Che ruolo ha il tocco umano nell'arte digitale e nell'era dell'Intelligenza Artificiale? Una riflessione sul mondo digitale e la realtà virtuale, che poi così distanti da noi, non sono!
Giunti al quarto anno del percorso Digital Aesthetics sviluppato dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano anche grazie alla partnership con IBSA Foundation per la ricerca scientifica, oltre a dire che abbiamo raggiunto un bel risultato, desideriamo tirare un po’ di somme, non solo su quanto fatto finora, ma con una riflessione più ampia sull’arte digitale e sulla sua ricaduta nella società.
Siamo arrivati fin qui con le opere di Neil Mendoza, Michael Bromley, e dei gruppi auroraMeccanica e panGenerator, lavori accomunati dal fatto di servirsi tutti di meccanismi digitali e di essere interattivi e di cui qui abbiamo già trattato in precedenza.
Notiamo che, per compiersi, tre di esse - ma questa è la caratteristica della maggior parte delle opere digitali -, devono essere attivate a partire dal tocco della mano. Questo ci porta a fare considerazioni sulle origini e sulle conseguenze del rapporto tra umano animale e umano digitale. Umano digitale, perché con digitale, in informatica ed elettronica, si intende ciò che c’è di più astratto, i numeri, in quanto esso si compie attraverso la manipolazione di numeri. Dall’altro umano animale, perché il termine digitale deriva dalla nostra anatomia, dal fatto che abbiamo le dita e che, di conseguenza, quando abbiamo costruito i dispositivi digitali li abbiamo fatti in modo che per funzionare necessitano che noi digitiamo tasti, o tocchiamo, sfioriamo con le dita uno schermo.
Avremmo potuto progettarli diversamente?
Si, avremmo potuto, ma non lo abbiamo fatto, sia perché la mano è il nostro strumento principe e, dunque, abbiamo costruito sempre più dispositivi fatti a mano e per uso della mano e sia perché, forse in questo modo, ci sentiamo ancora attaccati al nostro passato animale e, dunque, alle origini.
Teniamo presente che anche chi ha delle carenze, come ad esempio quelle di tipo visivo o vocale, ha costruito sistemi di conoscenza e uso del mondo attraverso le dita. Ad esempio, i non vedenti con il tocco si possono percorrere un tragitto sfiorando, tastando l’intorno e anche leggere con il sistema braille; le persone afone hanno inventato una comunicazione chiamata alfabeto dei segni che è si esprime tramite il gesticolare delle dita.
Nelle icone digitali, “emoticon”, oltre alle faccine non secondario è il segno espressivo delle dita della mano. Per dire, fare, vedere, parlare ci serviamo delle dita della mano, quell’organo naturale che fin dalle origini ci distingue dagli altri animali, tant’è che il fatto con la mano e per la mano è una nostra caratteristica evolutiva non solo naturale, ma tecnica.
Tutto questo ci fa capire come il mondo digitale, chiamato anche realtà virtuale, tanto virtuale non sia perché ha effetti concreti sulla nostra vita e, per questo, sarebbe bene accogliere con favore l’altro termine, vale a dire quello di realtà aumentata. Certo, nel senso comune, per realtà aumentata generalmente si intende quella parte di realtà fruita e agita per mezzo di dispositivi elettronici, ma è pur vero che qualunque atto al di fuori della condizione adamitica è da considerarsi realtà aumentata, anche la foglia di fico.
Lo stesso “peccato originale”, tramite cui si compie il passaggio dalla mitica età dell’oro a quella terrestre può essere considerato l’inizio della realtà aumentata. Adamo ed Eva si servirono della mano per staccare la mela dall’albero, ragione per cui furono cacciati, ma tramite cui acquisirono la conoscenza, iniziando ad aumentare la propria esistenza. Ma questo non è che un esempio, perché in moltissime mitologie, religioni, filosofie originarie e teorie e applicazioni scientifiche la mano è al centro dello sviluppo dell’umanità. La mano che prende, che tocca, che sfiora, che accarezza, che digita, e che fa dire, già nel V° secolo a. C., al filosofo presocratico Anassagora che “L’uomo è l'animale più intelligente perché ha le mani.”
Insomma, una dichiarazione di intelligenza digitale ante litteram che ci porta dalle origini fino all’oggi dell’arte dal tocco digitale e dunque del Digital Aesthetics.
Di Giacinto Di Pietrantonio