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IBSA Foundation_trapianto faccia-occhio
Paolo Rossi Castelli27 set 20243 min read

Per la prima volta un trapianto facciale di successo, occhio compreso

L’intervento al viso, di estrema complessità, è stato eseguito a New York. I tessuti oculari funzionano bene, ma non è stato possibile rigenerare il nervo ottico e far recuperare la vista al paziente. L’operazione è però servita per sperimentare una serie di tecniche chirurgiche che potranno essere molto utili in futuro per il trapianto degli occhi.

Il suo nome è Aaron James, ha 47 anni, abita a Hot Springs, Arkansas ed è il primo essere umano ad avere ricevuto un trapianto facciale che include metà viso e un occhio.

Il suo caso è stato raccontato sulla rivista JAMA e ripreso da numerose altre testate scientifiche, tra le quali Nature. Questa operazione presenta diversi aspetti innovativi, e solleva la speranza che, in futuro, si riesca a trapiantare un occhio funzionante, sebbene quello di James non lo sia.

L’uomo, nel 2021, era rimasto folgorato da una scarica elettrica mentre lavorava su una linea ad alta tensione. Aveva così perso la mano dominante (la sinistra), il mento, il naso e l’occhio sinistro. Nei due anni successivi aveva potuto ingerire solo cibi liquidi, non sentiva alcun odore, aveva grandi difficoltà a parlare o a ridere, e usciva solo coperto da una sorta di maschera e da una benda sull’occhio perso.

Poi, nel maggio del 2023, è stato operato, presso il New York University (NYU) Langone Health di New York. Oggi, un anno dopo, sta bene ed è tornato a sentire gli odori e, anche se non vede, ha la sensazione che l’occhio sia in sede, e non dispera di poter recuperare almeno una piccola porzione della funzionalità visiva nel tempo.

Un trapianto facciale durato quasi un giorno

L’intervento è stato un’autentica maratona durata 21 ore, ma era stato preparato per mesi, con simulazioni su una quindicina di cadaveri. Quando si è resa disponibile la metà del viso per il trapianto, i chirurghi hanno eseguito una serie di TAC sia del donatore che di James, per garantire una corrispondenza perfetta delle parti del viso, come le tessere di un puzzle. Inoltre, per garantire che l'occhio donato non perdesse il flusso sanguigno per troppo tempo, i chirurghi hanno utilizzato una tecnica particolare, collegando l'arteria che irrorava l'occhio del donatore a un ramo della carotide esterna: un grande vaso che inizia vicino al collo. “L'intero assemblaggio - scrive Nature - è stato quindi trapiantato su James: una procedura che non era mai stata sperimentata negli esseri umani”. Questo approccio ha avuto successo, garantendo una perfetta circolazione del sangue.

James ha ricevuto l’occhio sinistro, la sua orbita, il naso, una parte di mento nonché dei muscoli, nervi e vasi associati. Per quanto riguarda la vista, non ci sono speranze, almeno per il momento. La trasmissione degli impulsi luminosi al cervello, infatti, passa necessariamente attraverso il nervo ottico, che li veicola dalla retina al cervello. Ma non è stato possibile rigenerare il nervo ottico di James.

Miglioramenti futuri per il trapianto degli occhi

Forse in futuro questo ostacolo, adesso insormontabile, potrà essere superato, e a quel punto la tecnica sperimentata su James diventerà la base di nuovi interventi. Ciò che ha comunque impressionato positivamente i medici è lo stato generalmente buono dell’occhio, e il fatto che la retina trapiantata risponda agli stimoli, anche se non può inviarli da nessuna parte.

James ha accettato l’intervento consapevole dei rischi e dell’obbligo di assumere farmaci antirigetto, ma ha ottenuto qualcosa in più, dal punto di vista della percezione di sé e del suo aspetto. Ora esce senza maschera e senza bende, e il suo nuovo volto è decisamente migliore rispetto a quello devastato dalla scarica ad alta tensione. Inoltre, James era consapevole dell’importanza di prestare il proprio volto per verificare le nuove tecniche chirurgiche, che potranno essere utili a molte altre persone.


 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista professionista, Paolo si occupa da molti anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel settore della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha scritto per le pagine della Scienza del Corriere della Sera e per altre testate nazionali. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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