Al Forum di Fondazione IBSA “Revolutionary therapies for cancer”, che si è svolto a Lugano il 21 giugno 2019, si sono confrontati tre autentici giganti della ricerca oncologica: l’americano Carl June, pioniere delle CAR-T cells e direttore del Center for Cellular Immunotherapies alla University of Pennsylvania; Michael Hall, docente al Biozentrum dell’Università di Basilea e iniziatore di un filone di studi, sulla proteina mTOR (cruciale per la crescita delle cellule), che ha portato allo sviluppo di farmaci attivi nei confronti di diversi tumori; e Alberto Mantovani, professore alla Humanitas University di Milano e direttore scientifico dell’Humanitas Research Hospital, che con le sue ricerche è stato fra i primi a occuparsi di immuno-oncologia.
Infine Solange Peters, prossima presidente della European Society for Medical Oncology (ESMO), ha raccontato come la «medicina di precisione» ha cambiato il modo di curare alcuni tipi di tumore polmonare.
Vi proponiamo qui di seguito una sintesi delle nuove prospettive di ricerca delineate dai relatori.
Alberto Mantovani
È indubbio che gli studi degli ultimi vent’anni nel settore immunologico hanno cambiato, e sempre più cambieranno, il nostro modo di affrontare il cancro. Abbiamo scoperto che il sistema difensivo dell’organismo riesce a identificare le cellule tumorali, le circonda, le infiltra, ma poi, in certi casi, si ferma, senza distruggerle. Adesso l’obiettivo è arrivare a far sì che l’organismo si difenda in modo “pieno”, senza i freni innescati dal tumore.
Fra i “poliziotti” del sistema immunitario, un ruolo particolarmente attivo nell’aiutare il tumore arriva dai macrofagi. Queste cellule sono una componente chiave dell’infiammazione: un meccanismo difensivo molto importante, ma che in certi casi favorisce il tumore. Oggi abbiamo le prove sul reclutamento dei macrofagi, da parte delle cellule cancerose, e sull’asservimento funzionale di questi “agenti corrotti”. Naturalmente, man mano che vengono identificati questi meccanismi, diventa anche possibile trovare nuove terapie, per bloccarli.
Con il nostro stile di vita, comunque, possiamo fare molto, per allontanare il rischio-cancro. C’è una rapidissima formula: zero, cinque, trenta. Intendo dire: zero sigarette, cinque porzioni al giorno di frutta e verdura, trenta minuti di movimento. Già solo applicando quotidianamente, con costanza, questa piccola regola, si eviterebbero centinaia di migliaia di nuovi casi di cancro.
Michael Hall
La proteina TOR regola la crescita delle cellule e, anche per questo, ha un ruolo centrale nello sviluppo di molti tumori. Questa proteina può essere frenata da un farmaco chiamato rapamicina, o da altri simili. Ma è allo studio anche una nuova generazione di molecole in grado di bloccare la proteina TOR con meccanismi d’azione diversi dalla rapamicina. Stiamo aspettando i risultati delle prime sperimentazioni cliniche, a questo proposito.
La proteina TOR è presente in tutti gli esseri viventi eucarioti (cioè in quelli che possiedono, come noi, cellule con un nucleo ben delimitato, che contiene il DNA), dai lieviti alle piante, ai vermi, alle mosche, fino ad arrivare ai mammiferi, e dunque agli uomini. È implicata nello sviluppo del cancro, ma sembra avere un ruolo significativo anche nell’invecchiamento e in patologie come quelle cardiovascolari, l’obesità e il diabete. Alla luce di queste evidenze si sta discutendo sulla possibilità di non limitare l’uso dei farmaci che la inibiscono ai soli tumori. Molti studi, però, saranno necessari, perché non è ancora ben chiaro il modo in cui la proteina TOR interviene nel coordinare e integrare la crescita corporea e il metabolismo, mentre è stato identificato con maggiore chiarezza il ruolo che questa proteina ha nel controllo della crescita delle singole cellule.
Carl June
Le cellule CAR-T sono linfociti T (elementi fondamentali del sistema immunitario) che vengono prelevati dal sangue del paziente e modificati geneticamente, tramite appositi virus, per fare in modo che sappiano riconoscere le cellule tumorali (grazie a particolari recettori), e poi reinfusi nello stesso paziente, dopo averli moltiplicati in laboratorio milioni di volte. CAR è l’acronimo di Chimeric Antigen Receptor. Le CAR-T cells sono una via terapeutica importante, in grado di curare malattie non guaribili con altri farmaci e, per adesso, sono state approvate dalle autorità statunitensi, canadesi ed europee per il trattamento di tumori maligni delle cellule B (leucemia linfoblastica acuta e alcuni tipi di linfomi avanzati) nei pazienti pediatrici e adulti. Ora la sfida è estendere l’uso di questa terapia anche ai tumori solidi (non solo, dunque, a quelli del sangue e del sistema linfatico).
Le cellule CAR-T, dicevamo, hanno dimostrato, dopo lunghi anni di studi e di tentativi, che le cellule immunitarie potenziate con l’ingegneria genetica possono servire come importante nuova classe di terapie contro il cancro. Ma molto probabilmente sarà opportuno, o necessario, integrare questo nuovo settore della medicina con quelli più classici e ampiamente sperimentati della chemioterapia e radioterapia.
Un’altra sfida per la ricerca è quella di rendere le CAR-T cells sempre più affidabili, efficaci e sicure. A questo proposito, il continuo emergere di tecniche nuove per l’ingegneria genetica cellulare fornisce un set di strumenti che permetteranno di programmare le cellule del sistema immunitario in modo sempre più preciso, dando il via alla prossima generazione di cellule T intelligenti.