molte regioni i ghiacciai stanno per scomparire. Dal popolo del Ladakh, in India, ho imparato che bisogna portare soluzioni. C’è un notevole divario tra quello che è il cambiamento climatico e cosa dobbiamo fare per agire: occorre mutare la prospettiva e trasformarla in modo positivo, per avere più energia nel contrastare questo fenomeno.
La visione dell’artista
Charrière
Dal mio punto di vista, ci sono troppe immagini che rendono banali i Poli. Io ho deciso di creare una nuova narrazione molto diversa, che rendesse la fragilità e la magia di questi luoghi. Per farlo ho utilizzato un drone.
La prima volta che mi sono trovato davanti questo paesaggio mi sono sentito intimidito, per me il ghiaccio è speciale… Io lavoro su tanti temi, ma non sulla costruzione di questo ambiente, già fin troppo costruito… Mi interessava giocare con i cliché, fare una proposta visiva nuova, all’interno di questa costruzione fittizia.
La prospettiva di un mondo trasformato
Charrière
Se pensiamo agli orsi, ai lupi, sono tutti animali che stanno sparendo a causa nostra. Non saremo in grado di sopravvivere se non punteremo sulla cooperazione. Abbiamo fatto già un passo oltre: dobbiamo capire come adeguarci oggi a questi problemi.
Keller
Non abbiamo alternativa, dobbiamo raccogliere acqua dolce, forse dovremo cambiare il modo di raccoglierla. I ghiacciai devono essere mantenuti come riserva di acqua dolce per le future generazioni, e con il progetto MortAlive servono sistemi che producano 30.000 tonnellate di neve senza energia elettrica. E’ con progetti come questo che possiamo guardare al futuro in modo diverso, con rinnovato entusiasmo.
Le sensazioni che trasmette l’arte nella relazione con il cambiamento dell’ambiente
Charrière
Gli artisti devono prendere e andare, fare lavoro sul campo, esporsi. Per me non è importante la componente di pericolo: devo creare qualcosa all’interno di un sistema più ampio. Gli artisti possono reagire e creare nuove realtà: per questo ho deciso di lavorare durante la notte. Volevo mostrare la parte buia e oscura di questa regione. La notte è come qualcosa di extraterrestre: ci sono momenti di buio per 24 ore, dove l’oscurità è come una tenda grigia, con una paletta di colori molto particolare. Volevo creare uno spazio conosciuto, creare un’inquadratura particolare… C’era un aspetto intuitivo del progetto, con una sensazione di disorientamento, che ti portava a galleggiare in un ambiente non conosciuto… Si seguivano le cose piano piano, le cose che si scioglievano le une nelle altre… Tutte queste cose mi hanno motivato molto nel realizzare il progetto.
Keller
Noi non lavoriamo mai di notte. Ma ho fatto esperienze particolari in ambito Permafrost (ndr: terreno dove il suolo è perennemente ghiacciato). Il nostro progetto non è una soluzione, perché si tratta di volumi e masse enormi… Si crea però molta motivazione, che ci porta ad agire contro il cambiamento climatico.
C’è un rapporto segreto tra musica e ghiacciai
Keller
In ogni congresso di glaciologia c’è sempre musica prodotta dagli scienziati: tutti vogliono suonare, perché musica e ghiacciai fanno entrambi parte dei loro cuori. Il perché non lo so. Forse le vibrazioni blu dei ghiacciai producono note musicali dentro gli scienziati…
Charrière
Ho messo un microfono sotto il ghiaccio. Poi ho lavorato con un produttore a Berlino. Il risultato? Una sorta di fusion di suoni reali e immaginari, in paesaggi immaginari. A volte si sente un fiocco di neve che si scioglie sul microfono. O il rumore assordante di un iceberg che si muove…