Un vecchio vaccino contro la tubercolosi, messo a punto negli anni ’20 del secolo scorso dal batteriologo Albert Calmette e dal veterinario Camille Guérin (ricercatori francesi all’Istituto Pasteur di Lilla), continua a riservare sorprese. Riscoperto come potente stimolante del sistema immunitario contro il tumore della vescica (se instillato localmente), si candida ora a un ulteriore ruolo: quello di farmaco antidiabete.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Npj Vaccines (gruppo Nature) dai ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston, infatti, chi soffre di diabete di tipo 1, autoimmune, ed è stato vaccinato con questo farmaco (chiamato in sigla BCG), ha un andamento meno grave e progressivo della malattia rispetto a chi non è stato vaccinato. Lo si è visto seguendo per otto anni un piccolo gruppo di nove diabetici vaccinati con due iniezioni a distanza di un mese l’una dall’altra. Dopo i primi tre anni, il valore dell’emoglobina glicata (il parametro normalmente utilizzato per verificare il livello di zuccheri nel sangue) era sceso del 10%, e dopo quattro anni del 18%, arrivando così a valori molto vicini a quelli tipici dei non diabetici e rimanendo tale per otto anni.
Lo studio è ancora in corso, perché si stanno valutando i parametri anche di altri 110 pazienti, coinvolti nella ricerca, tutti trattati per il diabete con le normali terapie ma, in metà dei casi, anche vaccinati con BCG. In base ai risultati disponibili finora, i vaccinati hanno avuto bisogno di un dosaggio di insulina ridotto di un terzo rispetto a coloro che sono stati trattati con un placebo.
Non è ancora stato possibile capire nei dettagli, però, perché questo avvenga, e se davvero il miglioramento del diabete vada ascritto al vaccino BCG, o, invece, ad altri “meccanismi” biologici collegati, tutti da chiarire. Le critiche a questo approccio, in effetti, non mancano. «I risultati ottenuti – ha detto, per esempio, alla NBC News il dottor Adrian Vella, endocrinologo presso la Mayo Clinic – potrebbero essere dovuti a qualcosa che è accaduto per caso, perché le persone erano un po’ più diligenti negli stili di vita, o più magre e conformi alla dieta».
Non è facile nemmeno per gli studiosi del Massachusetts General Hospital, in verità, individuare i possibili meccanismi antidiabete del vaccino. Sembra, negli studi sui topi, che il vaccino possa far aumentare i livelli dei linfociti T (cellule fondamentali del sistema immunitario), riprogrammando anche sei geni (cioè sei tratti del DNA) che regolano il metabolismo cellulare: questo potrebbe portare a un maggiore consumo dello zucchero presente nel sangue. Ma tutto è ancora da verificare con certezza, anche nell’uomo.
I prossimi anni diranno se l’ipotesi dei ricercatori di Boston – quella di usare il vaccino BCG come farmaco antidiabete, appunto – è fondata o meno. Ma questi studi, in ogni caso, aiuteranno a capire ancora meglio le potenzialità del BCG, che non finisce di stupire per la sua azione sul sistema immunitario. Oltre ai buoni risultati contro il tumore della vescica, di cui accennavamo, è stato studiato anche per possibili effetti sulla sclerosi multipla e su altre patologie.
Invece è molto limitata la sua efficacia contro la tubercolosi, la malattia per cui era nato: secondo le autorità sanitarie dell’Unione Europea, il BCG può prevenire forme gravi di tubercolosi nei bambini, ma non offre alcuna protezione contro la TBC negli adulti. Il vaccino è “costruito” su un ceppo di Mycobacterium bovis (l’agente infettivo della tubercolosi nelle mucche) che Albert Calmette e Camille Guérin avevano attenuato dopo ben 230 passaggi.