Parole che curano
Unità mente corpo. Come le emozioni modificano il nostro organismo
È ormai noto che l’esposizione all’arte figurativa, alla musica, alla natura, alla architettura e alla narrazione oltre ad esercitare effetti neurotrofici su diverse parti del cervello e a migliorare il benessere psicologico produce benefici sulla salute fisica prolungando l’aspettativa di vita e riducendo il rischio di gravi patologie degenerative come l’Alzheimer e il cancro. Questi benefici sulla salute esercitati non sarebbero comprensibili e plausibili se non si accettasse l’unità mente-corpo.
A partire da Cartesio, alla medicina e alla biologia è stato assegnato il compito di occuparsi del corpo e, in seguito, la Psicologia si è focalizzata sulle manifestazioni psichiche non già comprese o esplorate dalla medicina. Questa visione dualistica domina ancor oggi l’impostazione del curriculum medico. In realtà le cose non stanno così e la scienza ci offre una serie di evidenze a sostegno dell’influenza delle emozioni positive sulla salute fisica oltre che a quella mentale. È necessario quindi che la medicina si riappropri del concetto familiare agli antichi fondatori di questa scienza di una unità indissolubile tra mente e corpo.
La lezione, dopo aver percorso la storia della separazione tra psicologia e medicina, sarà incentrata sulle evidenze scientifiche sempre più numerose a supporto dell’unità mente-corpo, forse il concetto più importante alla base del modello bio-psico-sociale. Il ruolo "egemonico" del cervello nella salute e nella malattia è discernibile, ad esempio, nelle relazioni tra stress e molte patologie medico-cliniche, nel controllo esercitato dal cervello sul sistema immunitario. Si passeranno in rassegna anche le evidenze di un effetto delle emozioni sui parametri fisiologici vitali (pressione, frequenza cardiaca, respiro) e più recentemente le evidenze sul potere esercitato dal cervello sui processi tumorali.
Enzo Grossi
Medico, chirurgo, docente, e ricercatore esperto di Cultura e Salute
Roberto Malacrida
Membro del CdA dell’EOC, segretario generale della Fondazione Sasso Corbaro per le Scienze umane mediche e presidente della Commissione di Etica Clinica per la disabilità
Giovanni Pedrazzini
Professore ordinario e decano della Facoltà di Scienze Biomediche dell’USI e primario del servizio di cardiologia dell’Istituto Cardiocentro Ticino
La lettura genitoriale come stimolo per il neuro sviluppo infantile
Per i bambini piccoli, leggere insieme ai genitori e a chi si prende cura di loro offre l’opportunità di vivere meravigliose e calorose interazioni linguistiche, nella letteratura di ricerca, Esperienze Infantili Positive (Positive Childhood Experiences - PCE). Promuovere l’alfabetizzazione nelle cure primarie pediatriche sostiene i genitori nell'aumentare l'esposizione linguistica, incoraggia interazioni linguistiche positive che ruotano intorno ai libri e alla lettura ad alta voce e aiuta le famiglie a stabilire delle routine che possano potenziare la resilienza e fornire esperienze positive anche in circostanze difficili, contribuendo a mitigare esperienze avverse e stress tossico.
Questa presentazione illustra le strategie per un utilizzo dei libri appropriato allo sviluppo e i consigli per una lettura dialogica nell’assistenza pediatrica, e rivede la pratica basata su solide evidenze che dimostra come il modello Reach Out and Read sia associato a miglioramenti nell’ambiente domestico, con atteggiamenti più positivi verso i libri e la lettura e con un migliore linguaggio prescolare, e le prove che collegano esperienze infantili positive a migliori risultati.
Perri Klass
Professoressa di Giornalismo e Pediatria alla New York University; Direttrice Sanitaria Nazionale della Reach Out and Read
Oskar Jenni
Direttore del Centro di Sviluppo Infantile e Professore di Pediatria dello Sviluppo all’Università di Zurigo
Oskar Jenni è specialista in Pediatria dello Sviluppo e direttore del Centro di Sviluppo Infantile all’Università Ospedaliera Pediatrica di Zurigo dal 2005. È Professore di Pediatria dello Sviluppo all’Università di Zurigo e Principal Investigator degli Studi Longitudinali di Zurigo (ZLS). È padre di quattro bimbi, ha pubblicato più di 200 articoli accademici ed è autore del libro “Die kindliche Entwicklung verstehen” edito da Springer nel 2021.
Titolo dell'intervento:
Un libro può curare? Quali sono i fattori infantili per la longevità?
Il valore della lettura nella prevenzione della fragilità nelle persone con decadimento cognitivo lieve
Il linguaggio è visto come il risultato di un’attività nervosa complessa che permette al singolo di comunicare il suo stato mentale tramite la produzione di suoni e segni che ne sono il simbolo secondo la norma propria della comunità linguistica. La scrittura è un codice secondario rispetto alla lingua parlata; rappresenta un sistema organizzato di simboli in grado di fissare, comunicare, conservare e trasmettere procedure mentali ed espressioni linguistiche nel tempo in forme stabili. Grazie alla lettura è possibile decifrare un testo scritto o stampato.
La lettura rappresenta un importante stimolo cognitivo; è anche una proposta culturale facile da usare e a basso costo. La popolazione anziana con un livello d’istruzione medio o basso è poco abituata a leggere libri.
Questo discorso presenta un programma d’intervento che mira a valutare gli effetti della lettura combinata con l’allenamento fisico nelle persone più anziane affette da mild cognitive impairment (MCI) e a indagare l’evoluzione della loro condizione di fragilità a distanza di un anno.
Maurizio Gallucci
Direttore del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze dell’ULSS2 Marca Trevigiana, Treviso, Italia
Antonio Malgaroli
Professore Ordinario presso l’Università Vita-Salute San Raffaele e l’USI
La scrittura espressiva: una terapia efficace
È stato dimostrato che la scrittura espressiva, ossia scrivere su carta le proprie esperienze emotive, porta benefici alla salute fisica e mentale. A prescindere dal fatto che tali esperienze riguardino piccole divergenze o enormi sconvolgimenti della vita, esprimerle a parole ci aiuta a navigare e superare queste sfide. Con un corpus di più di 1.400 articoli accademici che ne studiano il potenziale, questo discorso riassume le scoperte chiave delle varie discipline e dimostra come il semplice atto di scrivere possa indurre un cambiamento trasformativo nelle nostre vite.
James Pennebaker
The University of Texas at Austin, Austin, Texas, USA
James Pennebaker è Professore Emerito di Psicologia alla University of Texas at Austin. È famoso per la sua ricerca su scrittura espressiva e salute. Ha anche sviluppato il LIWC (Indagine Linguistica e Conteggio delle Parole), un programma di analisi dei testi computerizzato usato trasversalmente in diverse discipline. Autore di più di 300 articoli accademici e otto libri, la sua ricerca ha un impatto su come comprendiamo e curiamo la salute fisica e mentale di coloro che affrontano degli sconvolgimenti nella propria vita.
Marta Fadda
Istituto di Salute Pubblica, Università della Svizzera italiana
Dott.ssa Marta Fadda, ricercatrice post-dottorato e docente del corso di Etica Biomedica del Master in Medicina dell'Università della Svizzera italiana (USI). Ha ottenuto un Master in Bioetica alla Harvard University e un Dottorato in Comunicazione Sanitaria all'USI. I suoi interessi di ricerca riguardano l’etica e la comunicazione nel campo clinico, della sanità pubblica e della ricerca biomedica. Recentemente, ha condotto una ricerca sul ruolo delle biografie dei pazienti nella pratica clinica.
La medicina narrativa per una nuova relazione medico-paziente
“La medicina narrativa per un nuovo rapporto medico-paziente” descrive un futuro radicale nella sanità. Abbiamo l’opportunità di stabilire un contatto genuino con i pazienti e loro famiglie. Non serve essere dei tecnici che trattano in modo impersonale le malattie delle persone. Al contrario, possiamo sviluppare delle capacità di ascolto empatico, rappresentazione creativa e solida alleanza con pazienti e colleghi. La medicina narrativa aiuta i dottori a entrare nel mondo dei pazienti e dei membri dell'equipe.
Osservando e interpretando attentamente parole e gesti, possiamo comprendere appieno quello che i pazienti tentano disperatamente di comunicarci. Durante l’intervento, condividerò alcune parole e immagini in modo da provare a immaginare quello che gli altri dicono e mostrano. Illustrerò poi alcuni metodi efficaci, da noi ideati e testati, che migliorano il rapporto clinico, ci aiutano a capire il punto di vista dell’altro e portano giustizia ed equità nella sanità.
Rita Charon
Medicina delle scienze umane ed Etica, Columbia Vagelos College of Physicians & Surgeons, New York, NY, USA
Pietro Majno-Hurst
Facoltà di scienze biomediche, Università della Svizzera Italiana, Dipartimento di chirurgia, Ente Ospedaliero Cantonale
Ha lavorato a Ginevra, partecipando e poi dirigendo il centro di malattie epatobiliari e pancreatiche fino a quando, nel 2018, è stato nominato professore di chirurgia all'USI e responsabile della Chirurgia dell'Ente Ospedaliero Cantonale. Il Prof. Majno-Hurst ha pubblicato oltre 200 articoli su importanti riviste mediche.
Si occupa di questioni ambientali e sociali, che considera inscindibili da quelle sanitarie (www.majno.ch).
In uno studio "Conoscersi meglio è curare meglio", abbiamo offerto ai pazienti candidati a una chirurgia maggiore di presentarsi con una breve biografia strutturata. La maggioranza dei pazienti, riconoscente dell’opportunità, ha investito il medico del ruolo di "protettore dell’identità", con un effetto positivo sul rapporto di fiducia. Ci siamo chiesti perché questo strumento non fosse maggiormente utilizzato: probabilmente sottostimiamo la minaccia di anonimato che i pazienti subiscono.
Narrazioni digitali: pratiche e sfide
L’innovazione digitale ha generato un aumento notevole della produzione e visibilità delle storie che riguardano malattia e assistenza. Nella sanità, il digital storytelling, ossia l’arte di raccontare storie nella dimensione digitale, abbraccia un’ampia gamma di pratiche e strumenti, che non sempre vengono distinti in modo appropriato. Questa lezione vuole fornire una mappatura delle narrative digitali, rendendo possibile un’analisi migliore dell’impatto a livello individuale, clinico e sociale. Le narrative digitali si riferiscono alla condivisione, attraverso strumenti digitali, di storie, comprese quelle multimediali, che riguardano esperienze personali di prevenzione, malattia e assistenza, sia da parte dei pazienti che dei professionisti.
In questo caso, il concetto di “narrative digitali” non comprende la comunicazione digitale sulla salute sui social network. Il focus verte sui percorsi di condivisione della storia personale del singolo. Durante la lezione, viene presentata e discussa una tipologia di narrative digitali, divisa in quattro categorie: la crowd medicine, ossia la medicina collaborativa, lo storytelling, interventi basati sulla condivisione delle storie e la medicina narrativa digitale.
Cristina Cenci
DNM, Digital Narrative Medicine, SIMeN (Società Italiana di Medicina Narrativa)
Cristina Cenci è un’antropologa e un’esperta in digital health humanities. È la fondatrice della Digital Narrative Medicine (DNM), una piattaforma digitale innovativa per l’applicazione di metodologie narrative nei percorsi assistenziali. È membro del Comitato Direttivo della SIMeN (Società Italiana di Medicina Narrativa) e del Comitato Tecnico-Scientifico della SIT (Società Italiana di Telemedicina). Ha pubblicato numerosi studi sui metodi di narrativa digitale.
Maddalena Fiordelli
Istituto di Salute Pubblica, Facoltà di Scienze Biomediche, Università della Svizzera italiana
La Dott.ssa Maddalena Fiordelli, PhD, è ricercatrice senior e docente presso l'Istituto di Salute Pubblica dell'Università della Svizzera italiana. La sua ricerca sulla comunicazione in campo sanitario, sulla collaborazione tra diversi attori e sulla sanità digitale funge da volano per progressi trasformativi. Concorre alla comprensione dell’isolamento sociale, sostiene gli assistenti informali ed esplora il potenziale degli strumenti digitali nella sanità, fornendo un contributo significativo a questo settore.
Il teatro come risorsa per il benessere individuale e la coesione sociale
Lo storico Ferdinando Taviani, riassumendo la propria carriera tra gli studi teatrali e l’osservazione sul campo, definì i racconti storici come “facts of thought”, ossia fatti del pensiero: necessari per la ricerca ma da testare frequentando l’opera degli artisti. Il cosiddetto Teatro Sociale e di Comunità può essere considerato a pieno titolo un “fact of thought” e se ascoltiamo gli artisti, persino i pionieri, scopriamo che il loro credo riguarda il fare teatro, senza mai sostituire coloro che svolgono altre funzioni (educatori, psicologi, ecc.).
Forse le dimensioni del teatro cambiano di pari passo con i tempi in cui si manifestano, e oggi sembra necessario collocare il teatro all’interno di una festa di comunità, di un percorso di riabilitazione medica o di una riunione conviviale.
Prendendo le mosse da alcune definizioni, sia di origine artistica che teatrale, tra i “facts of thought” e la narrazione di alcune pratiche, cercheremo di disegnare una cartina nel presente delle dimensioni del teatro e delle sue interazioni con il contesto sociale.
Lorenzo Donati
Professore a contratto, Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie e Assegnista di ricerca, Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna
Mauro Manconi
Head of the Sleep Medicine Unit at Neurocenter of Southern Switzerland Regional Hospital of Lugano and Professor at Università della Svizzera Italiana and at University of Bern
Medicina e Parole: 7 monologhi
Progetto letture a cura di Carmelo Rifici
Drammaturgia di Riccardo Favaro
Consulenza di Roberto Malacrida
Con Fausto Cabra, Giovanni Crippa, Federica Fracassi, Camilla Semino Favro, Mariangela Granelli, Igor Horvat, Anahì Traversi
“Però so anche che nelle parole ci possiamo ritrovare. Che grazie alle parole possiamo dare senso e significato a ciò che per molto tempo abbiamo creduto non ne avesse. Non sono le parole che ci cambiano o che ci trasformano l’esistenza. Ma siamo noi che, imbattendoci in alcune parole, possiamo renderle strumento di evoluzione, cambiamento, benessere.” (Alberto Pellai, La vita si impara)
Sette incontri, sette monologhi, sette attori. Carmelo Rifici, regista e direttore artistico di LAC Lugano Arte e Cultura propone per Cultura e Salute un programma di letture di testi scritti dal drammaturgo Riccardo Favaro, rielaborando le pagine di autori letterari che, attraverso la parola, narrano la malattia e la morte, come rimedio per rielaborare un vissuto doloroso, trovarne un senso, un difficile conforto, una forma di liberazione o, forse, l’accettazione.
Carmelo Rifici
Laureato in Lettere, si diploma alla Scuola dello Stabile di Torino ed è regista collaboratore di Luca Ronconi in Progetto Domani e nelle regie di alcuni spettacoli. Come regista firma decine di lavori per Napoli Teatro Festival, Piccolo Teatro di Milano, INDA Siracusa, Teatro Due di Parma, Ponchielli di Cremona e Circuito Lirico Lombardo. Dal 2014 è direttore artistico di LuganoInScena, dove dirige Gabbiano di Anton Cechov, Ifigenia, liberata di Rifici-Dematté, Purgatorio di Ariel Dorfman, Il barbiere di Siviglia di Rossini, Avevo un bel pallone rosso di Angela Dematté,I Cenci di Giorgio Battistelli che nel 2020 è nel cartellone di Biennale Musica di Venezia e del Festival Aperto di Reggio Emilia. Nel 2019 firma la regia di Gianni Schicchi di Puccini e de L’heure espagnole di Ravel al Teatro Grande di Brescia. Dal 2020 è direttore artistico di LAC Lugano Arte e Cultura per cui firma progetto e regia di Macbeth, le cose nascoste, di cui è anche autore insieme a Dematté; Le relazioni pericolose, scritto con Livia Rossi; La traviata di Verdi diretta da Markus Poschner; nel novembre 2022, con Andrea De Rosa, Processo Galileo; nel gennaio 2023 per il Teatro Biondo di Palermo, Ulisse Artico.
Dal 2015 dirige la Scuola di Teatro “Luca Ronconi” del Piccolo Teatro di Milano. Nel 2005 vince il Premio della Critica come regista emergente (2005), nel 2009 il Premio Eti Olimpici del Teatro come regista dell’anno, il Premio della Critica, il Golden Graal ed è nelle nomination per i Premi Ubu come regista dell’anno, il Premio Enriquez per la stagione teatrale di LuganoInScena (2015) e per la regia di Ifigenia, liberata (2017), il Premio conferitogli dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera per il suo lavoro al LAC (2019). Nel 2021 è insignito del titolo di Maestro dal Premio Radicondoli per il teatro, del Premio Hystrio Digital Stage, del Premio speciale Ubu per il progetto digitale Lingua Madre. Capsule per il futuro, ideato con Paola Tripoli. Nel 2022 è tra i finalisti del Premio Internazionale Ivo Chiesa – Una vita per il teatro nella categoria “La scuola”.
Riccardo Favaro
Drammaturgo e scrittore, nasce a Treviso nel 1994. Dopo gli studi classici, si diploma come autore teatrale presso la Scuola di Teatro “Paolo Grassi” di Milano. È autore di numerosi testi e riscritture, tra cui Una Vera Tragedia (Premio Scenario 2019), Saul, Nastro 2 (Finalista Premio Riccione - Tondelli 2017), Analisi Logica (Selezione Ufficiale Schweizer Theatertreffen 2022), Doppio Sogno, Lancillotto e Ginevra, Dramma Industriale. Dal 2017 lavora al fianco di maestri come Carmelo Rifici e Giampiero Solari e giovani registi, tra cui Giovanni Ortoleva e Fabio Condemi. Negli anni i suoi lavori vengono prodotti e allestiti al Piccolo Teatro di Milano, al LAC di Lugano, alla Biennale Teatro di Venezia, al Festival delle Colline Torinesi, il Festival del Teatro Antico di Siracusa, al Metastasio di Prato, al Festival del Teatro Popolare di San Miniato, al Teatro i di Milano e altri ancora.
Fausto Cabra
Nato a Brescia, dopo gli studi in ingegneria aerospaziale nel 2005 si diploma con Luca Ronconi alla Scuola di Teatro del Piccolo di Milano, proseguendo la formazione all’École des Maîtres con Carlo Cecchi. Al Piccolo è diretto da Ronconi in molti spettacoli e lavora con Declan Donnellan, Robert Carsen, Giorgio Sangati. Al Teatro Stabile di Torino lavora, tra gli altri, con Walter Le Moli, Victor Arditti, Claudio Longhi, Mario Martone, Valerio Binasco. Collabora per più di dieci anni con ricci/forte ed è protagonista di molti lavori del Globe Theater di Roma. Al CTB di Brescia è diretto da Giorgio Sangati, Andrea Chiodi, Elena Bucci, Marco Sgrosso, Daniele Salvo. Lavora anche con Carlo Cecchi, Israel Horovitz, Giacomo Bisordi e con le compagnie indipendenti PianoInBilico, Gli Incauti, Teatro Bresci. Dirige il Macbeth per il Teatro Bresci e La Storia tratto dal romanzo di Elsa Morante, Autoritratti, Evolution, Voci da dentro, Calma Musa per il Teatro Stabile di Brescia. Tra i riconoscimenti vinti, il premio Salvo Randone, Ernesto Calindri e Hystrio/Mariangela Melato.
Giovanni Crippa
Debutta giovanissimo in Equus di Peter Shaffer, diretto da Marco Sciaccaluga. Ha lavorato con i principali registi italiani, tra cui Giorgio De Lullo, Giorgio Albertazzi, Luigi Squarzina, Luca De Fusco, Ruggero Cappuccio, Andrée Ruth Shammah, Giovanni Testori, Giuseppe Patroni Griffi Chérif, Piero Maccarinelli, Peter Stein. Del 1993 è la sua prima regia, L’angel, dal poema di Loi. Dal 1995, prende parte alle principali produzioni del Teatro di Roma dirette da Luca Ronconi. Per il progetto ronconiano ideato per le Olimpiadi di Torino nel 2006 è in Troilo e Cressida e Lo specchio del diavolo. Al Piccolo, sempre diretto da Ronconi, è stato tra gli interpreti decine di allestimenti tra cui I due gemelli veneziani che gli vale Premio UBU come miglior attore non protagonista. È stato diretto da Carmelo Rifici in tre allestimenti prodotti dal Piccolo Teatro di Milano ed in altri tre prodotti dal LAC. Con la sorella Maddalena, ha interpretato Passione, da Passio Laetitiae et felicitatis di Giovanni Testori per la regia di Daniela Nicosia.
Federica Fracassi
Interprete sensibile alle nuove drammaturgie, votata alle scritture più visionarie, feroci, poetiche degli ultimi anni, fin dagli esordi disegna un percorso indipendente nel panorama del teatro di ricerca. Si forma giovanissima alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Fonda insieme al regista teatrale Renzo Martinelli la compagnia Teatro Aperto, poi Teatro i a Milano che ha appena concluso la sua attività, una vera e propria factory del teatro contemporaneo. In teatro ha lavorato con Teatro Valdoca, Valerio Binasco, Valter Malosti, Antonio Latella, Luca Micheletti, Sonia Bergamasco, Motus, Fanny & Alexander, Andrea Chiodi e ha ricevuto numerosi premi come miglior attrice protagonista: Premio Ristori, Premio Olimpici del Teatro, Premio della Critica, Premio Franco Enriquez, Menzione d’onore e Premio Eleonora Duse, Premio Ubu, Premio San Ginesio all’arte dell’attore, Premio Maschere del Teatro Italiano e Premio Hystrio 2021 all’interpretazione. Al cinema esordisce nel 2010 diretta da Gabriele Salvatores, a cui seguono le regie di Marco Bellocchio, Giorgio Diritti Paolo Virzì, Renato De Maria, Francesca Archibugi Carlo Verdone Marjane Satrapi Paolo Genovese. Nel 2020 avvia un percorso radiofonico con Rai Radio3 collaborando con Andrea Liberovici alla realizzazione dei programmi Maestranze e Maestranze digitali. Sempre per Radio 3 è lettrice per il programma Ad Alta Voce e per Maturadio.
Mariangela Granelli
Si diploma attrice allo Teatro Stabile di Genova e nel 2007 vince il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro come Miglior Attrice Emergente. È nella terzina finalista ai premi UBU 2012 come “Miglior Attrice non protagonista” per il ruolo di Clitennestra, nell’ Elektra di Hofmannsthal, ed ai premi UBU 2013 come “Miglior Attrice Protagonista” per Materiali per Medea di Muller, entrambe regie di Carmelo Rifici. È diretta da Rifici in decine di allestimenti. Negli anni è diretta da Leo Muscato, Andrea Chiodi, Fabrizio Montecchi, Tindaro Granata e Serena Sinigaglia, Giorgio Sangati. Nel 2006 frequenta il Corso di Alta Formazione di Luca Ronconi al Centro Teatrale Santa Cristina ed è diretta dal Maestro in numerosi allestimenti. Lavora con Andrea Chiodi, Emiliano Masala, Valerio Binasco, Leonardo Lidi, Filippo Dini. Nel 2020 riceve il Premio ANCT 2020 (Associazione Nazionale Critici Teatro) come Miglior Attrice. Dal 2021, insieme a Michele Panella dirige la Scuola di Teatro Proxima Res di Milano.
Igor Horvat
Nato a Faido, si diploma attore professionista alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano nel 2000. È diretto da numerosi registi come Luca Ronconi, Roberto Guicciardini, Gabriele Lavia, Marinella Anaclerio. Giorgio Marini. Lavora in produzioni LAC diretto da Carmelo Rifici e Andrea Chiodi. Sempre per il LAC Nel 2022 dirige La Bottega del Caffè di Carlo Goldoni, con l’adattamento drammaturgico Emanuele Aldrovandi. Ha affrontato ruoli anche in lingua inglese, francese, tedesca e rumena. Nell’ambito del teatro musicale partecipa in qualità di attore a diversi melologhi e intermezzi buffi, oltre che all’atto unico operistico Sancta Susanna di Hindemith diretta dal Maestro Riccardo Muti. Al cinema appare in lungometraggi di produzione svizzera, italiana e indiana mentre in televisione ha preso parte a varie fiction italiane e svizzere. Collabora regolarmente in qualità di attore e di regista a numerosi radiodrammi presso la Rete Due della RSI Radiotelevisione Svizzera.
Camilla Semino Favro
Dopo aver conseguito la maturità classica, si trasferisce a Milano per frequentare la Scuola di recitazione del Piccolo Teatro diretta da Luca Ronconi dove si diploma nel 2008. Lavora diretta da Elio De Capitani, Ferdinando Bruni, Gabriele Lavia, Serena Sinigaglia, Mimmo Sorrentino, Massimo De Francovich e Emiliano Bronzino. Nel 2009 debutta sugli schermi televisivi di Rai 1, negli anni successivi lavora in numerose fiction televisive. Il suo esordio al cinema avviene nel 2012 con il film Diaz - Don't Clean Up This Blood di Daniele Vicari. È nel cast del film di Nanni Moretti Mia madre. Nel 2022, accanto ai successi a teatro, è sul set di Vostro Onore dove interpreta l'avvocatessa Ludovica Renda accanto a Stefano Accorsi e partecipa, nel ruolo di Marta, a Sopravvissuti, una serie frutto di una co-produzione internazionale nata dalla collaborazione dei principali operatori televisivi europei tra cui Rai Fiction, ZDF, France Télévisions, Rodeo Drive. Nel 2023, è nel cast di A casa tutti bene - La serie con la regia di Gabriele Muccino.
Anahì Traversi
Di origini italiane, svizzere e argentine, ha frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Milano e la Scuola del Piccolo Teatro di Luca Ronconi. Si è specializzata per due anni sotto la direzione di Federico Tiezzi. Nel 2012 è stata scelta da Riccardo Muti per la nuova produzione Sancta Susanna by Paul Hindemith al Ravenna Festival. Dal 2013 collabora con RSI Radiotelevisione Svizzera (dipartimento di prosa) e con il Conservatorio della Svizzera italiana. Nel 2012, con Fabrizio Rosso, ha creato il progetto teatrale La extravagancia#0 dal monologo di Rafael Spregelburd, uno spettacolo selezionato l’anno agli Schweizer Theatertreffen. Dal 2016 lavora al LAC Lugano Arte e Cultura per diverse produzioni; Carmelo Rifici la dirige in Gabbiano, Ifigenia liberata e I Cenci; Andrea Novicov in Elektra; Emiliano Masala in Sei personaggi in cerca d’autore; Alan Alpenfelt in Jackie, Leonardo Lidi in Zoo di vetro e Fedra. Insieme ad altri artisti, ha fondato il Collettivo Treppenwitz, che ha debuttato con L’amore ist nicht une chose for everybody diretto da Simon Waldvogel (2019). Al FIT Festival Internazionale del Teatro e della Scena Contemporanea ha debuttato come regista e interprete di Amor Fugge Restando (2022).