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Paolo Rossi Castelli12 feb 20202 min read

Da uno zucchero modificato un’arma potente anti-virus | Fondazione IBSA

Nelle ultime settimane si è sentito molto parlare di una categoria di farmaci ancora oggi del tutto insoddisfacente rispetto al bisogno: quella degli antivirali.

Ne esistono infatti di efficaci, ad esempio, contro l’epatite C e l’AIDS, così come esistono vaccini contro diverse infezioni veicolate da virus (ad esempio, quella da papilloma), però non sono ancora disponibili terapie antivirali risolutive contro molte altre malattie, come quella provocata dal coronavirus nCov-2019, ma anche contro l’influenza, gli herpes e tante altre.

Le maggiori difficoltà, forse conviene ribadirlo, nascono dal fatto che il virus non è un microrganismo come i batteri, ma solo un filamento di codice genetico, avvolto da una membrana proteica, che entra nelle cellule sane dell’organismo e le utilizza per duplicarsi insieme a loro (ma così facendo le modifica e le danneggia).

In questa situazione, riconoscere e “aggredire” il virus diventa molto più complesso, rispetto a quanto avviene con i batteri, che invece hanno un’esistenza autonoma e possono essere affrontati con sostanze come gli antibiotici, in grado di bloccare i loro meccanismi vitali.

Moltissimi gruppi di ricerca sono al lavoro, nel mondo, per trovare soluzioni più efficaci contro i virus. Un nuovo filone di studi promettenti arriva da un team internazionale che coinvolge tre università europee: quella di Manchester, quella di Ginevra e il Politecnico Federale di Losanna.

Come riferisce la rivista Science Advances, i ricercatori hanno scoperto che uno zucchero modificato (in particolare, una ciclodestrina) può avere un forte effetto antivirale, “interrompendo” la membrana esterna del virus, quando ne viene a contatto, e distruggendo in questo modo l’agente patogeno, invece di limitarne semplicemente la crescita. È un effetto paragonabile a quello dei prodotti come la candeggina, che vengono chiamati virocidi perché, appunto, uccidono i virus, ma possono essere usati solo sugli oggetti o negli ambienti esterni, perché troppo tossici per essere posti a contatto con l’uomo.

Lo zucchero o, per meglio dire, la classe di zuccheri in questione è, come dicevamo, quella delle ciclodestrine, alle quali sono state aggiunte piccole parti contenenti derivati dello zolfo; il risultato è una serie di composti che attraggono i virus e, una volta entrati in contatto con essi, li uccidono privandoli della capsula di protezione esterna, senza però avere effetti tossici sull’organismo.

Oltre a questo, gli zuccheri modificati hanno un’altra caratteristica che ha subito attratto l’attenzione dei ricercatori: sono attivi contro molti tipi di virus, da quello respiratorio sinciziale a Zika, da quelli della famiglia degli herpes a quelli dell’epatite, dalla dengue all’HIV e a numerosi altri. Anche se le ricerche sono in una fase ancora molto precoce di sviluppo, l’attività ad ampio spettro di queste nuove molecole – sostengono i ricercatori – potrà forse venire utilizzata in futuro anche contro alcuni ceppi di coronavirus.

Conferma la professoressa Caroline Tapparel, docente all’Università di Ginevra e autrice senior dello studio: «Abbiamo sviluppato una potente molecola in grado di lavorare contro virus molto diversi. E questo potrebbe cambiare il gioco anche per le infezioni emergenti».

I test, condotti finora su cellule umane vaginali e di tessuto respiratorio, coltivate in laboratorio, e anche sugli animali, hanno fornito buoni risultati. Nuove ricerche verranno presto avviate.

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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